Ciao sono Andrea e oggi sono un ragazzo normale

Ciao sono Andrea, ho 13 anni e faccio la seconda media. “Seconda media?” Eh sì sto un anno indietro. Da piccolo mi dissero che avevo dei problemi cognitivi e di movimento per cui i miei decisero di tenermi alla materna un anno in più, non ero pronto.

Torno ancora più indietro a quando avevo 2 anni, quando i dottori si accorsero che ero in ritardo, che se ci penso mi chiedo in ritardo da cosa?

In ritardo con le parole, coi passi impacciati e goffi, col non saper da che parte andare, perché spesso cadevo, col non saper parlare e quindi mi esprimevo a gesti e se non mi capivano, piangevo, piangevo forte buttandomi a terra, e mamma?

Mamma piangeva con me, così decise di chiedere aiuto. I dottori dicevano che ero scollegato, ma lo chiese verso i miei 3 anni e mezzo, perché aveva un po’ paura, perché forse voleva nascondersi da una realtà che non riusciva ad accettare, perché forse chissà.

Iniziammo così un percorso di riabilitazione logopedica, esercizi, test, compiti aggiuntivi, esercizi in palestra, la palestra dei “bimbi scollegati” eh già così scollegato che non riuscivo neanche a tenere una matita in mano, le scarpe le infilavo sempre al contrario, camminavo sulle punte, sempre così impacciato sempre così diverso dagli altri..

Eh sì perché gli altri riescono sempre a farti sentire un po’ diverso, ma diverso da chi?

Ma mamma è stata brava anche in questo, mi ha sempre incoraggiato sia nelle mie vittorie che nelle mie sconfitte, il mio motivatore emotivo chiamiamola così. Ha un modo tutto suo: quando piango mi accarezza la testa e mi stringe forte dicendomi che sono il suo campione e con il suo sorriso sempre così irresistibilmente bello che poi passa tutto.

Ho iniziato a muovere i miei primi passi come tutti, ma cadevo perdevo l’equilibrio. Ci siamo iscritti a nuoto in campo neutro, dove ero io, l’acqua, il mio istruttore e mamma, che dal vetro per guardarmi ci ha passato intere stagioni.

Ho fatto progressi, anche lo sport mi ha aiutato tanto soprattutto mi ha aperto agli altri.

Mi sono sempre chiuso, ma è facile se vivi di sconfitte continue, perché non riesci a scrivere, perché non riesci a fare un discorso di senso compiuto, se non hai memoria, se ti distrai facilmente, se non riesci a fare le cose normalmente, quando ti prendono in giro e ti sforzi a farti scivolare tutto addosso.

Qualcuno ci consiglia un gioco di squadra, inizio basket lo pratico per due anni, ma nessuno mi passava mai il pallone e cercavo lo sguardo di mamma facendole capire che volevo andare via.

Non riuscivo a seguire le traiettorie non ne capivo il senso, ma poi immaginavo quelle righe del quaderno che mamma marcava con l’evidenziatore per farmi scrivere dritto e tutto si faceva più chiaro.

A volte sono riuscito anche a fare canestro!

Vaglielo a spiegare a quelli che gli viene tutto facile di quanto tempo ci ho messo io per imparare ad allacciarmi le scarpe da solo.

Vaglielo a dire a quelli che sforzo pazzesco riuscire a leggere bene le parole mentre vedi che si muovono sotto i tuoi occhi, che devi studiare il doppio per arrivare a prendere un sei che varrà quanto un dieci, per tutto quello che ci ho messo per arrivarci.

Vallo a spiegare che se mia madre è stanca mi sento in colpa fino a che non la vedo sdraiarsi sul letto.

Lo spiego a parole mie, abbiamo fatto un gioco di squadra ed ora riesco a tornare anche a casa da solo.

Gioco a pallavolo, ho iniziato scuola calcio e so nuotare.

Non sono un campione, lo sono solo per mamma, ma questo mi basta perché a scuola ho tutti sette, leggo bene soprattutto in spagnolo, conosco l’inglese e mi piace disegnare, da grande voglio fare il fumettista, ma mamma questo già lo sa lo sa da un po’, ma sembra che abbia sempre saputo tutto.

Ciao sono Andrea e oggi sono un ragazzo normale.

Andrea

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso