Podisti 3.0 (ovvero 32 buone pratiche) – Parte 2

podismo

Le buone pratiche continuano dopo la prima parte uscita ieri

9. Aiuta, come puoi, quelli in difficoltà – Durante le gare, specie quelle lunghe, è giusto aiutare i tuoi compagni in difficoltà. E, non solo quelli che appartengono alla tua squadra. Io, per esempio, ho qualche “pastiglietta” energetica (a base di carboidrati) in più e la regalo volentieri quando vedo qualcuno in estrema difficoltà. Lo stesso faccio, all’arrivo, per supportare quanti siano in pieno down post-gara. Basta portare un paio di buste di reintegratore a base di potassio da sciogliere nell’acqua che ci danno ed il gioco è fatto. La nostra Barbarella, ad una maratona, in epoca post-covid, ha ricevuto pure in dono una mascherina in sostituzione di quella divenuta inutilizzabile (senza qui spiegare per quale motivo), scoprendo le mie tasche di Eta Beta, in cui può scaturire anche l’inaspettato.
L’aiuto non è soltanto quello “sanitario” ma, soprattutto, quello sportivo. Vanno incoraggiati quelli che si fermano spossati, magari affiancandoli per un po’, tanto per ridargli slancio. Se lo fate, qualcuno vi renderà la cortesia. Faccio ciò da quando, un paio di volte che ero non alla frutta ma alla ricevuta fiscale, dei perfetti sconosciuti mi hanno “spinto” come se corressimo insieme da anni. Non l’ho mai dimenticato. Aiutare aiuta. Aiutate e sarete aiutati. Claudia, per esempio, di recente, ha beneficiato di siffatta generosità.

10. Sii prodigo di consigli – Nella corsa – come in tutte le cose – l’esperienza non è secondaria, ma consente l’elaborazione di indicazioni “provate” sul campo. Non tutte, ovviamente, sono universalizzabili ma la maggior parte dei consigli possono spesso fare la differenza. Personalmente prediligo quelle dei podisti “normali”. È inutile e velleitario chiedere indicazioni ai top runners che, seppur sulla stessa strada, combattono altre battaglie (c’è una eccezione notevole: Giorgio Calcaterra). Tutto quello che so sulla maratona l’ho chiesto ad altri e, poi, l’ho provato sul campo. Di conseguenza, nel nostro piccolo (o piccolissimo) siamo preziose fonti di informazione per quanti ne sanno meno. Non siate ‘taccagni’ e consigliate. E, poi, volete mettere l’allure di sembrare degli esperti?

11. Gli amici restano tali anche se cambiano squadra – Per svariate ragioni, sulle quali è inutile qui insistere, accade che quelli che erano nostri compagni di squadra non lo siano più. Ora corrono con una maglia diversa, ma restano podisti. Restano gli amici di prima. L’amicizia non c’entra proprio nulla con la maglietta: dentro c’è la stessa persona di prima. Ed è bene ricordarlo.

12. Lascia perdere l’orologio – Il tempo passa anche se non controlliamo il passo/corsa ogni venti secondi, anzi, probabilmente, corre più veloce. All’inizio basta ogni chilometro, poi, per ogni gara, basta una verifica al ristoro del Km 5 (o multipli nel caso delle maratone), con poche semplici moltiplicazioni si può stimare, con sufficiente approssimazione, il risultato finale.

13. Sostieni la partecipazione femminile – Le podiste sono poche. All’incirca, se va bene, il 10-15% dei partecipanti ad una gara. Sono quindi un genere di cui garantire la sopravvivenza. Peraltro, non di rado, sono un bel vedere; il che di certo non guasta. Sosteniamo le gentili dame ed incoraggiamole alla partecipazione. Scoprirete che molte sono più brave di noi maschietti.

14. Pensa sempre che la corsa è solo un divertimento – Jovanotti, prima di diventare un “santone” new age, cantava “Penso positivo”. Ed aveva ragione. La corsa deve essere intesa come un divertimento e non come una “impresa”, per cui andrebbero esclusi tutti quei comportamenti iper-competitivi che, alla fine, diventano un freno all’attività. Anche se siamo “atleti”, siamo anche persone che non vogliono perdere il sorriso, appresso all’ansia da “personale”, con l’occhio attento solo allo scorrere dei secondi ed alla velocità media che, si è già detto, serve a poco o nulla. In corsa chiacchierate, fate battute (se siete in grado), svagatevi. E’ tutto un divertimento. A seconda di come guardate le cose che fate tutto si modifica e, spesso, in meglio.

