Un pensiero va a te che ti alzi come me tutte le mattine alle prime luci dell’alba per uscire a correre. A te che indossi le tue scarpe da corsa e ti prepari ad una nuova giornata.
Come me respiri l’aria pungente del mattino a pieni polmoni sognando una nuova start line, un nuovo traguardo, puntando al tuo prossimo obiettivo.
Sempre più alto, ogni volta un passo più avanti del precedente, ogni volta appena più faticoso, alla ricerca di quella soddisfazione che solo l’impegno costante ti può dare e a cui non sai più rinunciare.
Non importa quello che la vita ti riserva ogni giorno, non importa quanto duro potrà colpirti se hai un paio di scarpette da allacciare e un paio di pantaloncini da indossare.
Non contano le buche, le bottiglie rotte, gli anelli di ferro che reggono i copricerchi delle auto.
Non contano i marciapiedi divelti, le fontanelle chiuse e tutte le mille difficoltà che la città ti riserva, tu sei li ogni maledetto giorno a far girare le gambe, a pompare sangue al cuore, ad ascoltare il tuo respiro che descrive il passo, che segna il tempo mentre tutto intorno a te sparisce, si ferma per una manciata di minuti che sono solo tuoi.
Io sono come te.
Io potrei avere il tuo stesso destino oggi, domani o dopodomani.
Io potrei cadere come te tra le grinfie di un aggressore.
Io potrei essere travolta da un autista stanco o distratto o impegnato a mandare messaggi al cellulare.
Io sono come te, anche se non ti conosco, anche se abbiamo percorso le stesse strade mille e mille volte senza che le nostre vite si incontrassero mai, anche se i nostri sorrisi e i nostri cenni di saluto non si sono mai incrociati.
Io sono come te.
In balia della vita, degli eventi, delle difficoltà, degli altri esseri umani e delle loro debolezze, anche se oggi ho avuto fortuna.
Di noi si parla solo quando accade l’irreversibile. Non siamo destinati ad una programmazione dello spazio urbano. Non siamo pedoni, non siamo automobilisti.
Siamo quelli che sono costretti a ritagliarsi uno spazio in un ambiente che non è destinato alla loro presenza. Siamo quelli che scrivono numeri sulle strade per allenarsi sulla distanza.
Siamo quelli che aspettano che passi la macchina per poter continuare le nostre ripetute.
Siamo quelli che “no, quella strada no, perchè è isolata, è buia e potremmo essere aggrediti”, siamo quelli che devono avere occhi avanti, dietro, a destra e a sinistra quasi contemporaneamente, sempre facendo attenzione a non finire in una buca nell’asfalto.
Diamo fastidio a chi non ha la nostra passione. Siamo un intralcio. Una difficoltà in più per chi cammina in questo mondo pensando ai fatti suoi. Siamo la linea rossa tra essere ciò che vogliono essere ed essere quelli che hanno rubato una vita senza assumersene la responsabilità.
Noi siamo il dosso rallentatore dei loro spostamenti in auto, siamo quelli che la domenica si impossessano delle loro strade che per una volta diventano nostre, che per una volta, se il nostro corpo non ci tradisce, sono sicure.
A noi tutti che abbiamo trovato uno spiraglio attraverso il quale respirare a pieni polmoni, da soli o in compagnia, in gara o su strada all’alba, a noi che siamo stati depredati dell’anima, del corpo o di tutti e due o di nessuno dei due.
A noi che regaliamo un sorriso a chi ci incrocia e ci crede pazzi, a noi sognatori che abbiamo trovato la pace interiore e la diffondiamo nel mondo, vorrei dedicare un monumento. Un monumento fatto di sogni perduti, di sogni ritrovati, di lacrime di gioia per un traguardo tagliato e di lacrime di dolore di quelli che abbiamo lasciato.
Io non ti conosco.
Non ho mai incrociato i tuoi occhi, ma nella loro luce c’è la scintilla che c’è nei miei ogni singola volta che le endorfine prendono possesso del nostro mondo.
Prego per te. Per la tua anima sconosciuta. Per la vita che hai lasciato. Per la terra alla quale sei tornato correndo da un mondo all’altro in continuità, senza nemmeno accorgerti del cambiamento. Un’anima schizzata fuori in un secondo come uno spruzzo di brina che torna alla terra e la nutre con i suoi sogni che sono anche i miei.
Io prego con le gambe che girano, prego con il cuore che batte, prego con il respiro che affanna mentre il mio sogno prende forma e stavolta la forma sarà la tua, quella della tua anima immensa, quella della tua anima che non conosco ma che corre accanto alla mia e mai cesserà di esistere finché ogni mattina anche uno solo si alzerà e costruirà il suo monumento pensando a te.
A te che non ci sei più, ma che nel cuore di chi corre non morirai mai perché sei monumento. Monumento al runner ignoto.
In memoria di Viridiana Rotondi che ha lasciato questo mondo mentre correva. Non la conoscevo, ma la sua passione è la mia passione.