Frederick Carlton Lewis il figlio del vento

Con questo articolo iniziamo una serie di pagine monografiche su uomini e donne che grazie alle loro imprese hanno segnato il tempo, lasciando un solco nello sport che è diventato riferimento e limite al quale tutti si sono confrontati.

Iniziamo con le parole di Frederick Carlton Lewis il figlio del vento.

Per vincere non ho bisogno dell’aiuto di nessuno. Tutto quel che devo fare è essere Carl Lewis

Carl nasce il 1 luglio del 1961 a Birmingham, in Alabama. Figlio di due atleti famosi che hanno frequentato il Tuskegee Institute. Suo padre, Bill, correva in pista e giocava a calcio; sua madre, Evelyn, era specializzata in corsa agli ostacoli, atleta di livello mondiale, ha rappresentato gli Stati Uniti ai Giochi Panamericani del 1951.

Quando Carl era ancora un ragazzo, la sua famiglia si trasferì a Willingboro, nel New Jersey. Lì i suoi genitori lavorarono come insegnanti di scuola superiore e fondarono il Willingboro Track Club. I genitori di Carl consideravano il loro figlio più giovane “il terzo miglior atleta in una famiglia di quattro persone” e lo incoraggiavano a seguire lezioni di musica ma Carl aveva altre idee…

Il suo primo approccio alle gare di atletica leggera lo ebbe nel club cittadino locale, allenato, ovviamente, dai suoi genitori. Sebbene inizialmente basso per la sua età, Lewis ha subito un incremento traumatico di crescita all’età di 15 anni, aumentando di quasi 7 cm in appena un mese, costringendolo a spostarsi con le stampelle fino a quando il suo corpo non si è adattò al cambiamento.

Lewis si iscrisse all’Università di Houston nel 1980 e nel 1981 venne nominato il miglior atleta amatoriale statunitense, dopo essere diventato la seconda persona nella storia della NCAA a vincere i 100 metri e il salto in lungo ai campionati universitari. La prima persona a raggiungere quel risultato era stato l’idolo di Lewis, Jesse Owens.

Ma l’incoronazione del campione avvenne nelle Olimpiadi del 1984 a Los Angeles, dove divenne il primo atleta a vincere quattro medaglie d’oro nelle competizioni olimpiche. 100m, 200m, 4x100m e salto in lungo emulando il suo eroe Owens, che aveva fatto lo stesso 48 anni prima di lui.

Da allora Carl ha gareggiato in quattro Olimpiadi, oltra a Los Angeles del 1984, Seoul, in Corea del Sud nel 1988; i Giochi del 1992 a Barcellona e ai Giochi del 1996 ad Atlanta vincendo nove medaglie d’oro.

Nonostante la sua gloria olimpica, Lewis ha vissuto una relazione complicata con la stampa e il pubblico. definito da molti semplicemente arrogante. Già sponsorizzato dalla Nike quando era studente all’Università di Houston, ai Giochi del 1984 Lewis ha tentato senza successo di respingere la percezione che aveva il pubblico che tenesse più al suo fascino commerciale che alle Olimpiadi stesse.

Il risultato fu che i suoi riconoscimenti, a seguito delle grandi vittorie, non arrivarono mai come lui sperava.

Troppo freddo all’apparenza, non destava simpatia, ma il campione doveva calcolare tutto ed essere sempre concentrato.

Storicamente rabbioso verso gli atleti che erano stati scoperti nel fare uso di doping, il suo peggior nemico era il velocista canadese Ben Johnson, che inizialmente ha battuto Lewis nei 100 ai giochi di Seul, ma poi venne successivamente privato del titolo dopo essere risultato positivo a uno steroide.

Ma nel 2003 Lewis dovette ammettere di essere risultato positivo a sostanze vietate durante le prove olimpiche statunitensi del 1988. Tuttavia, nel riconoscere le rivelazioni, Lewis era tutt’altro che mortificato e replicò alle accuse: “È ridicolo, ho fatto 18 anni di atletica leggera e sono in pensione da cinque anni, e stanno ancora parlando di me?…”

Per capire cosa fosse l’atletica negli ‘80 basti pensare che la famosa finale dei 100 metri alle Olimpiadi del 1988, 6 su 8 atleti avevano fatto uso di sostanze dopanti nella loro carriera.

Le sue esperienze come campione insieme alla sua fede cristiana hanno aiutato Lewis a sviluppare una filosofia che lo ha sostenuto e distinto da altri.

Tutti hanno momenti difficili” dichiarò a fine carriere Carl al Philadelphia Daily News. “Se ti aspetti che la vita sia meravigliosa e che tutti ti amino e che tutto ti possa accadere smpere qualche cosa di speciale, allora davvero non sai cosa sia il mondo reale.”

Nel 2001 è stato inserito nella Hall of Fame USA Track & Field. Più o meno nello stesso periodo, Sports Illustrated ha definito la star “olimpionico del secolo”, mentre il Comitato olimpico internazionale lo ha nominato “sportivo del secolo”.