Donatella al Passatore con il “coraggio e la spregiudicatezza di un brigante”

Donatella Torre è una di quelle donne che vive il running nel modo più semplice e autentico che io conosca.

La notte tra sabato e domenica, dopo 12 ore e 25 minuti, ha tagliato il traguardo del suo primo Passatore.

Una 100 km come ha dichiarato all’arrivo corsa “con il coraggio e la spregiudicatezza di un brigante”

Una gara durissima, mitica, che ha affrontato con la consapevolezza che prima si vince con la testa, poi con le gambe.

Appassionata, metodica, instancabile, Donatella si allena con costanza e coinvolge tanti amici nel Parkrun del Pineto, dove è ormai una figura di riferimento.

– Foto4go

Il sabato mattina, che per molti è solo un momento di svago, per lei è diventato un rito, un impegno che incarna lo spirito più genuino del podismo amatoriale romano.

Lei, che insieme al marito e ai suoi tre figli riesce a incastrare lavoro, famiglia e sport con un equilibrio che pare impossibile, è il volto di un approccio alla corsa tanto umano quanto ispirante.

Il suo sorriso, la sua voglia di esserci sempre, di condividere, l’hanno resa una vera portabandiera del movimento “Piano ma arriviamo”, una squadra e una filosofia che ha fatto correre tante donne dentro e fuori il contesto agonistico.

La seguiamo da tempo: nei suoi allenamenti, nei sabati mattina al Parkrun, nelle giornate dense di impegni che, come per tutti, sono il contorno inevitabile della passione sportiva.

Ma c’è qualcosa di più. Perché come sosteniamo da sempre, una donna che scopre la corsa in età adulta non è come un uomo che lo fa.

Una donna che mette l’allenamento in cima alla lista delle priorità quotidiane non lo fa per trascurare il resto, ma per onorare sé stessa. Quando la vedi correre all’alba, per le vie ancora buie della città, sta facendo del bene a sé stessa — e anche a chi la aspetta a casa.

Pensateci bene, prima di giudicare.

Riflettete su quanto a lungo gli sport di endurance siano stati considerati un’esclusiva maschile. Così come nel mondo del lavoro: se un uomo fa tardi in ufficio, “lavora tanto”. Se lo fa una donna, “non è mai a casa”.

Chiediamo lo stesso rispetto. Chiediamo di smetterla con le sentenze, con gli stereotipi. Di lasciare spazio a chi riesce a fare tutto senza sentirsi in colpa per nulla.

Una donna che corre, pedala, nuota, fa yoga, canta, balla… lo fa anche grazie a chi le sta accanto. Perché i grandi risultati, nello sport come nella vita, si costruiscono sempre in squadra. E poco importa se chi ti sostiene è a bordo pista o sugli spalti.

L’importante è non creare ulteriori barriere tra i nostri mondi. Lo sport è il cardine delle uguaglianze — almeno fino allo start. Dopo, provate a starle dietro… se ci riuscite.

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso