Correre è facile, organizzare una gara no

Gianluca Calfapietra tra i più attivi e innovativi organizzatori di manifestazioni podistiche e di triathlon

Ogni volta che partecipo a una gara podistica, che sia una 10 km, una mezza o una maratona, mi trovo a vivere un’esperienza intensa, fatta di fatica, emozioni e soddisfazioni personali.

Ma c’è una cosa che, ormai da anni, purtroppo mi lascia sempre un po’ perplessa: la pioggia di critiche che inevitabilmente piomba sull’organizzazione della gara.

“Mancava l’acqua al ristoro del decimo chilometro”, “ Non c’erano più spugne al vattela pesca esimo” “Le medaglie, quando sono arrivato io, erano finite” , “Il pacco gara era troppo povero”, “sempre più costose ste gare per quello che offrono” “Le strade non erano chiuse bene”, “Le griglie di partenza erano disorganizzate”. E l’elenco potrebbe continuare all’infinito.

Dopo ogni evento, i social si riempiono di commenti al vetriolo, di accuse, di lamentele che spesso sembrano più un’abitudine consolidata che una reale necessità di miglioramento.

Eppure, mi chiedo: quanti di noi si fermano a pensare a quello che c’è dietro una gara podistica? Quanti riflettono sul lavoro che inizia mesi e mesi, se non un anno prima, per organizzare tutto? La burocrazia da affrontare, i permessi da ottenere, le strade da chiudere con la collaborazione di decine di enti, la logistica dei ristori, le maglie, le medaglie, la sicurezza, la gestione dei volontari, la pubblicità, le iscrizioni… tutto questo ha un costo, un peso, un impegno enorme.

I volontari sono il vero motore di un evento – foto – Run Rome the Marathon

E chi lavora dietro le quinte?

Non sempre si tratta di grandi aziende con risorse illimitate, ma spesso di persone appassionate che si mettono in gioco, che sacrificano tempo ed energie per cercare di offrire un evento che sia all’altezza delle aspettative.

Ci sono volontari che si svegliano all’alba per presidiare i percorsi, addetti che lavorano per garantire che ogni dettaglio sia curato, persone che gestiscono imprevisti dell’ultimo minuto affinché tutto fili liscio. Sono loro, spesso invisibili, a permettere che noi possiamo vivere la nostra gara nel miglior modo possibile.

Persone che lo fanno in buona fede, con il desiderio di creare qualcosa di bello per noi runner.

E allora, non sto dicendo che non si debbano segnalare i problemi: il miglioramento passa anche attraverso le critiche, purché siano costruttive. Ma forse, prima di lamentarci a prescindere, dovremmo imparare a riconoscere il lavoro altrui, a dire “grazie” a chi ha reso possibile la nostra gara, a chi ha permesso che potessimo sfidare noi stessi quel giorno su quel percorso.

Forse, potremmo anche accettare che la perfezione non esiste e che, in fondo, il vero senso della corsa non è un pacco gara ricco o una medaglia in più da appendere in salone, ma il viaggio che facciamo con noi stessi, passo dopo passo. Dando a tutto un senso, non è solo un pettorale quello che ci appiccichiamo addosso, non è solo un numero da aggiungere alla nostra collezione, è uno stare bene, volerci bene, fare pace con noi stessi e con il mondo… ( non è così?)

Quindi, anche se non siete d’accordo, la prossima volta che taglierete un traguardo, prima di cercare difetti, dovreste fermarvi un attimo, respirare e dire semplicemente: “Grazie”.

Perché dietro ogni gara c’è un mondo di passione, ( voi non la vedete, ma vi assicuro che c’è) impegno e sacrificio che merita il nostro rispetto.

Foto – Wizz Air Milano Marathon.
Dominga Scalisi
Runner che ama correre, scoprire nuovi percorsi, conoscere persone e raccontare storie…Amo lo sport e non ho paura di andare e guardare oltre: oltre il tempo, oltre le apparenze, oltre le distanze…