Eleonora Cassalini e il lancio di un sogno

La prima volta che misi piede in un campo di atletica avevo nove anni.
Iniziò tutto quando cominciai a frequentare dei corsi pomeridiani multi-disciplinari che si tenevano in una piccola palestra situata all’interno della mia scuola.

Fu una vera scoperta.

Facevamo di tutto: giocavamo, correvamo come matti e intanto muovevamo i primi passi verso le specialità della atletica leggera. Devo dire che, data la mia indole ribelle, testarda e non facilmente gestibile, queste attività, che ancora erano giochi propedeutici, riuscivano a farmi sfogare del tutto.

All’età di dieci anni l’istruttore mi mise in mano una palla medica da 2 kg e mi disse che dovevo lanciarla il più lontano possibile. Dimostrai di essere più potente di quanto mai l’istruttore potesse aspettarsi.

Non smisi mai comunque di correre, saltare o marciare, ma i lanci si dimostrarono una disciplina a me parecchio congeniale. Dopo i lanci con la palla medica, il mio istruttore ci insegnò a lanciare il vortex e anche in quelle occasioni si stupì delle misure che riuscivo ad ottenere.

Non dimenticherò mai il primo campionato italiano in cui partecipai proprio alla gara di vortex. Con il tempo iniziai ad allenarmi anche nel lancio del peso, ottenendo numerosi riconoscimenti.

Mi piaceva andare alle gare, dove incontravo tutti i miei amici e vivevo con loro esperienze indimenticabili. Gli anni passavano ed io crescevo con questo meraviglioso sport nel cuore.

Dopo il vortex e il peso, iniziai ad allenarmi nel giavellotto, poi nel martello e infine nel disco. Il lancio del disco fu quello che più di tutti catturò la mia attenzione.

Mi colpiva l’armonia del gesto, l’eleganza e la coordinazione dei movimenti che dovevano combinarsi in un mix perfetto per la resa massima.

Iniziai a cambiare il tipo di allenamento che divenne più completo, complesso e ricco di esercizi. Non era più un gioco.

Arrivarono i primi obiettivi in vista dei campionati italiani ai quali ho sempre partecipato e arrivarono le prime frustrazioni e delusioni nelle giornate di gara o di allenamento in cui non riuscivo ad esprimermi al meglio.

Intanto gli anni passavano e molte delle persone con le quali ero cresciuta e che avevo conosciuto alle gare abbandonavano l’attività sportiva.

Io, invece, continuavo a crescere, le mie necessità aumentavano, ma l’interesse principale rimaneva solo uno: lanciare il più lontano possibile.

Persi molti amici perché spesso mi invitavano ad uscire la sera e io non potevo seguirli o perché mi allenavo o perché, al termine degli allenamenti, ero stremata e dovevo dedicarmi allo studio.

Non mi sono mai arresa e penso che mai mi arrenderò. A febbraio di due anni fa ho vestito la prima maglia azzurra. A settembre dell’anno scorso, dopo che sono stata costretta a rallentare con gli allenamenti per via della pandemia, è arrivata la vittoria più importante della mia vita.

Sono riuscita a vincere i campionati italiani in un momento storico veramente difficile ed è stata una gioia indescrivibile. Oggi, indipendentemente dalla classifica o dal punteggio, mi muove ancora la stessa passione che avevo dieci anni fa.

Attualmente non solo non smetto di allenarmi nonostante gli impegni si siano triplicati, ma sto studiando per allenare e trasmettere la stessa passione che mi è stata trasmessa.

Vorrei far conoscere e far appassionare alla mia disciplina bambini e ragazzi di tutte le età. È un peccato che non ci si soffermi a capire qualcosa in più riguardo il meraviglioso mondo dei lanci. Purtroppo, per molti, l’atletica si riduce ad essere solo corsa o salti, nonostante nasca proprio dai lanci.

Nell’antica Grecia la disciplina più antica era proprio quella del lancio del disco. Basti pensare alla statua più famosa e prodotta nel V secolo, che raffigura proprio un discobolo in preparazione al lancio: il discobolo di Mirone.

Purtroppo questo mondo non lo si conosce o lo si conosce poco, e non si immagina nemmeno la fatica che può esserci dietro la preparazione di un lancio.

Tante volte infatti, mi trovo a dover smontare certi stereotipi:

”I lanciatori sono tutti di grossa corporatura” oppure ”I lanci sono la disciplina più semplice, basta solo lanciare. “Più forza hai e più lanci lontano”. Ovviamente nessuna delle affermazioni precedenti è vera.

Nel mondo dei lanci non è importante la corporatura, ma la concentrazione, l’armonia, la leggerezza e l’efficacia. Ogni giorno, infatti, almeno dieci volte al giorno, il mio allenatore mi urla contro che si lancia con la testa.

Tante volte mi sono sentita dire che non potevo lanciare il disco, perché non ho il fisico giusto. Secondo voi li ho ascoltati?