CHATGPT, PNRR E IL SENSO DELLA SCUOLA PER L’EDUCAZIONE

Taylor Wilcox - Unsplash

Settembre e non sarà un anno scolastico qualsiasi, questo. Dopo un’estate di scottature morali e solari, il ritorno sui banchi di scuola deve necessariamente profumare di educazione e rieducazione.

Togliamoci subito l’ora “obbligatoria” di educazione civica e cerchiamo di realizzarla dandole un senso.

Ogni docente, in questo caso e in questo momento, ha una missione importante: riempire di senso e credibilità un’ora che la maggior parte di noi considera un obbligo normativo inutile e impacchettato senza che ce ne fosse la necessità.

Beh, non è necessario, è qualcosa di più: ricordiamocelo che la coscienza civile e il rispetto nei rapporti interpersonali parte dalla prima comunità, dopo la famiglia, con cui il bambino e l’adolescente si trova a venire a patti.

E i patti devono essere molto chiari: ognuno di noi deve ( non può, deve, questo sì che è un obbligo ) fare il suo per le due emergenze legate al tempo storico che ci è toccato in sorte: il clima e i rapporti tra umani.

Il concetto di rispetto, questa volta, deve arrivare forte e chiaro ad ogni alunno, in modo semplice, piccolo ma che rimanga attaccato alle loro schiene e alle loro teste, ai loro passi, per tutta la vita.

Veicoliamo i concetti con coraggio ma senza incutere terrore, usciamo fuori dal “non mi compete” e investiamo del nostro ruolo una dignità ancora maggiore. Il “cosa” lo conoscete ma cerchiamo di declinarlo al meglio, con un “come” che sia avvincente, che arrivi dritto dritto al cuore oltreché alla mente. Non aspettiamoci che a farlo sia qualcun altro, tocca proprio a noi.

A proposito del “come”: dovrebbe essere l’anno cardine del Pnrr: corsi, acquisti, aule sensoriali, modalità immersive.

Molto bene, tutto molto bello.

Qualcosa arriverà presto, altro un po’ più tardi. Meglio così perché avremo il tempo di prepararci. Nel senso che nel caso in cui ci si troverà ad avere a che fare con ambienti di apprendimento sensoriali, pannelli multimediali, pareti che suonano e bellezza in ogni dove, nei colori, nei decori, nelle attrezzature di ultima generazione, ebbene, in tutto questo, immaginate la nostra lezione accademica e polverosa identica a quella di trent’anni fa…

In quel caso, il Pnrr diventerà un inutile polverone, un giocattolone privo di contenuti in cui apparirà ancora più superato il nostro modo di far lezione, a sottolineare uno iato pericoloso tra scuola e vita.

Anzi, no: la scuola si aggiorna e noi no. Ecco, questo potrebbe mettere una pietra tombale sulla professione docente.

Anche qui, non aspettiamoci che a farlo sia qualcun altro, perché tocca proprio a noi prepararci a convivere, sfruttandole al meglio, tutto questo pacchetto di novità che, dopo un iniziale smarrimento, potrebbero invece renderci più credibili e con strumenti finalmente adeguati alle lezioni della contemporaneità.

Infine, sarà l’anno di chatgpt.

Ecco, qui occorre contestualizzare più che mai. Per non perderci la faccia e aumentare a dismisura il gap tra “noi” e “loro”, prontissimi a realizzare un saggio breve su Leopardi più bello dell’altro o a portarci da casa una relazione sulla guerra fredda circostanziata ed approfondita, dovremo evitare di assegnare compiti a casa che non puntino su qualcosa di strettamente personale ( un lavoro di gruppo, una produzione, un manufatto, qualcosa che prima non c’era! ).

A parte il fatto che per chi scrive i compiti dovrebbero essere aboliti da sempre, proprio per puntare sulla voglia di tornare a scuola il giorno dopo più che sull’ansia di non essere adatti di tornarci proprio per non aver completato i compiti, oggi l’assegnazione degli stessi appare un boomerang che tenderà a violare il patto di complicità ( eh, già perché alunni e docente non sono certo parte e controparte ) che è invece alla base del rapporto da instaurare in ogni classe.

Con ogni faccia e con ogni cuore con cui ci troviamo ad avere a che fare. E mi ripeto appositamente: anche qui, non aspettiamoci che a farlo sia qualcun altro.
E siamo solo all’inizio.

Ma sarà bellissimo, come sempre.

Elvio Calderoni
Ho vissuto senza sport per i miei primi 40 anni. Adesso diciamo che sto recuperando, dato che ho un sacco di muscoli e fiato ancora nel cellophane. Cultore della parola detta e scritta, malato di cinema, di musica, di storie. Correnti, già corse e da correre.