Corsa perfetta/Corsa imperfetta

Galateo della corsa

Da letture per diletto traggo lo spunto di questo pezzo. L’argomento è legato alla negoziazione (quella che gli anglosassoni chiamano mediation e che, alle nostre latitudini, come “mediazione” significa però tutt’altra cosa).

Contrariamente a quanto si può ritenere, nella mediation la ricerca dell’equilibrio tra le diverse istanze delle parti non è la divisione paritetica di Salomone, quanto la percezione, di ciascuno dei due contendenti, dell’identità di valore di porzioni che, normalmente, sono diseguali. Segue un esempio inventato sul momento. La posta in gioco, nel nostro litigio, è complessivamente stimata 1.000 euro. Salomone direbbe 500 euro a testa e la storia si chiuderebbe qui. Peccato che, così facendo, entrambi i contendenti restano insoddisfatti e manterranno, nel futuro, la sensazione reciproca che sotto ci sia stata una bella fregatura.

Parlando separatamente con le parti, il negoziatore scopre che una delle due vorrebbe qualcosa di diverso che l’altra può rendere disponibile. Ecco, allora, che la posta in discussione viene suddivisa diversamente: ad una andranno 750 euro mentre, all’altra, 250 euro ed un biglietto per il concerto degli XYZ (che costa circa 150 euro). L’equilibrio raggiunto, come si vede, prescinde dal mero dato economico (il biglietto del concerto fornito dalla parte potrebbe essere stato ricevuto gratuitamente) e ciò consente future relazioni potenzialmente positive, considerato che entrambe le parti hanno conseguito ciò che “era giusto per loro” e non ciò che risulta astrattamente corretto secondo l’opinione “simmetrica” di Salomone.

Come applicare questi concetti alla corsa?

Nella logica della “singola” gara non vi è dubbio che ci sia qualcuno che vince e molti che perdono. Le regole non possono essere infrante, perché costituiscono una “disputa” a somma zero, come sono soliti dire gli economisti. Nella “somma zero” uno vince e l’altro perde. Inevitabilmente si crea la differenza tra chi “realizza” il risultato e chi, semplicisticamente, si accontenta di costituire “cornice” all’eccellenza altrui. Nei giochi a somma maggiore di zero, c’è invece un surplus da distribuire ed abbiamo appena visto che è maggiormente performante ampliare la percezione della torta prima di tagliarne le fette. Cambia, per certi aspetti il gioco che, invece di essere chiuso in un universo definito, si apre alle prospettive future. Nel gioco “imperfetto” c’è ovviamente chi vince ma agli altri non perdono, perché per loro ci sono altri valori che compensano ampiamente le scarse possibilità fisiche.

La maggior parte di noi disputa la corsa “imperfetta”. Sono in gioco altri aspetti che non si riducono al solo “vincere”. Vincono in pochi ma, gli altri, non sono meri partecipanti, quanto i “vincitori” di uno sport più ampio, nel quale il vero obiettivo è quello di continuare a correre. D’accordo, sono un tapascione, ma vuoi mettere il divertimento di “puntare” a battere un mio “simile”. Che importa se vado a 6min/km se il mio avversario va a 6,1min/km?

Nella vita – e non solo nelle attività sportive o negoziali – vale di più continuare a “giocare” piuttosto che ridurre il tutto a “Io vinco; tu perdi”. Specie se, ovviamente, è molto probabile che rientriamo tra quelli che non vincono la gara.

[Nota: a Roma si dice: “Ariconsolamose co’ l’aglietto”, ossia se il raccolto va perduto salvare almeno l’aglio (usato, in tempi andati, più per finalità terapeutiche che culinarie) è sicuramente meglio di niente!]

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.