La MezzaMaratona di Roma. Ora c’è.

Non è certamente un segno di stile, ricordare troppo le opinioni personali. Ma chi scrive, in assoluta solitudine, era stato un fiero sostenitore dell’esigenza che anche la nostra Città potesse – come, del resto, tutte le capitali mondiali – ospitare una Mezza Maratona “ufficiale” da affiancare alla distanza regina.

La totalità degli interlocutori, non senza un pizzico di piaggeria, citava subito la “RomaOstia”, chiudendo la questione. E, invece, eccola qui, con il giusto “spirito” che è quello di “presentare” Roma ai turisti e, per giunta, correrci dentro.

Beh, tra i cantieri e tutti gli accidenti che caratterizzano una città in perenne ristrutturazione, vuoi per un motivo, vuoi per l’altro, ci salvano solo le vestigia dei tempi che furono sulle quali abbiamo ben pochi meriti, se non quello di pregare, assieme alla Santa Sede, che non crolli nulla. Con 17mila iscritti, il 60% dei quali stranieri, il successo – almeno quanto a riscontri – pareva scritto in netto anticipo. Poi, ovviamente, andava misurato alla prova effettiva dei fatti.

Organizzata come la Maratona, non senza ricorrere all’expertise di una squadra di professionisti (tra i quali, detto con orgoglio, i “bancari”), non abbiamo avuto grandi motivi di disappunto, tranne su una questione che si dirà al termine.

Le note positive. Pesco a caso, poco, per non dilungarmi. Anzitutto, bagni chimici (distinti per genere) come se piovesse. Non credo di averne mai visto un numero così cospicuo. Fortunatamente, dati i sampietrini, non ha piovuto e il tempo è stato proprio quello ideale per correre: leggermente umido ma nulla più.

Il percorso ha preso la parte “centrale” della maratona. Terme di Caracalla, Piramide Cestia, San Paolo fuori le Mura, Lungotevere (Moschea), Piazza Cavour, Piazza del Popolo, Via del Corso, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi, Colosseo, per finire a Colle Oppio. Una specie di tour che più turistico di così…

Tra le note negative, la prima è solo veniale, ossia le due salite (impegnative) al km. 6 e al termine. Nulla, però, da poter seriamente impensierire. Del resto è solo una Mezza e, in giro, si trova ben altro quanto a pendenze (La Tre Comuni e la Mezza dei Castelli, tanto per restare nella nostra Regione). Il contesto, però, è così suggestivo (cantieri a parte), che neppure ci si accorge delle difficoltà. Il sottoscritto, ad esempio, ha amabilmente conversato tutto il tempo con il Comandante.

La vera negatività, direttamente connessa all’arrivo in salita, è proprio quanto è successo una volta terminata la gara. Arrivare all’interno del Parco di Colle Oppio – dove era collocato il ristoro e le nostre sacche – non è stata una idea felice, allorquando il numero di podisti (compresi anche spettatori, accompagnatori ed altro) ha creato un ingorgo di mezz’ora, assiepati senza un goccio d’acqua. Non ci voleva un laureato al MIT di Boston per rendersi conto che, alla fine, 7-8000 podisti sarebbero arrivati un poco dopo le 2 ore.

Questo è stato un errore – più e più volte segnalato (es: alla Corsa dei Santi, con numeri ben diversi) – che non dovrebbe accadere. Dopo l’arrivo si deve dare, più o meno immediatamente, almeno l’acqua per evitare persone che stramazzino a terra per lo sforzo. Durante la nostra “fila” ne abbiamo contati tre, ma potevano essere di più (specie sotto il sole). Prima l’acqua; il resto può aspettare.

Al netto di quanto appena detto, il bilancio si presenta decisamente positivo, sicché ora anche Roma ha la sua bella Mezza Maratona. Buona, dunque, la prima. Speriamo di continuare così, … acqua a parte.

 

 

[Colonna sonora: Stoto, Point Blank (Ambient Remix); Boris Brejcha, Angel in the Sky (The Max Steel Paradise Remix); Boris Brejcha, Schleirwolken (Dmitry Gloshkov Remix); Adonis Fr, Friday Seance]

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.