Quando camminiamo (o usiamo un’auto) percepiamo il substrato (l’asfalto) in modo molto diverso da quando corriamo.
In quest’ultima situazione – soprattutto nelle gare – la superficie d’asfalto è analoga all’acqua di mare per i nuotatori: non è un elemento neutro ma parte integrante e sostanziale di tutta l’esperienza. Come l’acqua di mare non è soltanto acqua, l’asfalto non è solo un conglomerato di bitume ed altri componenti minerali.
Questa superficie, in tutte le sue sfaccettature deve essere percepita, conosciuta, vissuta, divenendo parte integrante della nostra realtà.
Non è un oggetto separato dal contesto ma, assieme al podista, costituiscono un unico soggetto “composito”.
Lo sa bene chi corre a Roma, laddove alla parte asfaltata fa da contraltare quella con i sanpietrini, generando una grande differenza del soggetto stesso.
La strada per divenire parte integrante del corridore deve essere “compresa”, prendere in considerazione ogni sua sfumatura ed imparare a “capirla” ad ogni nuova uscita.
Quando vi allenate in pista questa dimensione di conoscenza appare evidente, tanto che potreste correre ad occhi chiusi e sentire con i piedi tutto quello che – sapete – è sotto di voi. Ma quando correte in strada la storia è affatto diversa.
C’è una grammatica fatta di asfalto rovente, drenante, sdrucciolevole, bagnato, irregolare, crepato, bucato, con radici affioranti, etc.
Pensate, per un attimo, a quella “luminescenza” dopo che ha smesso di piovere, oppure a quei giochi di arcobaleni quando all’acqua si aggiunge la benzina.
Sono tutte sfumature di “consistenza” che si imparano a considerare negli anni e che guidano nel percorso verso quello più “vicino” a come siamo fatti noi, alla nostra postura, ai movimenti, alle infinite valutazioni che, in ogni istante, determinano la progressione in avanti.
Uno schema che, per ognuno di noi è diverso, come è diversa la sintassi alla quale facciamo riferimento e che risulta anche influenzato dagli altri schemi che si muovono intorno a noi. Altri podisti, altre grammatiche, altre sintassi, altre “fusioni” tra corpi e asfalto.
[Riferimento metacinematografico: David Cronemberg potrebbe girarci un film]