Immaginate cosa è passato nella testa di quei ragazzi davanti al dischetto del rigore.
Quanti campetti assolati e polverosi hanno rivisto nei loro ricordi. Quanti allenamenti senza fine e infortuni che azzeravano ogni volontà.
Ieri sera tra le loro gambe è passata una responsabilità più grande della vittoria stessa. Li avevano, fin da subito, issati sul carro del riscatto necessario a far venir fuori l’Italia da un dramma che la sta sfiancando da mesi, che fatica.
Senza mai gridare al successo, con la testa bassa hanno pedalato su ogni salita e sono arrivati in vetta da soli.
Una squadra che si è formata attorno a un grande tecnico che li ha incollati al progetto di tante vittorie.
Hanno affrontato la partita isolati e protetti da interferenze esterne, hanno pensato solo a scendere in campo, puri e concentrati.
Noi appassionati di sport, tifosi e praticanti con la capacità evocativa dello fatica, la sentiamo sulla pelle e nel cuore sempre.
Allora ciò che conta è che ieri siamo stati noi il centro di gravità permanente del trionfo atteso.
Gesti scaramantici e ripetitivi con gli amici per voler sgonfiare la tensione e nel contempo abbiamo alimentato la voglia di vincere e sperare di farlo.
Arrivare a un passo dal trionfo è vita e sacrificio, è aver creduto a un sogno che è iniziato sotto casa e ha preso forma nel tempio del calcio.
Siamo fatti così noi italiani, abituati troppo spesso all’epica dei drammi, delle delusioni e poche volte pronti a sollevare la testa con la gioia dei risultati di un paese.
Allora, questa volta, fateci credere a lo sport come frontiera della rinascita sociale, mezzo di trasporto delle nostre felicità dentro e fuori i campi di calcio.
Perché come disse il nostro Sandro Pertini all’indomani della vittoria in Spagna nel 1982
“Ma che ci sia una sosta nelle preoccupazioni, nella tristezza e nelle insoddisfazioni: che ci sia un po’ di sosta! Dopo sei giorni di lavoro viene la domenica, no? Chi ha lavorato sei giorni avrà diritto di andarsene con la famiglia a gioire sulla spiaggia, in montagna, o altrove. Che gli si deve dire? Oh, ma come mai gioisci? Guarda che ti attende il lunedì!”
Allora godiamocela tutta, anche oggi e buon lunedì amici.