Podisti 3.0 (ovvero 32 buone pratiche) – Parte 1

Qualche tempo addietro, durante un breve soggiorno in un albergo, ho scoperto che il Gruppo internazionale cui questo appartiene ha coniato “30 buone azioni per cominciare il vostro giorno”, suggerendo a tutti l’adozione di almeno una.

Erano dei colorati segnaposto ed io, con la consueta faccia da schiaffi, mi sono fatto regalare il set completo.

Ci ho corso su e – confesso – qualcuna è davvero da sottolineare. Di lì, il passo è stato breve (insomma, … tra il quarto ed il quinto chilometro) per ragionare con voi di “buone pratiche” che possono riguardarci nella nostra “qualità” di podisti.

Nasce, così, il Podista 3.0. non solo tecnologicamente avanzato ma pure più “connesso” con il resto del genere umano (nel caso di specie, a condizione che corra).

Si tratta, peraltro, di un semplice abbozzo, aperto ad ogni vostro suggerimento ed integrazione. Vi presento, dunque, il primo catalogo, in ordine assolutamente casuale. Per “simmetria” dovevano essere 30 pratiche ma, poi, ne sono uscite fuori un paio di più.

Avrei dovuto cestinarle?

1. Fai una seria visita di idoneità agonistica – Ho sentito con queste mie orecchie di gente che va da un medico sportivo unicamente perché è di “manica larga”, dimenticando che la pelle in gioco è la sua e non quella del professionista… avanzando con l’età, occorre essere ancora più scrupolosi. Se del caso, in luogo di correre, c’è il campo di bocce al circolo degli anziani, per il quale non occorre alcuna particolare abilitazione.

2. Porta delle spillette da regalare – Le “spillette” con le quali ancoriamo al torace il pettorale sono uno di quegli oggetti assolutamente trascurabili. Salvo quando non se ne trovano e, allora, diventano un bene primario, neppure si trattasse di un barile di petrolio. Di solito sono allocate nella busta contenente il pettorale ma non sempre. Per soccorrere in queste situazioni, per es., il nostro gruppo sportivo, dispone di una scatola di scarpe con un migliaio di questi manufatti. In ogni caso, può accadere di esserne sprovvisti. La “buona azione” è quella di portare sempre un “set” di scorta, pronti a regalarlo a chi ne sia rimasto senza. Le spillette occupano poco spazio e costituiscono un aiuto prezioso. Se si vuole esagerare, potete avere con voi anche una maglietta tecnica di ricambio e, perfino, un paio di pantaloncini. Di questi prodotti non c’è così tanta abbondanza e costituiscono davvero un gesto più che generoso per il malcapitato che, all’ultimo momento, si accorge di aver preso la sacca da golf, in luogo di quella giusta.

3. Ricorda che, fuori dal bagno, ci sono altri che aspettano – Nell’imminenza della gara – per un noto fenomeno di ansia per nulla repressa – il bagno (in gergo: il “chimico”, quando non è quello di un bar) è affollato di podisti in fila per espletare alcune naturali funzioni corporali. Nonostante le personali esigenze, è bene ricordare quelli che sono in fila dopo di noi. Ogni nostro ritardo, non solo accresce la loro ansia, ma può rovinare una giornata che era iniziata bene. È certamente meglio se partiamo tutti bene. Più leggeri nel corpo e nello spirito. Un suggerimento ai “gestori” dei “chimici”: ponete un cartello con scritto “Fuori ti stanno aspettando con impazienza” (riconosco che suona vagamente come minaccia).

