Ravenna, per un manipolo di Bancari in trasferta, comincia con il pranzo – gentilmente offerto dal Manzoni – all’Osteria dei Battibecchi.
Lo so che sembra una pubblicità delle più smaccate, ma posso assicurarvi che pranzare lì, specie di sabato, è praticamente impossibile. Con i nostri occhi, qualche tempo addietro, abbiamo visto la patronne Nicoletta rimproverare sonoramente il Maestro Muti che, tramite uno dei suoi allievi, non si era premurato di segnalarsi in netto anticipo. Un verdetto senza appello.
Solo questo rito pagano varrebbe il costo del biglietto. Poi c’è l’altro grande obiettivo: portarsi a casa la medaglia di maratona più bella che ci sia. È non si tratta di una frase ad effetto, poiché Ravenna offre – sulle varie distanze (10, 21 e 42) – una vera e propria opera d’arte, creata a mano, per ogni singolo pezzo, sotto la guida di Anna Fietta da parte dei ragazzi della scuola del mosaico.
Il clima è stato umido e freddo. Il nuovo percorso non mi entusiasma. Questa pagina del diario del podista potrebbe chiudersi qui ma si lascerebbe fuori un dato assolutamente spettacolare.
Praticamente tutta la cittadinanza di questa bella cittadina ha disputato il “Family Morning”, una camminata di soli 2 chilometri che ha visto in strada più di 12mila persone che, ad un certo punto, come in un abbraccio, hanno circondato la sede dell’Autorità portuale (dove c’è il mai dimenticato “Moro di Venezia”) per poi raggiungere il traguardo. A parte il percorso – preferivo quello precedente con il lungo, defatigante, intossicante stradone verso Punta di Ravenna (che avrei volentieri sforbiciato di 8K) – una caratteristica segna questa giornata di podismo. In ogni momento, sei “raggiunto” da podisti.
Quelli della Mezza che, partendo dopo la maratona, fanno compagnia fino al km 18 ma, prima, i partecipanti alla 10K che sciamano improvvisamente come un temporale estivo: un breve intervallo e poi tutto torna nella situazione precedente. Infine, dicevo, lo spettacolo di una fiumana di gente (di ogni età) che celebra con noi qualcosa che è più di una gara sportiva.
Infatti, a parte un servizio di “vigilanza” capillare a controllare ogni strada lungo il percorso, praticamente non vi è alcun tifo. Il motivo è presto detto: sono tutti in strada.
I Battibecchi a Ravenna sono solo quelli del pranzo. Per il resto, qui hanno saputo come coinvolgere tutti in un successo più che meritato. Un esempio da seguire.
[Questo ricordo, con un moto di affetto, è dedicato a Roberto Manzoni ed alla Nicoletta, senza che serva aggiungere altro]