L’arte della corsa di Sun Tzu

Da recenti ricerche documentarie, i sinologi hanno scoperto che Sun Tzu aveva scritto un breve testo dedicato ai soldati impegnati nelle guerre di movimento del periodo dei Regni combattenti (V sec. a.C.).

Le indicazioni del nostro Generale sono valide anche ai giorni nostri, in specie per i moderni guerrieri che calcano le nostre strade.

Sono cinque i fattori costanti applicabili anche nel contesto podistico: la Via, il cielo, la terra, il capo e la disciplina.

La Via, secondo il taoismo, è la forza che tiene insieme l’universo. Ad un tempo è sia l’origine di tutte le cose, dal vuoto, che la coerenza che unisce le molteplicità tra loro. In questo senso, è sinonimo di armonia. Non si può correre (né combattere), se non ci si trovi, nel costante riequilibrio dei contrasti, in una situazione in cui tutti i diversi e contrapposti elementi trovino una loro intima ragion d’essere.

Il cielo, non ha alcuna connotazione religiosa. Si tratta, molto più prosaicamente, del clima atmosferico. Prima di una nostra gara, non scrutiamo gli astri né effettuiamo vaticini, ma consultiamo 3bMeteo (e simili), per sapere, più o meno, cosa ci attende. Queste informazioni, a seconda della lunghezza dell’impegno, consentono di prepararsi a dovere rispetto all’abbigliamento. E’ risaputo che tra il troppo coperti o, al contrario, l’essere poco vestiti, si gioca una buona parte della performance. L’uomo prudente – si dice – vive due volte (nel nostro caso, corre).

Collegato al “cielo” vi è la “terra”. E non è una semplice metafora. La “terra” sono le condizioni ambientali, cioè, in altre parole, il percorso. Fate attenzione che il “percorso” non è costituito da un ambiente statico, ma risente, per l’appunto, dell’influenza del cielo. Un esempio facile. Un conto è correre un trail con bel tempo, altro è dopo giorni di pioggia battente. Il percorso è esattamente il medesimo, ma cambiano radicalmente le sue condizioni e, quindi, la preparazione necessaria. Ovviamente si sta generalizzando perché forse, in mezzo alle valli, è preferibile un clima tendente al freddo che il proverbiale sole che spacca le pietre.

Sul “capo” non è necessario spendere molte parole. In combattimento è, prima di tutti, il comandante, cioè colui che è titolato a guidare le truppe. In pace – e nella corsa, in particolare – il capo è il leader che, non necessariamente coincide con la figura di vertice della nostra squadra (il Presidente). Spesso la “guida” è la persona che, nel caso specifico, a dispetto di qualsivoglia “grado” formale, “incoraggia”, “spinge in avanti”, fa in modo che i compagni si sentano parte di un movimento, di una forza. Rappresenta non la gerarchia ma il collante del gruppo. Se è un leader vuol dire che questo ruolo nessuno glielo ha conferito ma lo ha conquistato, per suoi propri meriti, sul campo.

Infine, la disciplina che si distingue in due ambiti: quella interna e quella esterna.

Dal punto di vista interno, è sinonimo di dedizione, costanza, perseveranza. E’ la preparazione attraverso la quale si è pronti all’impegno. Dal punto di vista esterno, la disciplina viene vista da Sun Tzu come “contenitore” del coraggio che è costituito dall’impeto, dalla volontà di conseguire il risultato.

Il coraggio nasce da tre fonti. La prima è, per l’appunto, l’anzidetta disciplina, attraverso la quale abbiamo costruito le modalità attraverso cui ci esprimiamo dal versante atletico. Questo coraggio è duraturo perché si fonda sulla “fede nei principi” che non vacilla.

Il coraggio è anche dettato dalla forza bruta, cioè da una condotta legata, esclusivamente, dalle condizioni fisiche del momento. Situazione, evidentemente, molto variabile. Per comprendere il concetto basta pensare alle volte, nelle quali, inesperti (e senza disciplina), siamo partiti molto al disopra delle nostre possibilità di tenere l’andatura fino alla fine. Possiamo anche andare a 4min/km per un paio di chilometri, e negli altri 17 cosa faremo? Sapete bene cosa è successo.

Il nostro Generale, da saggio condottiero quale era, indica anche la terza fonte del coraggio: l’intossicazione. E’ il doping ante litteram, cioè la condotta commendevole di quanti, attraverso sostanze, si danno quello che altrimenti non avrebbero. Questa pratica è fuori dell’armonia e, inoltre, non è destinata a durare, dato che si risolve in un mero artificio. Nessun comandante ammette l’intossicazione dei suoi uomini. E, se per questo, neppure la Wada.

Saggezza antica che vale anche ai giorni nostri.

[Per dimostrare che ho fatto i compiti. L’ideogramma che simboleggia la “Via” si compone delle seguenti due parti: 辶 (zǒu), che significa “piedi” e 首 (shǒu) che significa “comandante”. L’insieme viene interpretato come “camminare, vigile e nel presente, come il condottiero cavalca su un sentiero”.]

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.