Guardare (e vivere) lo sport

Sulla rubrica “Il caffè”, Massimo Gramellini qualche volta la azzecca e qualche volta un pochino meno. Beh, come tutti, del resto.

Il pezzo di oggi è dedicato allo sport, con alcuni elementi sui quali possiamo anche convenire. Il nostro sostiene che, oramai, i più guardano lo sport solo se “predigerito”, in “quelle pappine di due minuti, massimo tre, che adesso si chiamano highlights”. Per chi non lo sa, in pochi minuti, viene zippato un “best of …” (al posto del puntini: manifestazione del momento). Come per lo storico “90º minuto”, la partita di calcio è condensata nei soli gol; gli altri sport, secondo la rispettiva caratterizzazione, sono ridotti alle sole parti salienti.

A detta di Gramellini, lo sport richiede anche il tempo, ossia la condivisione tra lo sportivo (il tennista, per esempio) e chi lo guarda. Secondo me – e voi sarete senz’altro d’accordo – si è dimenticato di una parte sostanziale. Ciò che è davvero importante non è guardare lo sport ma farlo in prima persona; solo così si può meglio apprezzarlo, per interposizione, nella veste di “spettatori”.

Sarà capitato, per motivi che lasciamo perdere, che non abbiate potuto partecipare ad una gara e, per una volta tanto, avete fatto parte del “pubblico”. Non siete, però, un viandante che passa per caso e – poniamo – vi imbattiate nel passaggio della Mezza “notturna”, dove date una fugace occhiata, per pura curiosità, nel mentre ordinate un cono gelato da tre gusti. Voi siete un individuo che “sa esattamente” di cosa stiamo parlando e “partecipa” alla situazione sportiva con quella consonanza non solo affettiva ma, soprattutto, disponendo degli strumenti esperienziali per poter “vivere” (seppur indirettamente) le stesse sensazioni.

Un “semplice” spettatore, senza aver praticato lo sport che guarda, questo non può saperlo e, allora, tanto vale che, onesto con sé stesso, perda il minor tempo possibile. Tanto deve solo fare una chiacchiera da bar il giorno dopo. Colui che ha praticato lo sport, invece, lo guarda con occhi completamente diversi, in cui il tempo della visione non ha alcun particolare peso specifico. Le parti mancanti dell’intervallo temporale sono infatti elaborate congiungendo milioni di frammenti tratti dalle esperienze che sono state vissute.

Avrete compreso e, quindi, non mi dilungo oltre. Se non ho mai giocato a tennis (o sono una schiappa conclamata) che guardi dieci minuti o tutto il match ha una rilevanza del tutto minimale. Resto uno che “guarda” e basta. Se, al contrario, avendo sputato il sangue sulla terra rossa, so di cosa parliamo (al netto delle questioni “professionistiche” che ci sono precluse), la visione ha, inevitabilmente, un pathos completamente diverso.

Mi dispiace Massimo, ma hai perso una occasione: lo sport bisogna praticarlo, non solo guardarlo.

[Riferimento: M. Gramellini: Gli highlights e la vita, in Corriere della Sera, 8 giugno 2024, prima pagina)]

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.