Dallas Oberholzer ha 49 anni e ha una passione sfrenata per lo skateboarding, lo pratica dal 1985 quando in Sudafrica, il suo paese d’origine, c’era ancora l’Apartheid.
“Era la cosa più vicina a cui potevamo arrivare, una po’ come sognare di essere su una tavola da surf in California”.
E da quando ha iniziato ad allenarsi non avrebbe mai pensato che un giorno lo skateboard sarebbe diventato una disciplina olimpica.
E si perché Oberholzer nonostante la sua età ha partecipato per la seconda volta alle Olimpiadi, in pratica da quando questa disciplina ha fatto il suo debutto ai giochi olimpici di Tokyo 2020.
Ma a Parigi Dallas Oberholzer non era il concorrente più anziano a fargli compagnia c’era Andy McDonald di 51 anni.
La sua performance è stata tra le più memorabili. Si è presentato con una t-shirt, pantaloni fino al ginocchio, gomitiere e un paio di Nike Blazer Mid. Il suo look un po’ contrastante con i suoi lunghi capelli bianchi e la barba incanutita, fa un po’ strano e pensi sia uno scherzo… E invece no… Poi si è esibito… sullo skate, una discreta rigidità quella che si può avere a 49 anni che lo ha distinto dai suoi giovani avversari, tra cui un sedicenne danese, un diciassettenne australiano e due diciottenni.
Differenza evidente non c’è dubbio, ma in pista il rispetto per la sua esperienza era visivamente palpabile. Un ragazzo di 49 anni in una disciplina che agli occhi di molti “ ma che cavolo c’entra con le Olimpiadi, ma che sport è? “ Scegliere questo sport sugli sport tradizionali infatti lo ha fatto sentire sempre come un emarginato, ma è diventato il suo rifugio.
Anche ora, dice che la gente lo guarda con stupore mentre si allena.
Sul viso sogni di gloria, con la stessa vivacità che può avere un adolescente al suo primo trik. Sugli spalti la sua famiglia a fare il tifo e probabilmente anche qualcuno a casa. E allora poi capisci perché essere lì per lui era davvero importante perché il suo esempio ha dimostrato che lo skateboarding, praticato da quasi un secolo, non è solo per i giovani: Oberholzer era lì per rappresentare gli esperti ( d’altronde quando lui ha iniziato a praticare questo sport questi ragazzi non erano ancora nati), mostrando che non è mai troppo tardi, perché la passione non ha età.
Si capisce che la cosa più importante non era vincere, sarebbe stata un’impresa titanica e di questo ne era consapevole, ma partecipare. E questo è nello spirito Olimpico ormai lo sappiamo tutti no?
Dallas incarna lo spirito del vecchio punk quello che contraddistingue i ragazzi degli anni 80. Ma lui era li a rappresentare tutti i ragazzi nati negli anni 70, che hanno inseguito una passione, ne hanno fatto uno stile di vita, hanno sognato e intrapreso strade senza sapere dove sarebbero arrivati. E pensare che quando ha iniziato a skateare, mancavano ancora 36 anni prima che lo skateboarding diventasse una disciplina olimpica, e probabilmente non avrebbe mai immaginato di vedere quel giorno.
«Alle prossime Olimpiadi ci saranno solo 14enni già fisicati che si allenano in palestra», dice.
La sua presenza a Tokyo e a Parigi è stata motivata dal desiderio di portare una mentalità da veterano. «È spaventoso perché lo skate ha sempre avuto a che fare con la libertà, il potersi esprimere in modo alternativo, farlo a modo tuo».
Oggi Oberholzer si sente davvero fiero di essere arrivato alle Olimpiadi, dopo una vita in cui gli è stato detto molte volte che era “troppo vecchio per skattare”.
Cosa fa nella vita Dallas Oberholzer
Dopo aver attraversato diverse fasi della sua carriera da skater, oggi si dedica principalmente a costruire Skate Park, pur mantenendo viva la sua passione. Usa lo skateboard per raggiungere i bambini dei quartieri difficili, per tenerli lontani dalla droga e dalle bande e aiutarli a sviluppare abilità. Con L’Indigo Youth Movement da lui fondato, ha costruito diversi skatepark e rampe. E Grazie allo skate ha scoperto anche quanto questo sport sia in grado di coinvolgere i più giovani e tenerli lontano dalla strada, favorendo l’integrazione sociale.