Sono nata sotto un segno di fuoco, con il vento tiepido dei pomeriggi d’aprile e il freddo delle mattine, che ancora devono capire che è primavera. Il caos è la mia terra. E quello sarebbe stato il mio destino. Sono Elisabetta, una runner, una sommelier, una bevitrice “forte” di champagne, e una cuoca, oggi. Sono stata tutto quello che non credevo di poter essere. La mia vita è costellata di Ex.
Sono stata la “EX PERFETTA”: ex adolescente, ex stilista, ex direttore di enogastronomia di un giornale on line, ex responsabile di una nota champagneria, ex ballerina, ex tennista, ex fidanzata, ex compagna, ex fumatrice, ex organizzatrice di cene, ex troppo buona e infine sono stata un expat in terra Americana.
La mia storia è il caos e un turbine di avvenimenti emozioni, up and down, felicità e tristezza, allegria e senso di impotenza soprattutto davanti alla pandemia del secolo.
Questa è la mia storia.
“A Giugno decisi che era il momento di cambiare. Presi appuntamento dal nutrizionista e iniziai a perdere peso. Non mi piacevo. Buttavo la mia rabbia sul cibo. Il primo appuntamento fu illuminante.
Mi chiese : “dimmi cosa mangi?”
Gli risposi: “Non mangio frutta, ne verdura, mangio poco ma tutto in prodotti conservati, formaggi, insaccati, dormo poco per via del lavoro e faccio pochissima attività fisica”
Sorrise e mi disse: “ bene, sei sulla strada buona per morire presto e male”.
Così decisi di prendere in mano la mia vita, e non di farmi travolgere da lei.
Ho iniziato a correre.
Prima come capitava, tanto, ma con tempi lunghi. Poi decisi che anche là dovevo essere seguita e così presi un allenatore. A novembre ho iniziato ad allenarmi con costanza, con fatica, tanta. Andavo a letto la notte tardi mi allenavo la mattina ed ero esausta. Ma felice. Solo io so bene quanti sacrifici, quante unghie ho perso, quante vesciche e quante volte mi sono violentata per alzarmi dal letto e andare a correre.
Ieri la mia prima gara. Ho corso sotto i 6 minuti arrivando 43 nella mia categoria e 183 su tutte le donne presenti. E ora, mi vado a prendere Roma.
Questo è quello che scrivevo a Febbraio nella mia prima gara con una squadra,
Go running di Roma.
In programma c’era la Roma Ostia, poi la maratona in solitaria Di Tromso, quella bella dove corri con il sole di mezzanotte, poi Berlino e infine per i miei 50 anni mi sarei regalata New York.
Anche lei festeggiava 50 lustri.
Insomma mi ero allenata tanto e avevo programmato tutto. Poi il baratro più profondo chiamato Lockdown. Per un periodo di tempo a Roma, si poteva correre in solitaria, ma nella mia zona c’era chi faceva le foto degli “Untori” e le postava su Facebook.
Quindi andavo all’alba, con l’ansia che mi attanagliava ogni volta, poi anche le corse in solitaria sono state vietate. E allora mi sono data da fare con l’allenarmi fisicamente, programmavo come se fosse un lavoro la mia attività, schede zaini pieni di libri per gli squat, giravo per il riscaldamento intorno ad un tavolo, ma avevo trovato la quadra. Poi luglio mi sono imbarcata per tornare a settembre, niente sport niente attività se non qualche bagno rubato al mare all’alba.
Non vedevo l’ora di rimettermi le scarpe ai piedi e provare quella sensazione di piena, completa ed estasiante gioia che si prova solo dopo aver corso, sotto il getto della doccia calda. E invece… primo infortunio, nervo sciatico infiammato, massaggi e osteopatia mi hanno aiutato a non cadere in una profonda crisi. Poi un po’ di voglia se n’erà andata e così decisi di partecipare a delle gare virtuali. E così che ho ricominicato a riprendermi quelqualcosa che avevo perso. Il sentirsi potenti, quando non sei nessuno, padrone del mondo, della tua vita, dell’attimo che dura quei pochissimi minuti. Che di solito scoccano quando schiacci “the end” sul tuo orologio.