15. Affronta le avversità – Il fatto che la corsa sia un divertimento non significa che non bisogna affrontarla seriamente. Possibilmente, si arriva fino in fondo. È una metafora della vita, in cui non sempre ci si può “ritirare” e riprovare. Le difficoltà sono un banco di prova per migliorarci nell’approccio alle cose. Stringi i denti e continua. Le avversità passano. Dipende da noi.

16. Onora la maglia che indossi: non barare! – Onora la maglia che indossi e non solo per questioni legate alle sanzioni sportive (che si applicano anche ai non professionisti) ma, soprattutto, perché mancate di rispetto prima a voi stessi e poi agli altri. Un tipico esempio è quello di coloro che effettuano dei “ritocchi” al percorso. A parte questioni etiche e psicologiche, sulle quali trovate ampie delucidazioni sulle pagine di StorieCorrenti, rispetto ai “tagli” l’esito cronografico non vale mai l’investimento. Chi bara crede di vincere ma, in realtà, è già sconfitto. Noi corriamo la stessa gara, sulla stessa strada. È solo il risultato che è diverso. Perché siamo tutti diversi. Basta prenderne atto.

17. Non lamentarti mai con le persone di servizio ai ristori – Sarà successo anche a voi qualche inconveniente durante i ristori. Che so, le bottiglie d’acqua non stappate, oppure l’attesa per farsi riempire un bicchiere d’acqua. In quelle occasioni, vedo molti che vanno praticamente in escandescenza e, se potessero, strangolerebbero i malcapitati. Insomma, si pretende una precisione “svizzera”. Ma siamo italiani.
Per un momento provate a mettervi nei loro panni e scoprirete che la gentile disponibilità a fornire un supporto alle nostre incombenze idriche non significa che abbiamo di fronte dei “mestieranti” del ristoro. Per giunta, spesso, siamo in condizioni non proprio elegantissime. Fanno quello che possono. La buona pratica, quindi, è che la pausa del ristoro va positivizzata. Non solo non dobbiamo lamentarci con loro ma, se possibile, dovremmo esprimere un segno di apprezzamento. Stanno ore – per es. durante una maratona – per servirci e non credo che si divertano più di tanto. Almeno noi corriamo.

18. Lascia perdere l’accompagnamento musicale – Correre con la musica non è negativo in sé (l’adopero con molta soddisfazione durante gli allenamenti pallosi) ma toglie una parte del contesto, in specie nelle gare. Posto che, in ogni caso, è bene tenere conto del contesto che ci circonda, “ascoltando” si possono cogliere una serie di fattori: il rumore dei passi, l’ansimare, le battute spiritose, gli improperi dei passanti, etc. Un mondo interessante che l’udito vi fa percepire in full immersion, invece di avvertirlo, ovattato e lontano, appresso all’ultimo successo pop.

19. Non partecipare alle gare senza il pettorale – Organizzare una gara podistica non è uno scherzo (in specie le maratone) ma comporta la soluzione di notevoli problemi. Tutti i servizi vengono, dunque, assicurati – non senza possibili flop – unicamente per i partecipanti “regolari”, ossia coloro che hanno pagato il pettorale. Tutti gli altri, oltre ad essere grandemente scorretti (ritenendosi più furbi dei fessi “in regola”), creano intralcio alla gara. Perché di gara trattasi non di un giretto nel parco facendo jogging. Se uno non intende correre tutta la gara, oppure vuole supportare un amico/a (per es. entrando nel percorso solo ad un certo punto), può farlo tranquillamente, ma prima deve mettersi in regola. Senza pettorale non si corrono le gare (peraltro, con pettorale falso, è pure un reato). La strada resta la stessa durante tutti gli altri giorni dell’anno, se si ha voglia di cimentarsi.

20. Non perdere la calma: rispetta le persone – Mantenete la calma. Il mondo non è costruito – per fortuna – sulla base della nostra bellissima immagine. Per cui, anche qualora siate un calabro incazzoso (ne conosco uno da vicino), non vale la pena inalberarsi per il comportamento altrui che non risulta conforme ai “nostri” standard. E’ sufficiente che risulti mediamente passabile proprio perché a costui potrebbe non andare a genio il nostro di atteggiamento. La buona pratica è lasciare perdere. Con una strepitosa calma olimpica ricordate della vostra “16 valvole” in garage ed ogni cosa torna nella corretta dimensione.

Si continua (e si termina) nel prossimo articolo …

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Podisti 3.0 (ovvero 32 buone pratiche) – Parte 1

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.