È iniziato il percorso per giungere preparati all’appuntamento della prossima Maratona di Roma. E il vostro cronista – dato il lauto rimborso spese – era presente, assieme a più di 250 persone.
Dopo una previa iscrizione (attraverso una macchinosa procedura di Endu), alle 8.00, con una temperatura frizzante, ci si ritrova di fronte alla Basilica dei SS. Pietro e Paolo per ricevere le dovute istruzioni che si possono compendiare come segue: non intralciare quelli che vanno più veloci e non farsi asfaltare dalle auto. Il percorso – di 1,1K attorno alla Basilica – nonostante fosse chiuso al traffico (con tanto di vigili) ha dovuto tener conto della smania dei residenti di prendere l’auto. Non c’è stato verso di “costringerli” a restare in casa, almeno fino alle 10.
Visto che la partenza era prevista per le ore 9.00 vi chiederete cosa sia successo a partire dalle 8.05.
Sotto la guida di Federica (capa-pacer), è stata illustrata l’iniziativa “Rome is Woman” per favorire la partecipazione delle donne all’attività podistica: se corrono tutto il giorno, tra un impegno e l’altro, potrebbero anche farlo, per loro stesse, in pantaloncini… (e wonderbra della Mizuno).
Erano presenti anche due “vip”: Annalisa Minetti, ben nota al nostro mondo in scarpette e Giorgio Carcaterra sul quale non bisogna aggiungere altro. Annalisa e Giorgio, più che graditi ospiti, hanno corso con noi.
A seguire, la presentazione dei pacer (con velocità dai 4/km ai 8/km, più tre livelli di fit-walking), la foto di rito e, dopo un giro “di prova”, è iniziato l’allenamento sulla distanza di 10K, corrispondenti a 9 giri del suddetto percorso.
Assieme al Comandante e Francoise ce la siamo presa comoda; più chiacchiere che corsa vera e propria, ogni tanto doppiati dai gruppi con velocità superiori, tra i quali – va da sé – i pacer dei 4/Km, in triste solitudine.
Sofia manifesta la sua preoccupazione, per la sua prima maratona, perché si annoia a correre da sola. Teme, infatti, di non raggiungere una “tenuta” sufficiente a finirla. L’esperienza degli anziani ogni tanto soccorre. Per trovare compagnia è sufficiente individuare dove si allenano i runner (il nostro percorso, essendo segnato, con le distanze sull’asfalto, è chiaramente utilizzato) e, individuato l’orario giusto, non faticherà a trovare momenti di condivisione.
Il problema dei 42K resta comunque uno scoglio insormontabile. Non ho mai conosciuto nessuno che, in allenamento, nel periodo precedente alla sua prima maratona (ma anche delle altre), abbia acquisito una diretta esperienza di una tale distanza. Ma, anche per l’imponderabile, c’è un trucco. Chiaramente, dopo aver disputato alcune Mezze, è pacifico che questa distanza sia conseguibile, sicché, in maratona, al km 21 è certo che si arrivi.
L’obiettivo è, allora, arrivare prima al ristoro del km 25 (che è ‘solo’ 4K dopo la Mezza) e puntare decisi verso il traguardo del ristoro del km 30. Si osservi che parlare di “ristoro” non sia del tutto casuale. Fatto ciò, basta pensare che, anche camminando, più o meno in un’ora e mezza, si arriva al traguardo.
Questa consapevolezza (cioè la ragionevole certezza che si possa fare), consente di suddividere la maratona in tre “blocchi” gestibili: la Mezza, il traguardo del km 30, ed il resto. Il “resto” comprende l’emozione del primo traguardo sulla distanza regina. Vi guardate dentro, con tangibile emozione, per dirvi: “Ma come ho fatto?”. Eppure, la medaglia certifica che tutta la fatica non è stata spesa invano.
Vale la pena di ricordare che la maratona è una gara di corsa (non di camminata, tranne per il fit-walking che è tutt’altra faccenda) ma, quello che conta, è ammortizzare l’incidenza dell’ignoto. Per la prima volta è l’unica cosa che conta. Dalla seconda maratona in poi non è seriamente dubitabile che 42km siano fattibili ed allora si ragiona d’altro (inutile qui anticipare).
Qualche ulteriore notazione per chiudere.
1) Al termine dell’allenamento chi voleva poteva registrare un breve pensiero su “I gladiatori alla Maratona di Roma” (non era esattamente in questi termini, ma il senso era quello). Qui intravedo delle vistose lacune sulla storia antica. Era meglio riferirsi ai pretoriani perché i gladiatori, non correvano affatto, e nel Colosseo ci morivano: come augurio, non è proprio il Massimo (Decimo Meridio).
2) Per i partecipanti è stato reso disponibile un “buono” per ritirare un gadget sportivo da Cisalfa Sport (non sappiamo cosa fosse: l’abbiamo barattato con un caffé).
3) Con estremo piacere ho potuto salutare Gianluca Adornetto perché – come sapete – la “sua” 6 Ore di Roma è una gara che andava inventata (e qualcuno l’ha fatto con bravura da rimarcare), per la quale sono disposto a pagare qualsiasi importo.
4) L’unica nota stonata. Un “chimico” era necessario, probabilmente proprio per le nostre donzelle.
Il prossimo appuntamento è fissato, per il 21 dicembre, al Foro italico: saranno 15K. Per ulteriori informazioni sono sicuro che, navigando qui o lì, sappiate cavarvela egregiamente.