Nato in un secolo in continuo mutamento, Papa Francesco ha incarnato fin dall’inizio del suo pontificato una visione rivoluzionaria della Chiesa: non tanto nella struttura, quanto nel cuore. Tra i gesti e le scelte che lo rendono unico, spicca il suo amore per lo sport, inteso non come competizione fine a se stessa, ma come strumento di inclusione, solidarietà e fratellanza.
Lo sport, per Papa Bergoglio, è una delle più autentiche forme di espressione della dignità umana. Non è un caso che abbia fortemente sostenuto Athletica Vaticana, la prima polisportiva ufficiale dello Stato della Città del Vaticano. Fondata con l’obiettivo di promuovere valori universali, Athletica Vaticana va ben oltre l’attività agonistica: accoglie al suo interno non solo cittadini e dipendenti vaticani, ma anche migranti e persone in condizioni di vulnerabilità, riconosciuti come “membri onorari”.
Iniziative come la “Coppa degli ultimi“, organizzata in occasione della Maratona di Roma, sono la testimonianza concreta di questa visione. In collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e il Dispensario pediatrico vaticano Santa Marta, Athletica Vaticana ha trasformato la corsa in un atto di comunione e denuncia, restituendo voce e dignità a chi spesso viene ignorato.
Lo sport, nella narrazione bergogliana, diventa così una metafora potente del Vangelo: un cammino fatto insieme, dove non conta arrivare primi, ma non lasciare indietro nessuno.
Partecipando a eventi come i Campionati dei Piccoli Stati d’Europa, Athletica Vaticana ha dimostrato che anche il più piccolo degli Stati può lanciare un messaggio immenso: lo sport è di tutti.
E Papa Francesco, con la sua visione “dalla parte degli ultimi”, ha insegnato che la vera vittoria non è sul podio, ma nel cuore di chi tende la mano al prossimo.
