Ci sono stati anni in cui apparecchiavi la tavola con i piatti della Tre Comuni ed era colorata e pinea di argomenti interessantissimi su cui discutere.
Parenti annoiati che fingevano attenzione davanti alle tue cronache sportive, “i monologhi di papà”, li chiamavano.
Tu non mollavi e arrivavi fino al traguardo, fino alla fine, fino al caffè e ammazza caffè compresi.
Domani avremmo corso la Tre Comuni, una gara che non è la più impegnativa del calendario, di siuro la più esigente.
Il tracciato come lo metti, lo metti, è sempre uno sparticque: la fai bene ti esalta, soffri ti abbatte.
Alla Tre Comuni spesso è nuvoloso e fa freddo e i colori che vedi sono quelli delle maglie dei tanti atleti a testa china sull’asfalto, il resto è marrone della natura in letargo e nero colore della strada.
Il percorso è guida e mentore e ti fa capire le ragioni per cui si dice che il running è uno sport senza compromessi..
In casa, i giorni prima della Tre Comuni è vissuto come un periodo di quaresima. Si pensa solo alla domenica che verrà. Ogni aspetto logisitico è funzionale a non far stancare papà che ha La Tre Comuni, (detto a mezza bocca in segno di rispetto e finta devozione)
Tu vivrai l’attesa come un giocatore di scacchi prima della finale contro Anatolij Karpov.
Ti aggirerai per casa senza sentire nessuno, evitando incarichi pesanti e accompagni in orari notturni.
E giunto al sabato sera, dopo cena, non ti troverà più nessuno perché alle 21.00 sarai già a letto che ripassi tutte le precedenti edizioni, prometti a te stesso che questa sarà diversa, non andrai a premio ma di sicuro avrai altro da pontificare al prossimo pranzo con i parenti.
Intanto in lontananza senti chi, snervato ma finalmente soddisfatto apostrofa al resto della famiglia
“…fate piano, papà dorme che domattina ha la Tre Comuni”