Correre in trasferta è un’esperienza divertente. Si va altrove per lavoro e si trova, se possibile, l’occasione per farsi una sgambettata. In questo caso parliamo di Bologna, laddove ho portato tutto l’armamentario per farmi un “giro” di questa bella città.
Non è facile per me, presentarmi – vestito di tutto punto con il rituale professional appeal – in un albergo 4 stelle e, meno di mezz’ora dopo, uscire in maglietta e pantaloncini. Lo sguardo interrogativo degli italiani, a cominciare dal receptionist, è ampiamente compensato da quello “complice” degli ospiti stranieri, evidentemente molto meno “formali” di noi.
Bologna è una città “affettuosa” non solo (e non tanto) per la rinomata cucina, quanto perché offre un evidente senso di “protezione”. Tutte le principali direttrici sono ‘assistite’ da ampi portici e, quindi, volendo si corre “al coperto”, sia in caso di pioggia che per ripararsi dal sole, concentrando l’attenzione sui disegni presenti nella pavimentazione: qui intricati disegni geometrici, lì le vestigia delle araldiche familiari.

La via è conosciuta per essere l’arteria principale della zona universitaria; attorno ad essa si dispiegano infatti numerosi edifici dell’Università di Bologna ospitanti biblioteche, dipartimenti e altri servizi, oltre a Palazzo Poggi, sede del rettorato.
A Bologna – mi riferisce un tassista – tranne i “dilettanti” che corrono al Parco della Montagnola, “si fa il Giro delle Porte” quelle che contrassegnano la Cirla, ossia la cerchia cittadina risalente al XIII secolo.
Il centro della città – il ‘tortellino’ vitale – è però troppo gradevole per riservare la corsa solo alla “cinta” che la circonda. Sicché, scelgo un percorso che disegna una specie di “X”.
Partendo da Piazza Maggiore, mi avvio lungo Via dell’Indipendenza, poi a sinistra su Via dei Mille, Via Don Minzoni. La mia prima “Porta” è detta “Lame”: un ricordo d’arma o un cognome?
Una leggera salita conduce verso “Porta San Felice”. I viali sono trafficati, anche di gente in bici.
Urge tornare a vedere la vita del centro e, quindi, taglio a metà la città: Via San Felice, Via Ugo Bassi, Via Rizzoli e la Strada Maggiore che conduce a Porta Mazzini. In questo tratto, si passa dalla visione delle “Torri”, ad una serie di palazzi storici. Impera la gioventù universitaria, contraddistinta da un abbigliamento improbabile e, quasi tutti, con in mano un trancio di pizza e l’immancabile birretta.
Altri podisti? Neppure l’ombra. Da Porta Mazzini raggiungo, in un lampo, Porta S. Stefano per ritornare, lungo l’omonima via, verso la Piazza della Mercanzia. Qui vi sono le botteghe storiche ed il mercato (il ben noto “quadrilatero”). Confusione a non finire e qualche problema di attraversamento. La parte “turistica” della città non è praticabile e dopo 15 Km è il caso di rientrare alla base.
Bologna, dicevo, dimostra di voler accogliere ma solo dopo un previo esame di gradimento (è una città impegnativa). Guardando bene, infatti, alcune crepe nel tessuto sociale sono ben evidenti. La popolazione è mediamente in su con gli anni, gli extracomunitari non appaiono per nulla integrati ed i giovani sono già stanchi e grigi. Bologna è come una donna che, in passato, è stata bellissima e che ora lascia intravedere, seppur tra le rughe, quei momenti in cui tutti si voltavano a mirarne le forme.
Ma Bologna è piena di “argomenti”. E la città poggiata sull’acqua (anche se pochi se ne rendono conto), in cui si viaggia, si fa per dire, a 30Km/ora. La Bologna di Gianni Morandi e quella dell’indimenticabile Lucio Dalla. La Bologna di Guccini in una sua canzone (Lui è, però, di Modena). Oggi, pensiamo a Cesare Cremonini, senza la 50special che il sindaco talebano porrebbe subito sotto sequestro.
Dopo averla vissuta, Bologna ritorna ad essere bellissima. Ed è un vero piacere farsi abbracciare e coccolare. Un’esperienza che consiglio vivamente, anche correndo il rischio di perdere il treno del ritorno.
Correre a Bologna.
Bologna è una donna emiliana di zigomo forte / Bologna capace d’amore, capace di morte /
Che sa quel che conta e che vale, che sa dov’è il sugo del sale / Che calcola il giusto la vita e che sa stare in piedi per quanto colpita /
Bologna è una strana signora, volgare matrona / Bologna bambina per bene / Bologna è una ricca signora che fu contadina.
(F. Guccini, Bologna)