Cambiare idea (postille alla RomaOstia 2025)  

Si può cambiare idea e, in certi casi, si deve.

Ricordo che in occasione della corsa ai Granai del … (non ho voglia di cercare l’anno preciso anche se potrei, perché irrilevante) fui aspramente redarguito dal patron della RomaOstia. Il reato era stato di lesa maestà: avevo osato criticare il primo ristoro della RO, bocciato senza appello come dilettantistico (quando si partiva sparati, senza onde, direttamente sulla Colombo, avevano riempito i bicchieri al momento, nonostante il massiccio afflusso di podisti del tutto prevedibile). Sono un bancario ma anche l’acquirente di un servizio con tutto il diritto di critica. Ma parlare della RO è lo stesso che provare a sventolare un drappo rosso di fronte ad un toro già infuriato. Quale reazione ragionevolmente ci si può attendere?

Ma io sono un calabro incazzoso ed il nonno paterno – da tutti considerato una persona amabile e generosa – fregiava volti per un nonnulla; per cui ho il fondato sospetto di aver ereditato qualche stilla di quel sangue che, improvvisamente, ribolle con esiti contemplati in numerose fattispecie del codice penale. Sicché le conseguenze stabilite senza alcuna possibilità di appello: la RO mi vedrà tra i suoi partecipanti solo in memoria di Luciano.

Poi, però, arriva l’edizione 50 ed occorre fare un passo indietro, anzi più di uno. Non solo mi sono iscritto ma a tutti quelli che ho potuto coinvolgere ho fatto presente che non si poteva mancare per nessuna ragione. Uno di questi è il Pirata che tornato con noi, tra l’altro, ha fatto esattamente lo stesso divulgando una partecipazione assolutamente doverosa. Sia chiaro non è che alla RO sentano proprio la nostra mancanza: qualcuno in più o in meno non sposta di molto gli equilibri di una gara piuttosto partecipata.

La questione, evidentemente, è tutta “personale” e pone il tema sotto una luce affatto diversa. In onore di un grande uomo che segna, a caratteri maiuscoli, la storia del nostro podismo, essere presenti è un modo, tra tanti, di celebrare anche una gara sul cui valore non è dato discutere, senza passare per conclamati imbecilli. In aggiunta è peraltro impossibile poter trattare il tema da “pari” (sopra, infatti, ho parlato di una relazione di consumo) per cui i passi indietro appaiono del tutto scontati per chi, nel tempo, ha dato lezioni ma ne ha anche ricevute parecchie. Queste ultime sono le più importanti proprio quando pensiamo di non averne bisogno.

Sulla RO non perdo molto tempo. Benché l’abbia sofferta oltremodo – l’allenamento serve, eccome… – resta un ‘viaggio’ in un contesto estraniante che induce alle riflessioni. Complice – parlo per me solo – un percorso che non mi affascina per nulla, tranne, per l’appunto, per questa sua connotazione simbolica: dalla terra all’acqua.

Quello che doveva essere un giusto tributo è andato incontro ad un piccolo inconveniente costituito dall’assenza delle medaglie, per motivi connessi alle complicanze della logistica internazionale. Può capitare ed è capitato. Certo, darle un valore veniale di 5 euro non è stata una mossa ben ponderata, come hanno insegnato, con acume mirabile, gli organizzatori della Maratona di Venezia che, nell’anno del nubifragio (sul quale non sussisteva la benché minima responsabilità che potesse loro essere ascritta) hanno deciso uno sconto del 20%, ai “reduci”, per la successiva edizione. Non è frutto del caso che ho disputato proprio due Venice Marathon per rispetto di una politica che, a mio avviso, meritava un riscontro fattivo.

La medaglia è qualcosa di più del suo mero valore venale, altrimenti perché perdere tempo (e soldi) a realizzarla?

Comprendo quindi pienamente il valore, anche simbolico, della medaglia – soprattutto in una edizione “particolare” – ma questo non può diventare il pretesto per giudicare aspramente e vanificare, più del lecito, una gara che è un vanto internazionale. Sulla base di ciò che affermavo in precedenza, esistono delle situazioni nelle quali occorre tener d’occhio le proporzioni tra il nostro legittimo diritto ad esprimere un’opinione (“quello che si dice”) ed il contesto (“a Chi si dice”). Scoprirete, esattamente come il sottoscritto, quanto la risposta ad una questione sia destinata a mutare radicalmente non appena si danno i “giusti” pesi.

Quello che conta è – per tutti – essere stati parte di un traguardo difficilmente eguagliabile: la mezza maratona più partecipata d’Italia, giunta alla 50esima edizione, al cospetto di Colui che l’ha creata. E questo, nella sua apparente semplicità, è tutto.

Ogni tanto occorre fare dei passi indietro, lasciando perdere il dettaglio per vedere pienamente l’intero quadro. In questo quadro, si staglia, in luminoso primissimo piano, Luciano Duchi, la persona più straordinaria del nostro mondo podistico, al quale va sempre presentato il giusto tributo per qualcosa che, dubito fortemente, potrà essere realizzata da qualcun altro. Tutto il resto va consegnato all’oblio al quale è destinato e … via, verso l’edizione 51 della RomaOstia.

Mr Farronato
Mr. Farronato Podista e scrittore. La corsa mi serve per superare i limiti dell’ordinario mentre, scrivendo, supero quelli dello straordinario. Potete trovarmi – sotto falso nome – nelle gare della nostra bella capitale e, soprattutto, alle maratone. La corsa è la soglia del crepuscolo che si affaccia su un mondo diverso.