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La mia Storia corrente

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La mia Storia corrente

UN GIORNO DI AGOSTO 2019

Io: “Pronto Antonella, ciao sono Rita”.
Antonella: “Ciao Rita come stai? Che succede?”
Io:“Sono al pronto soccorso di Terracina. Per un controllo. Non mi sono sentita bene stanotte.”
Antonella: “E’ sempre per quella cosa?”
Io :“Sì. Ho perdite sempre più frequenti e abbondanti”.
Antonella:“Fatti visitare e poi richiamami. Poi appena riesci rientra a Roma, facciamo un controllo anche qui in ospedale da me”.
Io: “Va bene. Comincio ad essere preoccupata però…”.

Questa telefonata avveniva non più di sette mesi fa, tra la mia ginecologa e me.

Da quel momento in poi la mia vita sarebbe cambiata. Perché quando ti viene diagnostico un Fibroma Mioma Pendulo maligno (sembra una filastrocca), per giunta una forma rara, la tua vita non può che cambiare.

Metabolizzare la faccenda è stato complicato lo ammetto. Avere mio figlio piccolo poi ha reso la cosa molto difficile. Perché vai subito a pensare al peggio.

Sarebbe stato facile cadere nella disperazione più totale.

Come pure non potevo sapere che dopo una settimana da quella telefonata i miei risvegli mattutini sarebbero stati diversi, pieni di forza e speranza e con tante fantastiche albe da vedere.

Ho iniziato ad uscire presto di casa per ritrovare me stessa, per capire perché a me fosse capitata tale cosa. Per trovare una motivazione.

E mi è venuto naturale avere bisogno di aria, e questo è successo prima camminando, poi camminando veloce ed infine correndo. Mi trovavo in vacanza, nella mia bella casetta a Sperlonga, e quelle mattine in solitaria, con il rumore del mare, mi hanno fatto innamorare della corsa.

Passo dopo passo. Infilarmi le scarpe quotidianamente ha significato ESSERCI, LOTTARE, con la voglia di vivere che spingeva a più non posso. E ho affrontato tutto di petto, proprio come quando corri, tu ti spingi in avanti, senti il vento sul viso, il tuo respiro che va con le tue gambe, sempre di più.

Non molli. Perché hai l’obiettivo di arrivare, di portare Te stesso oltre la linea del traguardo.

Quindi se da una parte mi impasticcavo di cortisone e ormoni e affrontavo qualche radioterapia, dall’altra diventavo dipendente dalla corsa.

La ritualità di ogni giorno in entrambe le situazioni mi ha resa invulnerabile, una sorta di Wonder Woman, e non solo, partecipare alle gare, (grazie ad un uomo speciale a cui vorrò sempre bene che mi ha invogliata a partecipare alla mia prima gara al Lago Di Vico).

Seppur con i miei tempi biblici, ha creato una me nuova ed eterna.

Una sorta di mito, solo per mio figlio sia chiaro, che ignaro di tutto ha visto una mamma diventare sportiva nel giro di un giorno e quindi “Mitica!”.

Così ho fatto con la malattia.

Ho spinto, come una forsennata, e ci ho creduto per sconfiggerla.

Per tre mesi e mezzo tutti i giorni, la corsa, la cura ed io. Eravamo un bel trio. E ho fatto il mio migliore PB di sempre. E magicamente tutto si è trasformato: dal piano personale, intimo, solitario, perché la malattia è tua e colpisce solo te, è passato al piano di un insieme, fatto di tanta gente.

Equipe medica, infermieri, volti e storie simili e più gravi.

E gente che corre, tantissima, che è positiva, pulita, che non molla e che ti sprona.

Ho impressi bene nel mio cuore come dei tatuaggi tanti di quei volti che non potete immaginare.

Il piccolo Flavio con la sua mascherina da Spiderman, Katy con i suoi 120 kg di amore portati con estrema leggerezza nelle punture, e Franca con i suoi sorrisi giganteschi ad accoglierti al reparto.

Michele con le sue cosce super sexy mentre corre, Antonino con il suo “Biondaaaa”, Zio Costa figo che sa di esserlo che fa Selfie come non ci fosse un domain.

Ale sorella di sfortune in amore e neofita della corsa come me, Ernesto che fa il portantino da una vita, Sandro che ti porta i biscotti appena fatti aspettandoti al parcheggio dell’ospedale.

Lucia che si butta a fare ogni volta i 21k senza paura e che ti suggerisce i bellocci in gara, o Andrea che con i suoi occhi blu ti fa sognare il mare ogni volta mentre corre.

Dario la gentilezza fatta persona che ti segue passo passo alle gare e che non importa che tempo farà lui perché ti deve stare affianco, e poi ultimi ma non ultimi mio figlio.

Stefano, i miei genitori, Debby and Giulia, Sir Guido, insomma tanti, tutti quelli che ho incontrato e incontro ogni volta che affronto una gara o un esame medico.

Correre e sconfiggere la malattia hanno dato un senso a questa mia vita terrena.

Una gratitudine continua che rinnovo sempre al sorgere del sole. Ogni qualvolta mi alleno o inizio a fare una gara.

E si dai, lo posso dire, mi sento più BELLA, come non lo sono mai stata. Con tutte le cicatrici che mi porto dentro.

E poi la corsa mi ha insegnato la disciplina, la correttezza, la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie capacità, una straordinaria determinazione che ti fa toccare il cielo con un dito.

La consiglio a tutti. Correte gente, correte sempre. Significa Amarsi e Amare. Non potrete che guadagnarci.

E detto da una neofita come me, non potrà che andare sempre meglio…