Oggi, 19 marzo 2020, è la festa del papà, ed io come tanti altri, non posso abbracciare mio padre che vive a soli 400 metri da casa mia.
Da 9 giorni l’Italia è in quarantena, siamo tutti in “zona rossa”, è stata dichiarata la pandemia e il Governo, giorno dopo giorno, sta adottando misure sempre più restrittive della libera circolazione di ogni individuo sul territorio italiano.
Siamo tutti degli animali in gabbia, soprattutto chi come me è abituato ad uscire di casa all’alba per sedute di allenamento di corsa, più o meno intense.
Mi manca l’aria, mi manca il sole, mi mancano i miei genitori, mi manca mia sorella, mi mancano i miei amici, mi mancano gli abbracci e i baci, mi mancano le strette di mano, mi manca prendere freddo in scooter la mattina, mi mancano le strade di Roma.
Mi mancano i viaggi che dovevo fare, mi manca il Tribunale, mi manca il mio lavoro, mi manca poter sussurrare nelle orecchie e guardare dritto le persone negli occhi, mi manca passeggiare, mi manca persino il traffico di Roma e mi manca la pioggia, quella che mentre corri ti picchietta incessantemente il viso.
Il mio elenco di “mancanze”, come quello di chiunque oggi, potrebbe essere più o meno lungo, ma le chiacchiere stanno a zero: dobbiamo stare a casa!
Sembrerà strano, ma il mio mondo in 42 metri quadri, oggi, continua a girare, perché il mio cuore è pulsante e la mia testa pensa all’inverosimile.
Si è già detto che questo periodo ci sta facendo ragionare su tutto quello che, sottovalutato ogni giorno, abbiamo di buono nelle nostre vite.
Viviamo dando molto per scontato e, a volte, sopravviviamo alle nostre giornate lavorative senza soffermarci su molti aspetti delle nostre singole vite e sulle persone che ci circondano.
Non ho certo voglia di scrivere un “pippone”, non voglio evidenziare tanti problemi, collaterali e anche un bel po’ superflui, sorti in questo momento, né voglio scrivere di molte tematiche che gli uni un po’ contro gli altri ci stanno portando a fare delle piccole battaglie.
Non voglio ricordare tutte quelle cose che ho sempre voluto fare per la prima volta o ricominciare a fare di nuovo, perché lasciate da parte e che, una volta terminata questa emergenza, inizierò o riprenderò a fare.
Voglio solo ricordare a me stessa che sono una persona fortunata, perché giorno dopo giorno, mentre continua questa “chiusa”, faccio tesoro del passato e ho ancora la possibilità di vivere il presente e progettare un futuro!
Oggi mi va di essere felice per questo, credo non sia poco.
Auguri a tutti i papà vicini e lontani…e a quelli che sono in cielo ma che guardano con amore dall’alto i propri figli.
Stiamo a casa che solo così andrà tutto bene.
Chiara Catalani