Lisa Magnago è una di quelle donne che, anno dopo anno, continua a fare del bene al nostro sport. Ha preso parte a maratone praticamente in tutto il mondo e quando la vediamo correre, sembra non faticare mai.
In questi anni ci ha fatto innamorare della corsa grazie al suo approccio alla resistenza, alla sua capacità di saper sorridere anche sulle salite più impervie.
L’abbiamo raggiunta a ridosso di una domenica speciale, dove taglierà un traguardo incredibile.
Lisa come si fa a correre 200 maratone?
Sono (quasi) arrivata a questo traguardo In modo inconsapevole, e ammetto di averci pensato solo da meta di quest’anno, che inserendo qualche maratona in più a fine anno, potevo arrivare a festeggiare la mia 200 esima in una città dove sapevo di trovare tanti amici, ad una maratona, quella del tricolore a Reggio Emilia, (domenica 10 dicembre ndr), che è sempre stata molto speciale per me, come lo è Roma, Ravenna e Rimini, le “4 erre”, da me definite, le maratone immancabili dell’anno.
Iniziò tutto come un gioco, una sfida con me stessa, e quando non corro da pacer, per me, è ancora così. Una avventura dopo l’altra, ogni maratona, ogni lunga distanza, mi ha permesso di scoprire e imparare emozioni, sensazioni e lezioni nuove, oltre a farmi conoscere molte persone che fanno tutt’ora parte della mia vita e che rimango il regalo più bello di questa avventura.
Ti ricordi la prima maratona?
La prima non si dimentica mai. Era il 2007 e avevo appena corso la Roma-Ostia, la prima gara della mia vita, mi prendono ancora in giro per il gonnellino da tennis e le scarpe in cuoio da passeggio ai piedi. Arrivai al traguardo così felice e priva di fatica, che dopo sole 3 settimane ero al via di Maratona di Roma, senza esperienza né adeguato allenamento. Fu faticosa e meravigliosa, e l’arrivo uno dei più emozionanti. Come dico sempre a chi corre la prima, bisogna godersi ogni passo, poiché è una esperienza che resterà per sempre.
Cosa è rimasto di quel mistero faticoso che si è svelato km dopo km?
Paragono spesso il rapporto con la corsa come quello di una relazione affettiva, la si ama alla follia, ma ci sono momenti in cui ti vorresti staccare, ti fa arrabbiare, ti frustra, e poi ritorna la passione, il non poterne fare a meno. Un percorso tra molti momenti “alti” e qualche “basso”, salite e discese che ti portano a percorrere tanta strada e soprattutto a viaggiare tanto, sia nel mondo esterno che in quello del proprio io. E nonostante la tanta strada fatta, le stesse gare di anno in anno, continuo ad imparare, e fin quando esisterà questa dinamica, credo che sarò sempre in grado di rispondere alla frequente domanda del “perché lo fai?”.
Hai visto il mondo grazie alla corsa, c’è un volto che non scorderai mai e una strada altrettanto indimenticabile?
Per quanta facilità ho nel dimenticare i miei tempi di chiusura gara, ho incastonati nella memoria moltissimi volti e tantissimi luoghi percorsi correndo. Non dimenticherò mai mio figlio che mi aspetta all’arrivo della Sagrantino, gridando che sua mamma era prima assoluta, mi ricorderò per sempre l’euforia e l’incredulità alla partenza della mia prima Maratona di Roma, un signore sulla sedia a rotelle, senza le gambe, che a Berlino faceva un tifo incredibile e commovente, la gente lungo il percorso a New York che, stupita, mi gridava “Lisa and Baby”.
Il rumore dei ruscelli e le lucciole che si confondevano con il cielo stellato lungo le strade buie del Passatore, gli abbracci degli amici all’arrivo di innumerevoli gare, gli incontri improbabili tra i monti durante gli ultra-trail più impensabili, come il Malandrino in Emilia.
Poi ancora, le gare più particolari, come la Monza-Resegone che si corre in squadre formate da tre atleti e si arriva tenendosi per mano, nella notte su in capanna per poi scendere di nuovo giù a piedi all’alba, la Resia Rosolina, corsa quest’anno, una esperienza indescrivibile di amicizia e resistenza, la partenza di notte con i fuochi d’artificio dall’altra parte del mondo, alla maratona di Honolulu.
I viaggi con Ovunque Running, l’agenzia che mi ha accompagnato in tante trasferte all’estero e che mi ha permesso di incontrare runner provenienti da tutta l’Italia, le mie 13 maratone in 12 settimane in giro per l’Europa, e potrei continuare citandone molte altre ancora…
Sicuramente mi rimarranno nel cuore le persone che si sono affidate a me per le loro prime esperienze in maratona, quel poco che ho potuto dare, mi è spesso tornato con una valanga di affetto.
Perché a vederti correre sembra che in maratona tutto sia possibile?
Io credo che il mio traguardo, a breve, sarà il traguardo di molti amici che corrono anche da meno tempo di me, o, in ogni modo, chiunque voglia fare tante esperienze simili, ci arriverà senza troppe difficoltà. Quel che conta è ascoltare i segnali del corpo, quando si può spingere e quando è ora di una pausa o semplicemente di rallentare. Poi, tutti noi maratoneti, abbiamo tagliato il traguardo e dopo qualche secondo, ci siamo chiesti quale sarebbe stata la prossima. Con un pizzico di fortuna e fin quando c’è rispetto e passione per questo sport, tutto riesce!
Il senso di responsabilità di quel primo palloncino appeso alle spalle te lo ricordi ?
E’ un altro ricordo che tengo stretto nel calderone dei ricordi, era il 2009, quando la maratona di Pisa si correva ancora in primavera, faceva caldissimo, ero molto emozionata, avevo solo due anni di corse alle spalle e poche maratone in cantiere, ma avevo tanta voglia di condividere e sapevo di avere già un passo costante, ma più di ogni cosa, il desiderio di mettermi a disposizione di chi aveva bisogno di un riferimento e una persona vicina. L’arrivo in piazza dei Miracoli fu una delle più grandi emozioni, anche perché era la prima volta che tagliavo quel traguardo.
Hai mai detto “questa è l’ultima”?
Parecchie volte, sì, lo ammetto! Come menzionavo prima, ci sono momenti in cui le sensazioni non sono ottime, quando fa caldo ad esempio io soffro moltissimo, e non concepisco il correre non stando bene, la corsa è faticosa sì, ma il sorriso e la gioia non devono mai mancare, ed è proprio in quei momenti che dico “basta, mi do al Tango!”, poi però arriva sempre l’autunno, e mi rimetto le scarpette.
Cosa dice Sebastian della corsa di mamma?
Sebastian è un bimbo sportivo e pieno di energia ed è orgoglio di vedermi correre e tornare a casa con le medaglie, dando per scontato che ogni volta sia arrivata a podio. Ecco, la difficoltà sta proprio nello spiegare che la gioia della corsa non risiede unicamente nel risultato, e quasi sempre nella corsa non si esce vincitori, ma che per me, chi vince è chi si trova alla partenza e si mette in gioco, non solo chi arriva primo al traguardo.