Il bicchiere d’acqua delle 16:30 è il giro di boa nel pomeriggio in ufficio di Silvia, il secondo della giornata. E’ tornata oggi dalla vacanza al mare e la sua pelle ha lo stesso colore dell’inverno. Con la sua amica Cinzia sono in pausa nella sala meeting, lavorano insieme, scrivania attigua, lavori identici.
Entrambe sopra i 45 anni e i 70 kili, vite in casa con genitori anziani ed esigenti. Un rapporto, il loro, in eterno conflitto, consapevoli di essere un sostegno nel loro tempo libero, anche se non hanno nulla da liberare. Ordine rassicurante Silvia, logorroico rapporto con il prossimo Cinzia.
Due schemi che spesso si annientano a vicenda.
Cinzia ama due cose nella vita, la Roma e i libri fantasy. Ha delle cose sulla sua scrivania, nessuno si permette di toccarle, faldoni pieni di tutto, ingombranti e polverosi, come i due enormi seni che poggia sul tavolo la sera dopo le giornate trascorse al telefono. Ha un neo sulla guancia destra, un taglio di capelli cortissimo e un profilo mediorientale.
Silvia non ama, ed è così da 19 anni in ufficio. Un planning sulla scrivania che compila meticolosamente tra medicinali da prendere, visite mediche da fare e scadenze aziendali.
Accanto alla scrivania ha un mobile su cui tiene la sua borsa, sempre nella stessa posizione, la giacca è appesa dietro di lei. Ogni ora estrae la trousse per ripassare, davanti al piccolo specchio, il trucco e il lucida labbra. Infine, sulla destra della tastiera, ci sono: un ventaglio, due penne e gli immancabili occhiali da vista chiusi nel fodero.
Il suo racconto della vacanza non concede distrazioni e Cinzia, mentre legge i diversi sms della sorella maggiore, stancamente ascolta.
Silvia non sopporta il caos delle spiagge. Al mattino arriva presto ai bagni Luisa sul Lungomare Gramsci di Porto San Giorgio. Alle 9.30 è già seduta sulla sdraio intenta a leggere la cronaca di Roma de Il Messaggero. Non ha mai cambiato giornale, lo ritiene colmo quanto basta, pettegolezzi compresi. Salta sempre l’oroscopo e la pagina di cronaca politica. Uno sguardo allo sport, ma solo per commentare con Cinzia al telefono i risultati della campagna acquisti della Roma.
La mamma scende dalla pensione Aurora alle ore 10.00 in punto. Indossa un vestito a fiori molto largo e un cappellino tinta unita messo un po’ di traverso.
La seconda sdraio è per lei, in ombra e posizionate entrambe nella terza fila degli ombrelloni accanto alla passerella. Terminate le procedure per spalmare la crema solare a schermo totale, si siede e apre il nuovo numero de La settimana Enigmistica.
Inizia con la rubrica “Leggendo qua e là” a pagina 4, per poi concentrarsi su due schemi di parole crociate facilitate a pagina 9, infine per “rinfrancar lo spirito… …tra un enigma e l’altro” alle pagine 42 e 43, è l’appuntamento immancabile per sollevare l’umore.
Trascorsa l’euforia grammaticale, madre e figlia alle 11.30 sono pronte a tornare alla pensione al di là del lungomare. Attraversano la strada e sono con la testa al pranzo che sarà servito nella piccola veranda sul giardino interno dell’albergo.
Salgono in camera, fanno una doccia, indossano un abito leggero, e alle 12.25 attendono che il signor Amerigo, il proprietario dell’hotel, gli dia il via per potersi sedere e farsi servire il primo piatto. Mangiano in silenzio, composte e pensierose.
Come sempre il Professor Liberti passa accanto al loro tavolo, le saluta con un mezzo inchino e fa la solita domanda, “come era oggi il mare signorina Silvia?”. Lei lo guarda e lo saluta con un cenno della testa concedendo la sua risposta, formale, semplice sempre uguale: “faceva troppo caldo per restare, ma non era affatto male”. Un sorriso e attende che l’anziano professore si segga al suo tavolo, sotto la finestra, accanto alla grande radio da cui ascolta il radio giornale delle 12.30. Silvia si volta verso la madre e con un ghigno sbuffa feroce con la bocca.
Il loro pomeriggio trascorre in veranda, solo il gelato delle 17.30 restituirà quel poco di dolcezza a due vite messe in fila da sempre e senza sapori.
La sera ha il suo rituale, immutato: una fettina di carne di vitella, una insalata, acqua liscia e delle mele cotte. La sala tv della pensione Aurora le sta aspettando, con le loro due poltrone libere e due grandi cuscini bordeaux sopra, e intanto il vecchio televisore è già sintonizzato sul terzo canale e la sigla di Un posto al Sole sarà l’unica immagine splendente di una vacanza senza calore.