4. Incoraggia tanto quelli bravi che, soprattutto, quelli meno bravi – I podisti apprezzano molto il “tifo”. Magari siamo sotto un uragano, o sotto il sole giaguaro, e, in quelle condizioni, fa piacere sentire qualche “Bravi!!”, invece che “Statevene a casa!”. Questi sono gli spettatori e noi? Anche ai podisti spetta il compito di sostenere l’altrui corsa. Rispetto a quelli che corrono forte è scontato. Un po’ meno nei confronti di quelli che sono dietro a noi (immaginate nelle gare dove c’è un giro di boa “ravvicinato”) e che, più di altri, ne hanno davvero bisogno. Incitate senza un attimo di esitazione e, finita la gara, se siete in condizione, assumete le vesti di un pubblico ‘qualificato’. Medaglia al collo, aiutate e incoraggiate quelli che stanno, in qualche modo, giungendo al traguardo. Oppure tornate indietro per “prendere” qualche amico/a. Quest’ultima, dato che è faticosa (più dal punto di vista mentale che fisico) è una pratica molto apprezzata.

5. Rispetta le altre squadre – Le altre squadre sono composte di podisti come noi. Non esistono “nemici”. Fate amicizia e rafforzate i legami, magari con l’aiuto reciproco durante la gara. La vostra maglietta è senz’altro la più bella di tutte ma, alla fine, son tutte sudate allo stesso modo. E, poi, diciamolo: non è una bella situazione quando siete in una gara fuori del vostro campionato sociale e, magari, i Bradipi del Minici vi accolgono con tanto di panini?

6. Non intralciare quelli più veloci, in specie, al momento della partenza – Nella maggior parte delle gare c’è la registrazione del tempo “reale” (per i pochi che non lo sappiano: quello segnato al passaggio dal “via”) per cui è proprio da stupidi accalcarsi per partire dalle prime file quando il vostro pettorale non è tra i primi 150 numeri. È evidente che ci sono altri più bravi di voi, per cui non fate altro che rallentarli senza alcun valido motivo. Peraltro, ci si può fare male se si viene “spinti” innanzi con foga da un centinaio di persone che viaggiano tra i 3 e i 4 min/Km. L’intralcio non deve essere causato neppure durante la gara. Ci sono, infatti, quelli che operano delle progressioni e si trovano di fronte dei “muri” di podisti che non ne vogliono sapere di lasciare un poco di spazio, costringendo a delle gimkcane, con un evidente dispendio supplementare di energia. Perché? C’è spazio per tutti. Ma ciascuno dovrebbe poter avere lo spazio che gli spetta. Questo non significa affatto che quelli dietro abbiano il diritto di superare senza sforzo: del resto è una gara, no?

7. Non recare fastidio a chi corre in gara – Ci sono almeno due abitudini perniciose che vanno segnalate. La prima è quella di podisti che te li trovi in mezzo ai piedi (è il caso di dire) proprio durante la gara, come se non ci fosse altro spazio, altrove, per correre. Se è comprensibile che apprezzino la presenza di altri simili, allora, possono iscriversi alla gara. Durante una “Corsa di Miguel”, al giro di boa sul ponte, un bontempone correva in direzione opposta e, solo per un miracolo, non è stato asfaltato da un considerevole numero di partecipanti che, tra l’altro, prendevano la curva stretta a gran velocità. Insomma, farsi male per uno stupido è il colmo. La seconda abitudine è quella di circolare in bicicletta quando, non solo è vietato, ma si crea un evidente pericolo ai podisti che, al momento, non hanno gli occhi anche posteriormente. La buona pratica è, ovviamente, non comportarsi così.

8. Ricorda di salutare sempre – Questa “buona pratica” sfiora pericolosamente i confini della fatica dell’ovvio. Ma, voi salutate? E, quando lo fate, sorridete? Se la giornata podistica comincia con saluti ed abbracci, inizia senza dubbio nella maniera migliore. Molto spesso, al contrario, si vedono “colleghi” che sembrano in procinto di disputare la finale delle Olimpiadi. Volti tesi, contratti, troppo seri, per qualcosa che – seppur vada presa come una questione importante – non è così rilevante da farci dimenticare il buon senso sociale.

Salutate e sorridete. La domenica sarà migliore. Credetemi.

Le buone pratiche proseguono presto…

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.