Ho corso con Claudia

correre 10 km da zero

Ai margini degli Europei di atletica, si è tenuta una gara di 10K (dal nome fantasioso, che deve essere costato fior di euro in spese di marketing: “Roma 10K”). Una ampia partecipazione ha calcato i sampietrini romani sotto una cappa di caldo da sciogliere un ghiacciaio. Ma non è questo il tema.

Il tema è che ho corso con Claudia. Poco prima del km 6, alla mia sinistra, una signora palesa la sua stanchezza derivante, come detto, da un caldo notevole (“Se mi tolgo qualche altro pezzo finisco nuda”) e, qui, scatta la sindrome del Buon Samaritano. Si tratta di un imperativo categorico: si fornisce l’aiuto, anche non richiesto, che serva a mitigare la difficoltà nel completare una gara.

La strategia è semplice, lasciando perdere che, nel caso di specie, si sia trattato di una gentile dama (vale anche nel caso che il bisognoso faccia parte del sesso forte), la si “stordisce” di parole, di modo che, segua il flusso dialogico, assecondi il passo, e non si renda conto scientemente del passaggio del tempo (e dello spazio).

Quando si è vittima della fatica, infatti, il cervello “rema contro”, fornendo tutta una serie di stimoli negativi, in grado di incrementare il disagio. Non è colpa, ovviamente, del cervello perché questo organismo risponde agli stimoli che riceve, direttamente o indirettamente, da noi. Se ogni cinquanta metri attacchiamo la solfa: “Che caldo!!”, come pensiate che debba regolarsi il sistema che gestisce la “macchina”? Inevitabilmente, vi asseconda in quella condotta che, per autoconservazione, risulta consona al pericolo manifestato. Vi induce a fermarvi, a lasciare stare, riempiendovi di pensieri negativi che, poi, fungono da alibi per una decisione che – crediamo – di aver preso volontariamente.

Proprio sapendo ciò, il cervello va “distratto”, va portato fuori strada, con una serie di artifici fisico-logici in grado di recare quella confusione che gli impedisce di prendere (suggerire) una soluzione.

E’ sufficiente prospettare una bella doccia fredda all’arrivo che “voler” arrivare al traguardo diventa più importante di prendere atto che “si muore di caldo”. La prova provata è stata la Claudia che, in procinto di fermarsi e proseguire camminando, non solo non si è fermata affatto ma, dopo aver “puntato” una tizia dei “bradipi” (dietro indiretto suggerimento), non pensava ad altro, cioè al momento in cui l’avrebbe superata. Tanto si era “svagata” che, ad un certo punto, non siamo in grado di sapere che fine avesse fatto il “bersaglio” ma, nel mentre, si è accodata Ida, con l’impegno che 200 metri prima la progressione la si doveva fare. Insomma, il “suggerimento” è stato quello di accelerare. Ed entrambe le donzelle, mesmerizzate da un criminale matricolato, esattamente al “comando”, hanno accelerato finendo in bellezza. E, dire, che si volevano fermare al km 7.

Il Buon Samaritano ha fatto il suo dovere (che poi è un piacere). Il dio dei podisti, quando sarà il momento, renderà la cortesia facendo giungere il soccorso atteso, perché è una ruota che gira e quello che si offre alla fine torna.

 

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Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.