Ogni anno si disputa una corsa di quasi 50 chilometri che dall’1 di notte parte da Riverside Park e finisce agli Stauch Baths di Coney Island. Finché: “Guerrieri? Giochiamo a fare la guerra?”. Vi ricorda qualcosa?
Ovviamente, The Warriors (I guerrieri della notte), la pellicola di Walter Hill del 1979.
La trama non serve affatto ricordarla in tutti i dettagli. In un raduno delle gang di New York, accusati ingiustamente di aver assassinato Cyrus, leader dei Riffs (e capo in pectore di una potenziale rivolta cittadina), vengono braccati lungo tutto il tragitto che, nella notte, i “Guerrieri” devono per-correre per rientrare nel proprio “territorio”.
Uno scenario ostile, nel quale, oltre a buone gambe, serve anche affidarsi alla guida di un codice d’onore (decidono di non togliere i giubbotti di pelle che costituiscono la loro “divisa” benché ben riconoscibile). La città è un deserto urbano attraversato dalle geometrie di luci e cunicoli della metropolitana, dalle “pozze d’oscurità” di cimiteri e parchi quasi vuoti. È una terra desolata, tetra, resa lucida da un recente acquazzone.
Nonostante siano passati alcuni anni, il contesto non è molto dissimile da quello che si potrebbe trovare in qualunque capitale del mondo, qualora, per un qualsiasi motivo, si debba attraversarla a notte fonda. Probabilmente non saremo inseguiti dai Baseball Furies ma, fuori di metafora, qualche losco figuro, machete alla mano, potrebbe uscire dall’ombra. La finzione, allora, prende la piega della realtà perché le città, la notte, sono davvero molto diverse da quando sono immerse nella piena luce. La notte è dei predatori dove quello più grande mangia quello più piccolo se, quest’ultimo, non sia sufficientemente veloce da sfuggire alla presa.
I nostri Warriors, sono uomini d’onore che, però, non possono fermarsi a dare spiegazioni. Intanto corrono verso casa e poi, con il conforto del proprio ambiente, se del caso, daranno battaglia. Una politica saggia che misura le forze ed il luogo. Senza perdere tempo in schermaglie, quelle “spintarelle” che non possono essere risolutive. Quando si corre, lo si fa sul serio (specie quando chi si ferma è davvero perduto) così come, quando si affronta un avversario, i colpi debbono far male.
Anche i colpi della società vanno schivati e restituiti. Emblematica, per chi la ricorda, la scena sulla metropolitana in cui Swan e Mercy si imbattono in alcuni giovani “bene” (i “borghesi”) di ritorno da chissà quale festa wasp. Lei si vergogna di essere un figlia proletaria, per giunta conciata malino. Lui invece li guarda con fierezza, certo che loro non potrebbero sopravvivere alla “vera” città notturna che non è esattamente quella dei dintorni della Fifth Avenue.
– “Nowhere to Run, guerrieri miei!”, chiosa la Dj che scandisce l’inseguimento scegliendo i brani giusti per commentare gli eventi. I guerrieri corrono ancora fino a quando, ristabilita la verità, il sole inizia a sorgere sull’orizzonte.
Provate a correre di notte e, in prossimità dell’alba, toccare con mano il “passaggio” da una situazione “pericolosa” a quella rassicurante dei “borghesi”. Una esperienza da guerrieri metropolitani anche se non siete nei sobborghi di New York.
– “Buongiorno a voi, Supermuscoli. La caccia ai Guerrieri è terminata. Quei ragazzi non avevano commesso il fattaccio su nel Bronx ed hanno dovuto correre tutta la notte…. Non ci resta altro da fare che mettere su una bella canzone…”