Non sono certamente mancate polemiche durante tutto l’iter del cosiddetto “bonus mobilità” sin dalla sua presentazione, con il Decreto Rilancio Italia fino al definitivo e tanto atteso esordio, avvenuto lo scorso 3 novembre, della piattaforma www.buonomobilita.it .
Polemiche dapprima manifestate da oppositori politici e di chi non riteneva necessario per il rilancio del paese emettere un fiume di soldi sulla mobilità sostenibile.
Saranno 215, in definitiva, i milioni di euro destinati all’incentivo finalizzato all’acquisto di mezzi di mobilità alternativa quali biciclette, anche a pedalata assistita, monopattini e servizi di sharing mobility.
L’intento non era certamente quello di sostenere un settore industriale e commerciale che comunque non conosceva crisi e che vede il nostro paese essere il secondo produttore mondiale di biciclette, ma semmai quello di sostenere un cambiamento auspicato, anche con un incentivo economico, al fine di decongestionare le nostre città perché la mobilità alternativa ancora più in questa fase risulta essere :
uno straordinario alleato per il commuting urbano in supporto del mezzo pubblico e in sostituzione del mezzo a motore privato.
Trasporto pubblico del quale tutti, utenti e amministratori, già prima della pandemia conoscevano i limiti e le ataviche carenze infrastrutturali in città sempre più periferiche con distanze casa-lavoro sempre maggiori.
A causa di queste carenze l’automobile nel corso degli anni è divenuta sempre più indispensabile e contemporaneamente grande divoratrice di redditi, benessere economico e consumi personali indirizzati al suo acquisto e mantenimento.
Eppure, così come presentato dal Ministro Costa, un incentivo tout court a pioggia per tutti i cittadini maggiorenni rientranti nelle città capoluogo di provincia e con più di 50.000 abitanti, ha ricevuto le critiche anche dei ciclo attivisti e ciclisti urbani, i quali, ben consapevoli dei vantaggi non solo economici che il muoversi in bicicletta regala, hanno sin da subito evidenziato che l’incentivo all’acquisto non si sarebbe necessariamente tramutato in più utenti di mezzi alternativi sulla strada per molti motivi.
Ne citiamo solo alcuni, i più ricorrenti emersi durante ore e ore di confronti online:.
Il primo: sarebbe stato giusto limitare l’acquisto a mezzi effettivamente adatti all’ambito cittadino.
Se l’intento era quello di incentivare la “mobilità sostenibile” con il rimborso o con il voucher si è data la possibilità di acquistare anche mezzi effettivamente poco adatti all’utilizzo cittadino al quale erano destinati i fondi, come l’acquisto di una bicicletta da corsa ad esempio, senza che nessuno potesse vietarlo.
L’omologo provvedimento gestito dal MEF, l’Ecobonus previsto per la rottamazione di veicoli a motori per evitare l’acquisto di mezzi non idonei allo scopo del provvedimento, prevede un limite di emissioni inquinanti difficile da raggiungere da SuperSuv stabilendo un limite sul valore di listino di 40.000 euro. Un limite al costo di acquisto anche piuttosto elevato, ma che non lascia possibilità di destinare fondi all’acquisto di una Top Car, come invece proporzionalmente lo può essere una bici da corsa top di gamma che arriva a costare anche qualche migliaio di euro come niente fosse.
Il secondo: un provvedimento di sostegno all’acquisto di qualcosa che non c’è da acquistare.
Se non fosse stato per la mancanza di mezzi a disposizione con produzioni andate in overbooking già dai primi giorni di maggio e stocks esauriti in fabbrica prima ancora che presso i negozianti gli italiani avrebbero acquistato ben più che i 540.000 “mezzi alternativi” stimati nell’operazione.
Una sfida, quella del dicastero ambiente, ampiamente ripagata dalla forte affluenza a richiedere rimborsi e voucher e che ha creato non pochi problemi all’avvio della procedura lasciando fuori, solo la mattina del giorno seguente, moltissimi acquirenti per termine dei fondi.
