Nulla è impossibile se ci metti l’anima

Se me lo avessero raccontato non ci avrei creduto.

Io, 43 anni suonati, tre figli, un marito più un cane.

Io, anello fondamentale della catena familiare che giorno dopo giorno va oleata per non farla arrugginire e ancora io che a fatica lascio sul campo gli ultimi chili ereditati dalle gravidanze.

“ dai su, è solo una settimana! Che vuoi che sia. Ci sono i CSIT WORLD GAMES a Tortosa. Molla tutto e partiamo!”

È da poco più di un anno che lo sport mi ha rubato l’anima.

Oltre la corsa, il “Mamanet*.

E così, tra il calcio e il catechismo, tra i compiti e il corso di inglese mi alleno in totale 5 giorni, tra l’una e l’altra disciplina. A volte mi pesa, la stanchezza si fa sentire ma dopo… vuoi mettere la soddisfazione del dopo?!

Manuela e le sue compagne di squadra durante i festeggiamenti a fine torneo

Così in un attimo mi ritrovo in aeroporto, con la mia squadra, a prendere il volo per la Spagna.

Atmosfera surreale, atleti da tutto il mondo, di tutti gli sport, noi con la maglia azzurro Italia, e la bandiera tricolore. Al nostro passaggio qualcuno inneggia “Italia, Italia” che neanche Pirlo e Inzaghi di ritorno da Berlino!

Viviamo una favola, sette giorni su sette a sfidarci sul campo ma sempre con lo spirito che anima questa disciplina, con il sorriso che vince anche sulle sconfitte. Con le strette di mano a fine set, perché lo sport deve unire e non dividere.

I giorni volano tra una pallonata sul setto nasale, una sangria ed una videochiamata ai bambini la sera prima di addormentarmi.

Sono tornata con la valigia più pesante di quando sono partita.

Un’esperienza indimenticabile che mi ha fatto capire che nulla è impossibile se ci metti l’anima, che una mamma può essere poliedrica e piena di risorse anche quando la sera, distrutta e con la schiena a pezzi, posato il capo sul cuscino, pensi “ ed anche oggi sono sopravvissuta!”

A volte mi chiedono perchè questa disciplina e non la pallavolo.

L’approccio al Mamanet è stato del tutto fortuito. Me lo ha proposto una mamma di un’amichetta di mia figlia. Si allenavano vicino casa, tutte più o meno coetanee, tutte con gli stessi impegni (mamme) e quindi ho deciso di provare.

Dalla descrizione sembrerebbe un po’ “ limitato” però se cerchi in rete qualche video, soprattutto delle israeliane, in realtà è molto dinamico e pieno di schemi.

*Nota esplicativa sulla disciplina sportiva…

Viene da Israele ma c’è da giurare che presto si diffonderà in tutto il mondo.

Parliamo del Mamanet, il gioco del Cachibol che fonde la pallavolo e palla rilanciata con regole semplici, riservato alle mamme e alle donne sopra i 35 anni.

Nato con l’idea di dare un’opportunità a tutte le donne di praticare un’attività fisico-sportiva di squadra, il Mamanet in poco tempo ha travalicato i suoi scopi iniziali diventando un vero e proprio cult capace di cambiare il ruolo delle donne nello sport e nella società.

Nel Paese di origine, allargandosi a macchia d’olio in altre parti del mondo, questa disciplina in poco tempo è diventata una grandissima organizzazione sociale creata da mamme e rivolta alle mamme, molte delle quali per la prima volta chiamate ad una pratica sportiva.

Manuela Palmisano

 

 
 
Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso