Spesso ci siamo chiesti, all’inizio di una vacanza, ad una festa di compleanno, ad un appuntamento, se lo svolgimento di un evento è più appagante prima, durante o dopo.
Ammettiamo, ad esempio, di andare a mangiare una pizza con gli amici. Quando e con cosa identifichiamo il punto culminante della serata? In quale momento il livello di gratificazione è più evidente?
La fase di preparazione con la scelta della location e delle persone da convocare ha la sua importanza, la metterei al primo posto.
Poi devi parcheggiare: la speranza di trovare un posto, una fiduciosa attesa di un bene che, quanto più desiderato, tanto più colora l’aspettativa di timore per la sua mancata realizzazione.
Alla fine il posto lo trovi.
Più lontano sarà, più alimenterà gli argomenti di dialogo iniziale con gli altri commensali appena raggiunto il luogo di incontro, potrai tranquillamente sostituire “Ndo’ avete parcheggiato voi?” al tradizionale “Come stai?”, se non altro è meno scontato.
Poi ti devi sedere: il tavolo è sistematicamente rettangolare, non potrai quindi conversare con tutti, devi fare la prima scelta, esprimere indirettamente la tua preferenza cercando di capitare vicino, o di fronte, a quello più piacevole e lontano dal più noioso.
Ora bisogna scegliere la pizza.
Lì già sai che il tuo sogno, che hai da decenni nel cassetto, anche questa sera non si avvererà: – siamo in 10, 10 Napoli e birra per tutti – una vera e propria utopia che diventa distopia, la cui realizzazione è meno probabile di un 6 al superenalotto.
C’è ancora quello che chiede cosa ci sia nella capricciosa e poi decide per la margherita, quello che vuole la bufala a crudo, quello senza mozzarella che sennò je se ripropone la notte, chi una pizza intera non ce la fa e cerca un complice per la spartizione, chi inventa combinazioni improbabili con verdure grigliate e prosciutto cotto mi raccomando senza polifosfati, chi propone poche porzioni di frittini misti per tutti con conseguente assalto al piatto appena arrivano sul tavolo e piccolo assaggio anche per chi aveva detto: per me no, grazie.
Chi vuole subito tracannare birra e chi invece, esplicitamente, chiede che gli venga portata non prima che arrivino le portate.
Due acque leggermente e due lisce che nessuno MAI beve se non al termine della cena, quando bevi per dimenticare, tanto per riempire il tempo che ti separa dal momento in cui tornerai a casa per i due momenti topici della serata, prenderti una Citrosotina da gran ruttino liberatorio e levatte le scarpe senza slacciarle.
Dopo le ordinazioni c’è il consueto riepilogo/verifica da parte del cameriere con alzate di mano, mentre dentro di te rifai il percorso al contrario cercando di convalidare la corrispondenza tra pizza e commensale anche se sai che è una battaglia persa, non ce la farai mai, nel caos totale confondi la gazzosa con la capricciosa e ti affidi quindi alla provvidenza, tua compagna di vita all’occorrenza.
Alla fine due soli dolcetti con gli ospiti che assaggiano smucinando cucchiaini in panne e creme, promuovendo l’immunità di gregge piuttosto che rispettare le norme anti-covid.
La serata volge al termine, consegni la quota al volontario di turno che raccoglie i soldini, la pizza non era un granchè, la birra manco tanto fredda e puzzerai di fritto per il resto della settimana.
Di positivo c’è che ti sei evitato “Ballando con le stelle”, e non è poco.
Per il resto? Divertito? Mah!
Il termometro negativo sono gli zebedei che hanno sconfinato dal perimetro della “comfort zone” abituale e sono fuori controllo, ciò vuol dire che poteva andare meglio, che sul vaccino e sul covid non hai sentito nulla di nuovo, che se riaprono le discoteche nun te ne frega niente, che non è vero che la vera età è quella anagrafica e non quella che uno si sente, ciò vuol dire che, dopo anni e anni, ancora non hai capito qual è il verso della presa USB e che quelle poche certezze che avevi sono a rischio estinzione, se non ci fosse l’unica verità inconfutabile e indiscutibile della vita terrena, la certezza che ogni primo del mese hai la pensione accreditata sul conto.
Per fortuna che c’è la camminata del mattino, quella che fai insieme al tuo gruppo a Piazza Mazzini, a Imola o a Carpi.
Anche qui c’è il prima, il durante e il dopo ed è difficile stabilire il momento migliore, il senso di appagamento più acuto.
Ti prepari, e appena scendi in pista il tuo diapason emotivo comincia a vibrare, cercando di sintonizzarsi sulle frequenze degli altri camminatori, basta poco tempo e ci troviamo tutti accordati sulla stessa lunghezza d’onda.
Magicamente scariche di dopamina ci premiano e ci fanno stare con la testa altrove. Crepe, brecce aperte e smagliature, come per incanto si alzano in volo e si allontanano.
Finalmente è tutto chiaro e sereno, possiamo guardare la pagina del nostro libro preferito senza leggerne le righe.