Forse sarò di parte e il mio giudizio è troppo esposto, ma dopo 6 edizioni sono sempre più convinto che la Maratombola è uno degli eventi podistici più belli d’Italia, un cameo nel panorama podistico nazionale.
Una manifestazione che è una tappa fondamentale nella chiusura del nostro anno di corse. Gli vuoi bene anche se non l’hai mai corsa. Perchè dietro c’è gente che fatica come noi, non si perde in chiacchiere e polemiche inutili e fa solo bene al nostro sport.
La Maratombola è il ritrovo di una famiglia, la giornata di affetto e stima reciproca. Una tavola apparecchiata con tutto quello che abbiamo fatto nei 12 mesi passati.
Lo senti da subito anche se è la prima volta che la corri. La distribuzione dei pettorali con una lettera personale firmata da Mauro basterebbe per dire quanto amore c’è in ogni chilometro di preparazione.
Ma invece alla Martombola c’è tanto di più: il ristoro, tra i migliori in assoluto, le parole di sostegno ad ogni giro, correre con campioni del mondo o atlete che hanno fatto centinaia di ultra, per non dimenticare chi, ha dichiarato, di correrla anche solo per il ristoro finale.
Mauro firmani ci ha creduto da sempre, ha visto cambiare il vento, le persone accanto e nonostante tutto è rimasto al timone, tenendo la barra dritta, da vero capitano.
Sì perché la Maratombola ha risentito di acciacchi, malanni, invidie e nevrosi e ad ogni modo, come una madre attenta a premurosa, è rimasta al suo posto.
Ha atteso che la buriana passasse e ha fatto di necessità virtù come solo una signora, con tanti anni di gare alle spalle, ha saputo fare.
Lo sappiamo bene che nella vita, così come in gara, le crisi arrivano e poi passano e la cosa migliore è che restano solo i più forti o sarebbe meglio dire i più saggi.
La forza davanti a certe difficoltà della vita serve a poco, ciò che contano sono testa e cuore.
Ieri alla Maratombola non so cosa ha avuto più ragione, ma vi posso assicurare che di cuori forti ce n’erano a non finire.
Quello che mi piace pensare è che i 42,195 km di questa gara sono la semina della vita e può capitare a tutti di sbagliare, ma poi l’intelligenza fa la sua parte. Ti fa pensare, ragionare e credere che dalle crisi si possa venire fuori più forti e consapevoli.
Maratoneti non si nasce, ma ci si diventa e se siamo i paladini di questo sport bellissimo, ne dobbiamo fare anche tesoro, provando a comprendere il prossimo, evitare attacchi anonimi, giungere a confronti maturi tra persone consapevoli e argute, altrimenti non saranno servite a nulla le mille maratone che avete fatto e che farete da qui a 100 anni.
Però ricordiamoci sempre che la testa potrà aiutarci a finire la maratona più bella del mondo, ma se la usi solo per correre, mi dispiace amici miei la Maratombola non farà mai per voi.
Grazie a Mauro, Roberto Tognalini, Beppe Bizzarri, Roberto Loche, Cornelia e Christine Allendorf
Marco