Non riesco davvero a pensare alla Miguel, come la “mia” Miguel. La corsa che, per tanti anni, è partita dallo stadio Paolo Rosi snodandosi sul lungotevere fino a ponte Risorgimento per poi tornare e terminare sotto il traguardo in pista, l’ ho sempre considerata la ” nostra” gara.
Noi del Rosi, che il percorso della vecchia Miguel è divenuto semplicemente ” il giro dei Ponti “, con la confidenza data ai migliori amici, quelli che con gli anni, come il buon vino, migliorano, senza passare mai, sempre con te.
Non saprei nemmeno dire quante migliaia di volte abbiamo calcato, con le nostre scarpette da runners, il suo asfalto, ne conosciamo ogni metro, ogni centimetro e quante storie, quanti aneddoti potrebbero raccontare i parapetti del lungotevere o i sanpietrini di ponte Milvio delle infinite volte che ci hanno visti passare. Le risate, gli sfottò, il sudore e la fatica di una passione condivisa.
Una passione tanto grande, così forte, che non poteva davvero rimanere “nostra”. Così il migliaio o poco più delle prime edizioni sì è trasformato in un fiume in piena di magliette colorate, uniti da un’unica emozione, fino a diventare il diecimila più partecipato d’Italia.
Ma non è solo questo, non sono i numeri a rendere la corsa di Miguel diversa dalle tante gare che ho corso e, spero. correrò. Ciò che la rende speciale, unica, è che è la SUA gara, di questo ragazzo, che non ho mai conosciuto, ma che sento vicino…sarà perchè come lui amo la corsa e amo scrivere, ed è curioso come le due cose siano in me e, mi piace credere fossero in lui, inscindibilmente unite.
E’ la sua gara, il suo volto, le sue parole e le idee che sopravvivono e che nessuna dittatura è riuscita ad imbavagliare. Si possono uccidere gli uomini, non gli ideali o i pensieri che vivono, resistono, perdurano, come eredità incancellabile.
Per noi atlet i”…che sappiamo di freddo, di calore, di trionfi e di sconfitte, che abbiamo l’ allegria adulta e il sorriso dei bambini e molti, molti amici…”
I tuoi amici, Miguel, i tuoi piedi sull’ asfalto e sulla pista, la tua voce, il tuo sorriso, di te che non puoi più, ma che pure sei con noi, il tuo volto confuso a quello di migliaia di atleti che, da più di venti anni, ti accompagnano.
Perchè il ricordo non vada perduto e non vada perduta la passione che mettevi nella corsa.
Già…la corsa, solo chi conosce l’intensità e la forza di un gesto tanto semplice quanto carico di sensazioni uniche, può comprenderlo appieno. La felicità, il senso di libertà di una volata lungo un sentiero di un bosco o in un parco cittadino, il vento a scompigliarti i capelli e solo l’ eco dei passi e dei tuoi pensieri a farti compagnia.
La bellezza e la felicità bambina di attraversare una Roma sonnecchiante, insolitamente silenziosa e i suoi tesori millenari, all’alba o al crepuscolo, macinando chilometri; l’emozione di un pettorale in gara, di un traguardo raggiunto.
E ancora… l’ allegria giocosa e goliardica dei tuoi compagni di allenamento, che fanno dimenticare, per un momento magico, difficoltà e malinconia.
Sei tu, Miguel, e siamo noi, noi tutti “… atleti che disprezziamo la guerra e sogniamo la pace.”
Valeria Secchi