Perchè scegliere il Rugby

Si è scritto tanto, anche in maniera retorica, sul perché scegliere il rugby per un bambino o una bambina.

In questo clima di WORLD CUP, dove è impegnata la nostra Nazionale, andiamo allora a valutare quali sono i pregi di questo sport per chi voglia iniziare a praticarlo.
Innanzitutto, cari genitori, togliamoci dalla testa che sia uno sport per soli maschietti.

Pensate che, fino ai dodici anni, maschi e femmine giocano nella stessa squadra.
Dalla under 14 le squadre invece si diversificano, ma per una ragione semplicissima: la crescita di forza, velocità e resistenza, ovvero le cosiddette capacità condizionali, non sono equilibrate tra i due sessi.

Se, a livello di resistenza, le femmine se la possono battere con i maschi, forza e velocità, a pari età, sono caratteristiche di dominio maschile. In più, essendo uno sport di contatto, il gap sarebbe ancor di più amplificato.

Ma torniamo a noi. Correre, saltare, lanciare, rotolare, strisciare sono gesti motori che ogni bambino dovrebbe saper fare senza problemi.

Le cose si fanno più complicate quando si deve affrontare una capovolta, un salto in basso, in alto o in lungo, scavalcare una staccionata o un muretto, andare in bicicletta senza le rotelle.

Dove poter acquisire questi schemi motori detti di base?

Giornalmente, quando i papà o le mamme portano alla villa i propri figli? Difficile e poco usuale; troppi rischi che qualcuno si faccia male o si sporchi (sto riportando, attraverso l’ironia, quella che è la realtà della nostra cultura).

A scuola? Per carità, a meno che qualche insegnante illuminato non si cimenti perché spinto da libera iniziativa. Ricordiamo che le attività motorie svolte da un insegnante della materia sono state introdotte nella scuola primaria solo dallo scorso anno e solo a partire dalla quinta elementare, età in cui gli schemi motori sono già strutturati.
E allora non resta che iscrivere i figli alle società sportive. Calcio per i maschi, danza o pallavolo per le femmine.

Ma c’è tanto altro.

Superata la filosofia del pediatra che consigliava il nuoto perchè sport completo, i genitori stanno scoprendo altro, e la tendenza attuale di chi insegna sport è dare una base motoria diversificata a livello di gioco, per poi arrivare ad attività propedeutiche finalizzate ad uno sport specifico.

E’ così che lavoriamo alla U.S. Primavera Rugby, dove bambini e bambine dall’età di 3 – 4 anni cominciano a correre sull’erba, a cadere, a sapersi rialzare senza l’aiuto di nessuno, a contendersi un pallone in una sorta di ruba bandiera, a rincorrersi per acchiapparsi e, magari, in tutto questo capita anche di scontrarsi in una sorta di contatto, elemento peculiare del rugby.

Il genitore al di là della staccionata osserva con attenzione e, all’inizio, non senza apprensione, ma sicuro che la scelta che ha fatto porterà dei risultati non sempre così scontati.

E’ molto diverso, infatti, dal giocare seduti, magari con un tablet tra le mani oppure davanti ad una TV.
Attraverso questi elementi motori si cresce fisicamente, emotivamente e socialmente; si struttura il carattere, si impara ad affrontare l’ostacolo, ci si rivela più sicuri di sé e autonomi.

Psicologicamente un processo non da poco, anzi, direi notevole!
E, volendoci agganciare al precedente articolo sul regolamento e sui principi del rugby, l’avanzare potremmo tradurlo in un farsi largo per arrivare all’obiettivo, il sostenere è sinonimo di aiutarsi socializzando, la continuità non è altro che impegnarsi per trovare la soluzione, nella vita spesso non a portata di mano.

Dai primi passi nel mondo del rugby piano piano si cresce, e dal minirugby fino ai dodici anni si passa attraverso la fase juniores per poi arrivare alla Nazionale che oggi vediamo in tv.
E’ passato un po’ di tempo dal piccolo all’adulto.

Tante magliette sudate, magari strappate e sporche di fango, ma quanto divertimento!

Allora, cari genitori, non resta che far provare ai vostri figli questo sport meraviglioso.

Vi aspettiamo!

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