Siamo tutti sulle stesse strade…del mondo

“Siamo tutti sulla stessa strada” è il titolo dell’ultima fatica letteraria del nostro Master & Commander Raffaelli (che trovate qui). Dal momento che sono curioso sono andato a riscontrare se tale espressione – visto che “funziona” – non sia già stata utilizzata prima.

In effetti, nel 2001, l’Albo Autotrasportatori, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed altri operatori, hanno lanciato una iniziativa, con detto slogan, attraverso la quale gli autotrasportatori hanno ribadito la rilevanza di un programma mirato al miglioramento delle condizioni di sicurezza e di prevenzione degli infortuni del trasporto su strada.

Più di recente, nel 2023, in Slovenia, è stata realizzata una campagna video di sensibilizzazione sulla sicurezza degli utenti della strada, promovendo allo stesso tempo mobilità, risparmio energetico e stili di vita sostenibili. Con gli sforzi congiunti (tanto pubblici che privati) – ha sostenuto l’Agenzia nazionale per la sicurezza stradale – si può fare in modo che le strade diventino sicure per tutti, indipendentemente dal fatto che si tratti di pedoni, ciclisti o automobilisti. La sicurezza stradale è compito di ognuno di noi. Per quello siamo “sulla stessa strada”.

Palmare l’inversione di tendenza. Prima, il tema concerneva il trasporto c.d. “pesante” (quelli che, gergalmente, siamo soliti chiamare “TIR”); oggi, la questione è di portata generale. Riguarda i pedoni, anche quando corrono.

Quello che conta è far presente che la “strada” non appartiene a chi si muove attraverso un mezzo (meccanico o a trazione animale), facendo cessare un equivoco rispetto al quale solo i “motorizzati” hanno titolo ad occupare la sede stradale, guardando, dall’alto al basso, tutti gli altri. Personalmente, pagando regolarmente le tasse (e, quindi, contribuendo alle spese generali, comprese quelle delle infrastrutture viarie), ho tutto il diritto di essere un pedone che va di fretta (intorno a Xmin/km) usufruendo delle strade. Peraltro, il che non guasta, restiamo un baluardo di una delle liberta costituzionali, contro l’invasione, in ogni dove, di biciclette, skateboard, monopattini (es: sui marciapiedi). C’è spazio anche per noi. Anzi, deve esserci, prima di altri.

Tutto ciò – per chi non lo sa – è regolamentato dal codice della strada che, per l’appunto, con il termine “strada” indica “l’area ad uso pubblico destinata alla circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali”. Leggendo la definizione con un pochino di attenzione si ricavano alcuni principi diretti ed alcuni indiretti. Quelli diretti sono che la strada, come strumento di circolazione, è “ad uso pubblico”, cioè è destinata ad assolvere a funzioni di tipo generale e non egoistiche. La strada è, poi, di “tutti” con una precisa gerarchia: prima i pedoni, poi i veicoli e, infine, gli animali.

Insomma, la strada è, anzitutto, dei pedoni (e, mi azzardo a dire, pure dei runners) ed occorre chiedersi il perché di questa primazia. La risposta è in quei principi che sono palesati dalla norma solo indirettamente. Gli spostamenti – si ribadisce, libertà di rango costituzionale (da rammentare anche a Peppiniello Conte che, preso dall’enfasi del potere, ha ridotto in cenere una buona metà della biblioteca dell’Istituto di diritto costituzionale della Facoltà di giurisprudenza de “La Sapienza”) – sono funzionali agli spostamenti e, conseguentemente, ai “contatti”, alla “socialità” ed a ciò che ci connatura come comunità. La strada, in fin dei conti, è anche un luogo sociale e di aggregazione, oltre che di spostamento.

Ne consegue il motivo profondo per cui la strada è “di tutti”.

Accanto ai diritti, come si conviene, anche gli obblighi. Le regole sugli usi della strada vanno rispettati, nel quadro di un insieme più ampio, in cui la “circolazione” si accompagna anche a tutte le altre esigenze. Ricordatelo quando, durante una gara, il solito automobilista vi strombazza con l’idea che gli stiate facendo un torto. E’ lui che lo fa a voi, probabilmente senza neppure saperlo, tronfio della superiorità in termini di cavalli/vapore.

Mi sa proprio che ho divagato. Tornando, per un attimo, al volume del buon Marco, pare che volesse approfondire queste tematiche ma che l’editore – con un evidente brivido lungo la schiena – abbia delicatamente suggerito che fosse molto meglio parlare del mondo, stravagante ed estraniante, dei podisti. Per il diritto dei trasporti ed il codice della strada si dovrà attendere il prossimo volume.

 

[Nota: cosa tocca fare per ottenere una copia omaggio]

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.