Le luci nelle case degli altri

Ogni anno che passa le luci di Natale degli altri sembrano tutte più splendenti. In questi giorni c’è entusiasmo nel palazzo, le luminarie accese sui balconi e nelle stanze animano un’ordinaria quotidianità.

Quando sono a casa mi piace stare in finestra e guardare le vite degli altri. In silenzio davanti alla grande vetrata della sala vedo tutto.

Il palazzo e il suo cortile sono mondi senza filtri. Le scene cambiano con le stagioni, così come i suoni che provengono dalle tante abitazioni.

Non serve molto per capire cosa accade, chi c’è dietro una luce accesa tutta la notte, il via vai dei ragazzi al terzo piano ogni sabato sera e il movimento di auto, sempre le stesse, ad orari regolari.

Un traffico ritmato da lavori e impegni familiari, presenze insolite e misteriose. Se si potesse seguire il filo che lega ogni abitazione alle tante vetture verrebbero fuori schemi indecifrabili a molti.

I coniugi Rossetti, al quarto piano, non ci sono mai, vivono di notte. Lui adesso sta disegnando al tecnigrafo con le cuffie e la moglie scrive al computer. Non hanno figli, la casa è interamente bianca e non ci sono addobbi natalizi. I mobili sono di pregio e appesa nella grande sala, c’è una tela colorata di rosso e azzurro che accende la scena di casa.

La Signora Elide del secondo piano va a dormire presto, è vedova e in casa, sul corridoio, c’è un grande albero bianco lasciato così senza colori, lo stesso albero che Pietro il marito addobbava con il figlio. Ora vive attaccata alla nipote, gliela portano alle 7.00 di mattina e se la riprendono alle 7.00 di sera. E’ sola ed è madre, infermiera e maestra di una famiglia senza contorni, senza punti di contatto, se non quel fardello che viaggia in una culla sempre addormentato.

Poi ci sono loro, la famiglia Bruni. Abitano al quinto piano. La casa è speculare alla mia e così, senza difese, so sempre dove si trovano anche quando sono fuori dalla vista della mia finestra.

Hanno litigato anche stasera, le luci del loro albero sempre accese, vivaci sono piene di fili colorati. I figli dormono. Lui lo incrocio rare volte. Il sabato pomeriggio escono tutti e quattro a fare la spesa al Carrefour in piazza.

Una domenica mattina, mentre uscivo per correre mi ha chiesto quanto mi allenassi. Due frasi senza partecipazione, una curiosità a senso unico. Non mi piace, ha il volto inquieto, mani nodose, un grande mazzo di chiavi appeso alla cintura, come ad essere il guardiano di una vita di altri. La moglie ha un negozio di abbigliamento due isolati da qui è bella e triste.

Stanno seduti sul divano, lei ha il volto sconvolto, ha pianto e guarda l’albero pieno di regali, non si parlano. Lui ha lo sguardo fisso sullo schermo del telefono, indossa una giacca nera pesante, si volta verso la moglie e grida, muove le mani nervosamente, ad un tratto uno scatto e si alza, viene di corsa alla finestra, mi vede e chiude le tende.

Buon Natale.

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso