Con tutto l’entusiasmo del mondo siamo parte della ripartenza del podismo romano.
Dalle liste d’attesa di medici e cardiologici che hanno ripreso a pieno ritmo le visite per i certificati, alle squadre che stanno tornando a numeri pre covid in termini di iscritti.
Con un approccio accogliente e carico di voglia di stare insieme ieri eravamo a bordo pista con le tante squadre romane alla 23esima edizione dell’Appia Run.
L’avete provato anche voi quel déjà vu in quel vortice variopinto di chi ci è passato tante volte, di esserci visti e rivisti in mille altre gare ed eventi podistici sul tartan?
Certe situazioni quando le vivi capisci che a cambiare non sono loro, ma sei tu e dopo gli ultimi due anni hai la conferma che in quell’arcobaleno di squadre ti ci senti diverso.
Sarà che la mia squadra è cambiata molto e che c’erano tanti neo neo runner che non conoscevo. Che siamo un gruppo che punta molto alla performance e si dimentica a volte del vivere in modo scanzonato e alla “come viene” qualsiasi gara, il podismo che fa numeri e pensa poco ai numeri al traguardo.
Una cosa è certa, la coda lunga del covid per alcuni sta dando i suoi effetti in termini di aggregazione. Sì lo so che le competizioni sono in crescita, ma ieri c’era gente che la stessa gara la corre da 23 anni. Una manifestazione corsa in tutte le salse, seppur organizzata benissimo, me che per me ha esaurito il suo ciclo coinvolgente.
Da caracalla è giunto un segnale, una conferma che il mondo del podismo per come lo abbiamo vissuto in tanti anni, lo vediamo con occhi nuovi.
Sono andato alla ricerca delle ragioni che mi avevamo portato su quel traguardo dopo una bella faticata.
Per capirlo mi sono messo sulla linea di arrivo, intento ad aspettare mio padre, che sarebbe già la ragione perfetta per correre, ma al di là delle motivazione personali volevo essere un conforto a tanti che come me si sentono spaesati lì dove un tempo erano a casa loro.
Se è vero che ogni atto che viene compiuto senza motivazioni rischia di fallire, nella vita è necessario capire perché si compie una determinata scelta, quali sono i motivi, altrimenti viviamo di gesti rassicuranti, ripetitivi e basta.
Nel vedere coloro che tagliavano il traguardo con tempi molto alti, ho visto la loro felicità, i sorrisi, e le medaglie fissate nelle foto tutti insieme. Erano euforici per essere arrivati dove volevamo e inebriati dall’idea di rifarlo la domenica dopo.
Ecco, se è vero che a questo mondo alla fine ci somigliamo un po’ tutti, ho capito ancora una volta che loro sono come dovremmo essere ancora noi oggi: un po’ meno esigenti e un po’ più divertenti, senza vedere una distanza come una nemica da coprire nel minor tempo possibile, ma vederla come un’alleata per non sentirci isolati in mezzo a tutti.
Buone corse amici