Giuro che questa è l’ultima…

Quante volte lo abbiamo detto? E sempre dopo un metro dalla linea di arrivo. Poi però, il lunedì mattina, sei già con la testa alla prossima maratona …

Perché tutto quello che ci piace ce lo viviamo sempre un po’ prima.

Pettorale-treno-albergo ecco cosa c’è a ridosso di uno start.

Una macchina ben rodata e a pieno regime. Tritacarne delle migliori intenzioni.

Di fatto la tua è una minestra riscaldata di un amore che si è avvizzito e che speri di rinverdire ogni volta che dici:

”dai questa volta sarà diverso”.

La fatica di puntare un giorno preciso in calendario. Il bisogno di non perderti nel mare magnum delle gioie podistiche altrui ti farà correre la tua cinquantatredecima maratona.

-Bello è?

-mh

Vabbè, ma veniamo al grosso del lavoro. La parte sporca del pettorale, l’unto della parannanza di questo piatto speciale lungo 42km

Te lo sei sturato tra estate è autunno. A partire da una valanga di chilometri, levatacce, infortuni, rinunce a tavola, massaggi,  cambio scarpe, gare e tutta la tua migliore volontà per arrivare sulla linea di partenza come se fosse la prima volta.

Ma in cuor tuo lo sai che non potrà più essere come era un tempo, perché come dici sempre “non c’è mai una seconda possibilità per rivivere una prima volta perfetta.”

Allora provi a lavorare di fantasia, ti impegni con distrazioni a margine. Ci scrivi su chilometri di racconti, ne parli ai profani per convincere loro e ancora di più te stesso che sarà un amore perfetto.

Speri che tutte le endorfine mediatiche potranno smuovere quel fascino d’altri tempi, la sana follia di correre senza pensieri.

Ma niente, eccoti che vaghi dentro l’Expo tra calzini, gel, scarpe e volantini, con i piedi gonfi come due zampogne.

Tu vorresti solo il tuo divano, un telecomando e la serenità di un fine settimana in cui lasci il cervello sul comodino fino a lunedì mattina.

E invece, all’alba di domenica, chiudi mestamente la camera dell’albergo.

Un cielo carico di nuvole ti chiede disperatamente di tornare a letto. Ma tu sei di legno massello e felice come un babbeo sei nella hall dell’hotel con canotta, pantaloncini, pettorale e giberna carica di turbo gel.

Moderno combattente delle fatiche senza senso.

Foto-sorrisi-pronti-partenza e via

Corri e rincorri il tuo traguardo, imprechi e ti innamori di una città che è la perfezione stilistica nel mondo. Fai di necessità virtù e scopri nuovi angoli delle strade e della tua mente.

È solo grazie a questo connubio che sei arrivato sotto il traguardo, felice come un bambino insieme ai tuoi amici a gioire con te, per tutto il bello che una maratona è ancora in grado di darci.

Grazie Firenze

 

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso