In montagna d’inverno tutto quello che fai è complicato.
Se d’estate sei leggero, resistente e veloce, nei mesi freddi, con gli sci ai piedi, devi essere pesante come una botte per andare veloce.
Ciò che indossi è passato dai tutoni multicolor anni 80 ai tessuti tecnici di oggi, ma nulla è stato fatto per le mani: amici miei non c’è niente da fare, sono perennemente ibernate come poche volte nella vita.
Sciare è stare ore ore ore in piedi, dalla mattina presto, passando per il pranzo al rifugio con birre e panini che ti si inchiodano sulle gambe ma ti tocca riprendere a sciare.
Insonnolito, stanco e con i muscoli ingessati, devi solo che sbrigarti perché chiudono gli impianti e devi tornare al punto di partenza ma sei appesantito che nemmeno dopo il pranzo di ferragosto.
Tutto questo sbattimento lo fai con i piedi dentro due ceppi gelati.
Gli scarponi da sci fanno male, non ci sono cazzi, e non mi dite “spendi due soldi e comprateli boni” io li affitto e spero di prendere sempre il meglio, ma non basta perché non c’è tregua e devi soffrire in ogni angolo del piede.
Per essere più chiari è come se corressi una mezza maratona ma con due scarpe sinistre e per giunta un numero più piccolo, bello no?
Durante questi giorni di vita all’aperto anche i movimenti più semplici sono complicati: aprire una giacca, abbassare una zip, togli e metti 108 volte sti guanti, e poi lo scalda collo, gli occhiali da sole, il casco, il cappello quando non scii, carica e scarica la macchina, scongelane l’abitacolo.
C’è poi la questione pipì. Puntualmente a metà mattina, mentre sei quasi ad un livello accettabile di scivolamento sulla tua pista perfetta, ti scappa da pisciare.
In montagna esiste una lobbie, un gruppo di pressione che ha fatto in modo da progettare tutti i rifugi con il bagno a 65 scalini sotto il livello da cui ti stai pisciando sotto, ma non basta.
Una volta ritrovata la sensibilità alle mani, provato a trovare i bottoni, aperto le chiusure lampo e tutto il resto, una volta che ci sei riuscito e hai trovato tutto l’occorrente, via a dare il massimo con un bel sospiro di sollievo.
Il bello della montagna è che è una vacanza che ti isola dalla routine di tutti i giorni.
Ti proietta in un luogo che non esiste altrove se non per quei giorni.
Ma di fatto è un laboratorio sociale, una convivenza un po’ forzata e un po’ voluta ma necessaria per capire il tuo equilibrio fisico sugli sci e mentale con tutti quelli come te che vogliono solo vivere, insieme ad altri, la montagna, rispettandola e amandola ognuno alla sua velocità.
Marco Raffaelli