E’ stata necessaria una riapertura dei termini dal 9 novembre al 9 dicembre grazie alla quale, per quanti avevano acquistato un mezzo tra il 4 maggio e il 3 novembre e che non erano riusciti ad inserire la fattura nel portale, verrà data l’opportunità di richiedere il rimborso per il quale è in corso una stima e valutazione affinché tutti siano rimborsati.
Il terzo: un voucher non spendibile per mancanza di mezzi e chiusure per lockdown.
Dei 215 milioni stanziati, 99 milioni sono stati richiesti come rimborsi a mezzi già acquistati e ben 116 milioni di euro rappresentano l’ammontare dei voucher emessi e da utilizzare nella forma del 60% massimo all’atto dell’acquisto presso uno dei negozianti accreditati alla piattaforma e aderenti all’operazione. (l’elenco è consultabile qui: https://www.buonomobilita.it/mobilita2020/#/doveUsareBuoni)
Il voucher ha una validità di 30 giorni ma per esperienza diretta abbiamo verificato che, almeno presso i negozianti dei grandi centri urbani, il voucher non è di fatto spendibile, nemmeno nelle grandi catene di distribuzione, per mancanza di biciclette da acquistare e che devono essere consegnate contestualmente alla presentazione del voucher o ordinabili e consegnabili posticipate ma sempre entro i 30 gg. dall’emissione del voucher.
A questo si aggiunge il precipitare della situazione sanitaria nazionale con provvedimenti lockdown e molte regioni interessate ai provvedimenti poste in zona rossa, proprio dove i tassi d’inquinamento sono maggiori, come Lombardia e Piemonte.
Attualmente risulta letteralmente saccheggiata la fascia di mezzi del valore di poco superiore a 800 euro dove il vantaggio dello sconto del voucher da 500 euro è massimo: con 833 euro di fattura acquisto si ottengono i 500 euro di sconto voucher, corrispondenti al 60% del valore di acquisto, sborsandone, di fatto, solo 333 euro.
Gli ordinativi di bici Brompton sono bloccati fino a Aprile 2021 in quanto la produzione è del tutto prenotata e così accade per molti marchi di bici più blasonate.
Se quanto sopra potrebbe rappresentare un successo di fatto, sul breve periodo, non porterà grandi benefici poiché molti dei voucher saranno utilizzati comunque per mezzi diversi da quelli ambiti e magari di ripiego tanto per non mandare sprecata una ghiotta occasione di acquisto.
Oggi in ufficio un collega, vista la mancanza di biciclette adatte a lui o alla moglie, manifestava che, stante la carenza e la paura di rimanere senza mezzi da acquistare, aveva ripiegato nell’acquisto di un monopattino che non userà e che useranno i suoi figli nei vialetti del giardino condominiale con grande approvazione del produttore cinese, del panorama urbano che non vedrà un mezzo a motore in meno sulle strade come voleva essere negli intenti e dei poveri condomini interessati dal nuovo giocattolo dei pargoli.
E non sarà il solo!
Il quarto: Chi controlla cosa?
Già cominciano a fioccare, sui portali specializzati nelle compravendite online, quali Subito.it e simili, numerosi annunci di vendita. Si tratta di mezzi nuovissimi, alcuni inspiegabilmente il venditore scrivi “senza scontrino per regalo” oppure i più ingenui forniscono copie dello scontrino che mostrano il netto a pagare decurtato dello sconto ottenuto in fattura con il voucher.
Tutto così limpidamente alla luce del sole.
Si trovano Bici e monopattini di valore di 600/800 euro di listino dove il venditore che ha appena ottenuto uno sconto variabile tra 360 e 500 euro, per costi reali di acquisto sostenuti tra i 250 e i 300 euro e prezzo di rivendita “vantaggioso” di circa 500/700 euro con guadagni netti tra 250 e 400 euro. I mezzi più utilizzati per tali operazioni sono comunque i monopattini che vengono pubblicizzati ancora imballati.
Nell’esempio riportato una bicicletta viene venduta a 480 euro nuova da un utente privato. La stessa ha un prezzo di listino di 529 euro. Se il venditore ha usufruito di un voucher, l’ha di fatto pagata solo 211,6 euro e da questa cifra parte la base del suo guadagno fino a 480 euro del prezzo di vendita che propone. Sono decine gli annunci simili sia per biciclette che monopattini.
A quanto sopra si è aggiunto lo squallido mercato della rivendita degli stessi voucher offerti pubblicamente nei primi giorni al 30% di sconto dove un bonus da 500 euro veniva ceduto a 350 euro:
“trattabile” scrivevano.
Questo ha mandato su tutte le furie il Ministro Costa che ha informato la Procura che ha investito delle indagini un nucleo antifrode della Guardia di Finanza poiché il voucher è incedibile e ne è vietata la rivendita: si tratta di truffa ai danni dello Stato, falso in atto pubblico, sostituzione di persona, ecc.ecc.ecc.
Subito fatti sparire, alcuni titolari di voucher, non hanno gettato la spugna passando addirittura a proporli in cambio magari della bici che hai in vendita come accaduto al sottoscritto contattato da una decina di questi “furbetti del voucher” perché il “Genio Italico” non conosce confini di creatività, proponendomi il voucher come si trattasse di una mitologica banconota da 500 euro.
Il quinto. E coloro i quali hanno acquisto una bicicletta per muoversi in città prima dell’incentivo?
E per coloro i quali, senza che nessuno li incentivasse, avevano acquistato un mezzo sostenibile sia esso una bicicletta o un monopattino prima del 4 maggio, magari proprio per andarci a lavoro, cosa è stato previsto?
Il nulla!
La fattura deve essere emessa tra il 4 maggio e il 3 novembre, quindi, pur ricadendo l’acquisto nel medesimo anno fiscale, tutti gli altri sono esclusi dal provvedimento.
Come si dice? Cornuti e mazziati!
Per questi fortunati concittadini nemmeno un Cucchiaio di legno.
Il sesto: concretamente quanti di questi mezzi circoleranno sulle strade?
Al netto delle bici che rimarranno in cantina perennemente, di quelle rivendute, di quelle ultrasportive del fine settimana e di quelle comprate per la gitarella al parco della domenica mattina, quante saranno quelle che effettivamente finiranno a colorare i panorami urbani sempre più a sfondi grigio metallizzati dal lunedì al venerdì?
Come sarà possibile misurare l’effetto benefico del provvedimento oltre al dato legato all’acquisto del mezzo oltretutto in mancanza di una parallela, seria e funzionale rete infrastrutturale ciclabile?
Si poteva fare meglio? Si, senza dubbio: incentivare l’utilizzo e non l’acquisto.
Si poteva chiedere di utilizzare un’APP moltissime sono già disponibili e utilizzate da aziende che premiano i lavoratori che si muovono in bicicletta per recarsi al lavoro.
Un’APP che dimostrasse l’utilizzo effettivo durante la settimana lavorativa al lordo del quale, dopo tot mesi e tot km minimi percorsi una sorta di raccolta punti in base all’utilizzo sulla base del quale emettere un voucher, un rimborso, anche un credito fiscale, e non necessariamente un rimborso di acquisto che abbiamo visto quanti limiti nasconde.
Un incentivo reale riconosciuto solo ai reali utilizzatori in ambito urbano premiati solo dopo l’utilizzo comprovato, così com’era nelle finalità previste dell’operazione Bonus Mobilità.
Un premio incentivante da perdurare nel tempo e replicabile negli anni anche ai medesimi utilizzatori, perché alleggerire strade e polmoni dal traffico cittadino è responsabilità di tutti, amministratori per la parte politica e cittadini come parte attiva, magari in piedi sui pedali.
Marcello Perotta