E’ un secolo strano il nostro, posso dire di aver visto cose fuori dal comune che racconterò ai miei nipoti, un papa che si è dimesso, un presidente Afroamericano, uno degli attentati più terribili di questi secoli, le Torri Gemelle.
Ma la cosa più sconvolgente che verrà trovata sui libri di Storia del futuro, sarà il Covid 19 che ha colpito tutti noi, compresa me.
Oltre alla corsa, da quel giorno in cui il Presidente del Consiglio Conte quella sera di Marzo ha parlato alla nazione, tutta la mia vita è cambiata.
Ho superato una prima crisi nel 2011, dove dal giorno alla notte mi sono trovata senza lavoro, senza uno stipendio senza avere la possibilità di ricollocarmi. Ma ce l’ho fatta, mi sono rialzata e ho cambiato vita: ho fatto del mio hobby un lavoro, diventando responsabile di una nota champagneria Romana.
Nel 2015 anche Appartamento9 che è nato con l’idea delle cene sociali, cene fatte di persone che non si conoscevano e si sedevano allo stesso tavolo con l’idea di raccontarsi, tra un bicchiere di vino e un assaggio.
Un mio amico mi scrisse una volta dopo essersi seduto al mio tavolo:
“Hai fatto sorridere molte persone. Le hai coccolate, amate, educate. Hai permesso a dei perfetti sconosciuti di essere perfetti sconosciuti. E cioè se stessi. Ed è il regalo più grande che puoi fare a qualcuno che nella vita è qualcuno, quello di farlo diventare nessuno. Anam, e cioè senza nome”.
Poi Marzo 2020. L’8 marzo ho tirato giù la serranda della Champagneria per il lockdown e mi sono ritrovata a non ritirarla più su. Appartamento9 si è spento con l’impossibilità di sedersi vicino, la distanza fisica ha tolto il piacere di condividere e di relazionarci con le persone. Anche se lo desideriamo ardentemente, la paura, giustamente o no, ci ha bloccato.
Il Virus mi ha tolto quasi tutto, stabilità economica, emotiva e alcune persone care.
Dall’altra mi ha regalato anche tanto.
Mi ha concesso il tempo, cosa preziosa e poco considerata. Mi ha dato la possibilità di rivalutare il “Less is more”, di fare pace con me stessa, di perdonarmi, di ritenermi una grande fortunata, avendo poco ma un tetto dove poter dormire e una doccia dove lavarmi, di avere un piatto caldo da mangiare.
Ho perso metà della mia vita a vedere quello che non avevo ma soprattutto, avevo perso di vista le miriadi di cose che per me sono scontate ma che per molti sono tutto.
Durante questo periodo, ho trovato accanto a me nei momenti di sconforto una nuova amica che mi ha sorretto e spronato quando ero completamente in balia delle onde, mi sono ritrovata a non avere la possibilità economiche per poter svolgere i lavori che dovevo fare, ma ho trovato amici che mi hanno aiutato lavorando, a cui ho riconosciuto questa capacità di prendere in cambio un pranzo o una bottiglia di vino.
Ho ritrovato il baratto come formula di scambio.
Questo periodo, che io considero un’ultra trail nel deserto, con il caldo cocente e le salite sulla sabbia senza ristori, mi ha fatto rivedere, riformulare, ricredermi in una delle regole fondamentali che sono la base della felicità di una persona: perseguire i propri sogni.
Oggi Appartamento9 si è trasformato, grazie anche alla IAD italia, in una microimpresa alimentare, ho aperto la partita iva, mi sono iscritta alla Camera di Commercio, Inps, ho stravolto la mia casa, ho eseguito la SCIA ed è diventato un laboratorio,dove produco, come dico io “cose che ti rendono felice se sei triste”: pasticceria e pasta fresca.
Mi ritengo un artigiano del gusto.
Io non lo so di preciso se sono una folle o una visionaria, o forsel’unica che si è trovata a guardare a questa pandemia come un’opportunità, ma ad oggi posso dirvi che sono felice del poco che ho, più di quando credevo di avere tutto.
PS.La Maratona di Mezzanotte quella di Tromso, avete presente, quella che corri di notte ma è giorno, in una delle nazioni più belle del mondo, ecco… Io la farò!
Facebook: Appartamento9
Elisabetta Tappi