Il Running in tv, una scommessa mai giocata fino in fondo

foto - Run Rome The Marathon

Oggi parliamo del Running in tv  o meglio di quello che vorremmo vedere di running in televisione.

La scorsa settimana sono stato ospite di una trasmissione televisiva che si occupa di Running.

AtletiCat – Nati per Correre, questo è il nome del format in onda su una emittente locale. Si tratta di un contenitore settimanale, fatto con tanta passione dagli amici della ASD Cat Sport e presentato da Samuel Di Giammartino e Patrizia Giacovelli.

Ogni volta che affrontiamo il tema del Running in tv si percepiscono i limiti del tutto italici di poter raccontare lo sport amatoriale, in particolare il podismo che da un lato ha grandissimi eventi di massa, una capillarità di assidui praticanti e lo scollamento con i canali main stream in televisione.

Nel 2017 ho scritto un articolo per il quotidiano Repubblica dove dalle dirette delle grandi maratone, alle trasmissioni delle emittenti locali, provavo a capire le difficoltà e le potenzialità della corsa in Tv-

Cosa è successo da allora, quanto podismo si vede in Tv?

Quanto ne vorremmo vedere e, cosa ancora più importante, in che format?

A livello nazionale la presenza è sempre esigua. S

In alcune regioni le piccole Tv locali fanno fatica, ma con impegno e tanta passione riescono a ottenere produzioni semplici e dal sapore antico. Raccontano di gare di provincia, coinvolgendo gruppi sportivi, organizzatori, facendo vedere ciò che siamo: il mondo amatoriale commentato con la voce di chi corre, entrando negli spogliatoi delle piste di periferia, filmando gli arrivi e le premiazioni dei campioni della domenica.

In Tv c’è sicuramente l’atletica leggera delle piste. Con le sue peculiarità è in grado di attirare l’attenzione: gare veloci e con fenomeni come le nostre medaglie a Tokyo che negli anni hanno alzato il livello di partecipazione televisiva.

Il tartan ha attirato sponsor importantissimi e creato eventi mediatici assoluti.

Per l’atletica italiana la televisione potrebbe essere un veicolo educativo in materia sportiva e aiutare un Paese “calciocentrico” a tenere alta la china dei medaglieri mondiali.

Ogni domenica si svolgono tante manifestazioni, il popolo dei runner riempie decine di eventi per tutte le età, ma molte scuole giovanili di atletica che conoscono il problema della fuga dei ragazzi dai campi di allenamento, magari verso attività meno impegnative.

Anche se negli anni abbiamo imparato ad ammirare la gioia della fatica, restando al gesto della corsa, e con la maratona a fare da punto di riferimento, purtroppo non esistono ampi margini di visibilità.

“Tra i grandi eventi, la New York City Marathon, la mecca di ogni podista, ancora fa ottimi ascolti. Dalle Olimpiadi alle grandi gare internazionali, servono voci che con la passione e la professionalità del giornalismo in grado di tenere incollato il pubblico alla Tv per 100 metri o per una intera maratona.

Il commento di una gara non è facile servono nuovi investimenti, una televisione che torni a produrre per lo sport e che non rimetta solo agli organizzatori la spesa della diretta.

Servono sponsor e un nuovo modello di narrazione, perché purtroppo di Stefano Baldini in testa alla maratona olimpica non se ne vedrà più per molto tempo. Crediamo che la ricetta possa essere quella di raccontare la corsa come fenomeno sociale, la passione di tanti.

Solo così la Tv recupererebbe un gap sempre più grande con il web.

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Più difficile è far percepire ad un pubblico generalista la bellezza di quei chilometri di gara. Soprattutto considerando che le maratone in tv difficilmente sono seguite da chi corre: strano ma non troppo, perché il popolo dei runner in quelle ore della domenica mattina spesso sta partecipando ad una gara o magari si sta allenando (maratona di New York a parte, considerando il fuso orario).

Potrà una Tv nazionale scommettere su una trasmissione con un taglio innovativo, con video di qualità, attraverso esperti che siano in grado di cogliere le mode, i temi, i luoghi del running? Sarà in grado di cogliere la dinamicità di uno sport che è cambiato e continua a cambiare?

A noi importa sapere come sta la pancia del podismo cosa fa chi vive un quotidiano fatto di impegni e famiglia, che la mattina all’alba corre tra periferie e traffico congestionato. Sono loro i campioni da raccontare, senza perdere di vista i fenomeni che volano a 20 chilometri orari. Ma dalle dirette sulle prime file delle maratone, purtroppo quel sacrifico di piccoli grandi atleti non emerge.

Le reti tematiche Rai fanno fatica a riempire i palinsesti con sport diversi da quelli più seguiti.

Ma è anche vero che in tanti anni non hanno mai rischiato con un programma che faccia capire la bellezza della fatica di una disciplina come la corsa. In molti, almeno una volta nella vita, hanno messo le scarpette e fatto il giro del parco sotto casa: per alcuni l’ambizione da runner è finita lì, ma per tantissimi non si è più fermata. Condividono ogni centimetro corso a tutte le ore, e sono la nuova linfa del running 2.0.

Pensiamo a format come “Sfide” di Simona Ercolani (Rai Tre), che ci ha raccontato tanti sport in modo nuovo, affascinante, a tratti epico. Qualcosa di diverso dai video motivazionali di Youtube, tanto cari agli americani, che fanno apparire ogni impresa alla portata di ciascuno di noi.

Un programma nuovo dovrebbe far percepire che per ogni metro conquistato in gara c’è tanto allenamento, e che si tratta del ritorno di un investimento sulla nostra salute. Non solo fisica.

Foto Maratona di Firenze

Si potrebbero trovare conduttori competenti e in grado di appassionare un pubblico di runner che forse ancora non si è riconosciuto in un programma televisivo. Naturalmente servono anche sponsor importanti.

Insomma, una trasmissione fatta di glorie e speranze, dati tecnici e curiosità. Un mix tra mito e realtà, impegno e passione.

Certo, resta una domanda di fondo: come si fa a raccontare quindici ripetute sui 400 metri in pista e dire che è tutto molto bello?

Probabilmente non serve arrivare a tanto: basterebbe far capire, passo dopo passo, che correre non è la soluzione a tutti i mali ma è un viatico per stare meglio. Ognuno con il proprio ritmo.

Un programma televisivo del genere avrebbe ritorni in termini di audience? Non resta che provare.

 

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Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso