Sulla pista di Montesacro, un mappamondo che corre (e una corsa che ricorda)

Roma, 6 giugno 2025 – La pista d’atletica del quartiere Montesacro si è trasformata ieri in una bussola emozionale. Non per gare, ma per viaggi. È qui che il libro “Lo sport è un mappamondo”, firmato da Valerio Piccioni e Leonardo Musio con le illustrazioni di Laura Re, ha preso vita davanti a decine di studenti, insegnanti, appassionati e cittadini curiosi.

Ma è stato anche il giorno di un’assenza che ha pesato su ogni sguardo, ogni parola, ogni passo su quella pista: la scomparsa di Giorgio Lo Giudice.

Giornalista, anima vulcanica, tra i padri della Corsa di Miguel. “Ci sono momenti in cui le parole vorrebbero scioperare”, ha detto qualcuno, mentre il pubblico si stringeva in un silenzio denso. Giorgio era un compagno di corse, un costruttore di reti, un organizzatore instancabile che passava dai campi alla scuola, dai cronometri ai ritagli di giornale. Chiunque lo abbia conosciuto, ha ancora in mente una sua telefonata, una battuta, un cicorione condiviso.

Presidente, Giorgio, amico nostro, sarai sempre in mezzo a noi in ogni classifica da compilare, in ogni prof diventato tale anche grazie a te, in ogni studente che ha imparato a correre con dignità.”

Un evento intimo, amicale, che ha ricordato a tutti come lo sport possa essere molto più di un risultato: può essere una storia da ascoltare, un volto da riconoscere, una geografia umana da esplorare.

L’accoglienza, curata da Marco Raffaelli – voce guida della serata – ha calato il pubblico nell’atmosfera del libro: un atlante di emozioni e culture, costruito partendo dai Paesi che hanno partecipato ai Giochi Olimpici e Paralimpici, ma capace di spingersi ben oltre, fino a Vanuatu, Nauru, Suriname e Dominica. “Non è solo un atlante sportivo. È un atlante dell’umanità che si muove, lotta, sogna, corre”, ha spiegato Piccioni, tra gli applausi.

Il cuore della presentazione è stato un dialogo senza retorica e pieno di passione tra sport, geopolitica e memoria. Marco ha ricordato come il Comitato Olimpico Internazionale includa territori non sovrani, offrendo loro una rappresentanza globale che la politica spesso nega. Esempi come Hong Kong, Kosovo, Porto Rico e Palestina mostrano che la mappa dello sport sa includere dove le istituzioni escludono.

Momenti di particolare commozione si sono vissuti con gli interventi di Paolo Bianchini e Marco Patucchi. Bianchini, regista e Ambasciatore UNICEF, ha evocato la forza del cinema nel raccontare l’infanzia in fuga, la speranza nei sogni sportivi, i chilometri percorsi da Yaguine e Fodè. Patucchi ha offerto invece una lettura della maratona come metafora esistenziale e sociale: “Il modo in cui una società corre, dice molto su come vive e su quanto spera.”

A rendere ancora più concreto il senso del progetto, la donazione delle copie del libro ai presenti.

Tra sorrisi, dediche, chiacchiere informali e fotografie spontanee sul tartan verde della pista, si è chiusa una serata che ha ricordato a tutti noi quanto potente possa essere una storia ben raccontata. Soprattutto se parte da un campo da gioco e arriva a toccare il cuore del mondo.

“Lo sport è un mappamondo” non è solo un libro: è una mappa emotiva per orientarsi nel nostro tempo, fatta di campioni, sconosciuti, lotte e sogni. Una lettura che invita a camminare, correre, osservare. In una parola: viaggiare. E ricordare.

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso