Li Sentite?
Questo è il rumore dei tacchetti da rugby che corrono veloci, è il rumore che fanno i muscoli caldi e tesi di una tensione che si fa sempre più prepotente prima di una partita.
Mancano pochi minuti, la folla esulta è ora che si scrivono le sorti di una partita di rugby, quando sei tra campo e spogliatoio, quando realizzi che darai il tutto per tutto, quando il riscaldamento sta per finire e guardi negli occhi i tuoi compagni uno per uno e senti quello che sarà.
Si perché lo percepisci sono vibrazioni che arrivano fino all’ultima panchina in cima allo stadio.
È Energia che sale lentamente che scarica in adrenalina appena metti i piedi in campo. È ora che sei pronto a tutto perché in una partita di rugby non giochi semplicemente per la vittoria, ma per la tua anima.
E la tua anima diventano i tuoi compagni di squadra sei pronto, scendi in campo…
Avete mai avuto il piacere di guardare una partita di Rugby ma soprattutto sapete che sport è?
Il Rugby è uno sport giocato molto spesso tra terra e fango, con una squadra che si muove come un unico organismo con lo scopo di portare una palla ovale oltre la meta.
È condivisione dello sforzo e della fatica, i muscoli fanno male per giorni e giorni, i lividi sono solo la facciata che nasconde valori ben più preziosi: il rispetto per sé e per gli altri, per i vincitori e per i vinti, la condivisione, quel dover avanzare potendo però passare la palla solo dietro di sé.
“ La vita è come una palla ovale: non sai mai dove rimbalzerà “.
Ed è così nella vita come nello sport l’importante è essere pronti a tutto.
Come la storia che vogliamo raccontarvi oggi, porta con se un numero il N°3… si perché come nel calcio ognuno, ogni numero ha un ruolo e quel ruolo sarà tuo e forse lo sarà per sempre.
Il 3 Martìn Leandro Castrogiovanni classe 1981.
Il pilone per antonomasia. È stato uno dei simboli della Nazionale. Un cristone che solo a guardarlo ti viene voglia di dirgli “ oh io e te amici vero?”
Pilone destro ( i giocatori in campo sono 15 ogni numero ha un ruolo in campo I piloni sono due numero 1 pilone sinistro e numero 3 che insieme al tallonatore compongono la prima linea nel pacchetto di mischia)
Castro è tra i più conosciuti e stimati sulla scena internazionale, tre volte consecutive Campione d’Inghilterra con i Leicester Tigers, è stato in forza al club inglese dal 2007 al 2013.
Con i rossoverdi Martin ha vinto praticamente tutto, oltre a essere stato nominato al suo primo campionato “miglior giocatore dell’anno”. Ha esordito con l’Italia a 21 anni giocando ad Hamilton contro gli All Blacks.
Ha partecipato a tutti i Sei Nazioni dal 2003 al 2016 e a quattro edizioni del Mondiale.
Nato in Argentina da famiglia di origine italiana di Enna arrivó in Italia a 20 anni nel 2001 per il suo primo ingaggio nelle file del Calvisano vi disputò cinque stagioni, vincendo una volta il titolo di campione d’Italia e un’altra giungendo in finale ma perdendola; vinse inoltre una Coppa Italia.
Nel 2013, come riconoscimento per la sua carriera nel massimo campionato inglese, Castrogiovanni è stato introdotto nella Premiership Rugby Hall of Fame (è l’unico giocatore italiano ad aver ottenuto questo riconoscimento)
Tra gioie e dolori questo sport la sua più grande passione:
“Ho amato il Rugby più della mia vita. Nella mia carriera ho avuto molti problemi fisici, ma ho giocato anche infortunato. Una volta, con un menisco fuori uso, entrai negli spogliatoi a gara finita e svenni per il dolore. Poi nel 2011, scopro di essere celiaco. Difficile da accettare, per uno che mangia 11 volte al giorno. Poi però capisci che tanti malanni avevano un perché e allora ti curi. Poi nel 2015, sono in ritiro con la Nazionale in Inghilterra per preparare il Mondiale. Mi fa male la schiena ma voglio giocare, non mi sono mai allenato così tanto, ci tengo, è la mia quarta coppa del mondo, un traguardo importante. Mi dicono che ho il nervo sciatico infiammato, un bel punturone di antidolorifico e vado in campo. Gioco malissimo, arrivo sempre in ritardo, vengo criticato e mi sento vecchio come mai mi è capitato. Chiedo allo staff sanitario di vederci chiaro. Mi portano in ospedale, mi fanno una risonanza e aspetto i risultati. Vedo i medici vaghi, nessuno che mi dice come stanno le cose, li chiudo in una stanza e urlo: “O mi dite che cosa ho o da qui non uscite!”. Mi fanno leggere il referto e scopro di avere un neurinoma al plesso lombare, un tumore per il quale gli inglesi mi danno 6 mesi di vita.
Non crollo, in fondo penso che finché parli, giochi, ti svegli la mattina, puoi lottare. Vengo di corsa alla clinica Humanitas a Milano e lì mi dicono che è raro che quel tumore sia maligno, però l’operazione sarà rischiosa perché potrei perdere l’uso della gamba. Mi operano, muovo la gamba. Un mese dopo sono di nuovo in campo. Poi vado a Cardiff con la Nazionale, durante l’inno piangevo come un bambino. Perdemmo in malo modo. A gara finita entrai nello spogliatoio e vidi i compagni più giovani, postare foto su instagram. Io stavo male per la sconfitta e loro si divertivano. Capii che quello non era più il mio mondo.
Oggi vedo ragazzi che al primo risentimento si danno malati per una settimana. Io giocavo anche con il sangue che mi usciva dagli occhi.”
È il 2016, Martin annuncia il suo ritiro, disputando la sua ultima partita con il Club Atlético Estudiantes di Paranà, la squadra con cui aveva iniziato a giocare a rugby.
Oggi sostiene: l’Ospedale Pediatrico Meyer, Telethon, Amref, le associazioni Olivia, La casa di Andrea, La Tartaruga.
“Non dimentico da dove vengo e chi sono stato. Anche io un bambino, anche io un guerriero: pronto a lottare per la vita. Con un sorriso!”
Ed è dal 2014 che organizza la Castro Rugby Academy un camp estivo per ragazze e ragazzi dagli 8 ai 17 anni.
E questo? È l’urlo della meta
6 Nazioni : Italia Francia 2013
Grazie Martìn
Dominga Scalisi