Era il 03 febbraio 2018 e stavo correndo, nella mia città natale, la Coppa S. Agata.
Mentre spingevo a morire, per fare il mio personal best sui 10 km, vidi sfrecciare accanto a me una lunga coda rosso fuoco, appiccicata a un corpo snello e scattante, punteggiato da tante piccole lentiggini.
Non ero l’unica, quel giorno, ad inseguire un sogno.
L’amazzone normanna dagli occhi verdi, che mi doppiò ben due volte in quella gara, era Patrizia Strazzeri, classe 1977.
La storia di Patrizia inizia molti anni prima, quando tra le medie e il liceo viene notata per le sue abilità atletiche e proposta come giocatrice di pallavolo. Lo studio però la tiene lontana dallo sport.
Sono anni dimessi, che Patrizia vive in famiglia immersa nei libri, un po’ all’ombra del fratello che dall’età di 6 anni si cimenta sulla pista di atletica del quartiere di Picanello, a Catania, dove abita la famiglia Strazzeri.
Intorno ai 18 anni, Patrizia vive una profonda crisi: l’ottusità di certi ambienti culturali e sociali, in cui l’essere donna è una preclusione allo sport in generale, ambienti che si badi bene non sono ancora stati debellati, non l’aiutano a liberarsi da una condizione di restrizione e solitudine.
Ma siamo a Catania, e nonostante sia profondo sud, le vie d’uscita ci sono sempre: basta saperle vedere.
E Patrizia vede la sua via di salvezza in un paio di scarpe sportive non proprio da corsa, che in una splendida mattina catanese, caratterizzata da un clima tiepido e dal luccichio di un mare piatto e accogliente, decide di indossare per percorrere il lungomare; forse intuendo che quell’andare, dopo qualche incertezza, l’avrebbe condotta, all’età di 21 anni, a diventare un’atleta.
Mentre i premi si accumulano in un tripudio di successi, oltre alla passione per l’atletica, ed agli amici di squadra, Patrizia incontra sul campo di Picanello, il suo futuro marito Enzo.
L’amore del suo compagno le svela la provenienza di quella luce che le ha suggerito di indossare anni prima quelle scarpe sportive, ma non ancora da corsa.
Enzo, infatti, la accompagna a percorrere le strade di Catania, dietro al fercolo di S. Agata, nei giorni della festa di febbraio fino a che alle soglie del capodanno 2018, Patrizia sente crescere dentro il suo cuore un grande sentimento di devozione e gratitudine.
Così dalla casa dove vive con Enzo, in Via Vittorio Emanuele, scende a Piazza Martiri e rivolgendosi ad Agata che è li raffigurata in una Statua posta in alto ad una colonna romana, a memoria del miracolo della peste, le chiede di aiutarla a realizzare il suo sogno: vincere, in suo onore, la coppa a lei dedicata.
La mattina della gara Patrizia sa di non aver seguito una tabella di allenamento preparatoria per i 10 km, ma con le sue scarpette, ormai proprio da corsa, la fede nel cuore e una ferrea fiducia nelle sue capacità, improvvisa un fartlek.
Risparmiando nel breve strappo in salita e sui lastroni scivolosi di marmo e pietra lavica, si butta in una corsa senza zavorre sui tratti veloci in piano e in leggera pendenza, divenendo la prima donna a tagliare, quel giorno, il traguardo.
Mentre io eseguo il mio pb in un sudatissimo 52 e qualcosa, Patrizia è già arrivata e festeggia il suo primo posto assoluto per un tempo di 41’e 40 con Enzo e tutta la squadra, la Atletica Fortitudo Catania, al suo fianco.
Il sogno è realtà.
E nello scrivere questo pezzo, provo un moto di orgoglio per questa donna minuta, che ha resistito e lottato, che è stata presa per mano ed alla fine, testimone con i suoi colori e la sua fede della storia e della forza di una città unica come Catania, ha vinto la sua gara di vita celebrandola nel modo migliore: conquistare la Coppa S. Agata.
Ciao Patrizia, mille altre coppe!
I premi di Patrizia: terzo posto campestre regionale nazionale assoluta 2013, campionessa regionale F35 nella 10 km su strada Capo D’Orlando, unica siciliana premiata come quarta di categoria ai campionati italiani master e nona assoluta su 380 donne, Trofeo Chico Simone (tuffo a mare e corsa), campestre nazionale macerata anno 2013 prima di categoria e 28 assoluta.
Note sulla Coppa S. Agata
La Coppa Sant’Agata si svolgeva giá il 2 febbraio di pomeriggio come riportato dalle testimonianze storiche di Carrera e di Guarneri nel 1641 e nel 1651.
Allora si chiamava Corsa del Palio.
La Coppa non ha attinenze col Trofeo Sant’Agata che era, invece, una corsa d’elite non aperta al mondo dilettantistico seppure agonistico.
La manifestazione é cresciuta di anno in anno, divenendo l’evento più significativo nell’ambito della settimana sportiva promossa dal Coni nel programma dei festeggiamenti agatini.
Via via il numero dei partecipanti è aumentato: nel 2016 poco sopra i 100 e nel 2019 circa 600.
Nel 2020 sarà alla sua quinta edizione.
Chiara Scardaci