Basta alla strage di ciclisti sulle strade

Abbiamo fatto due chiacchiere con l’avv. Francesco Bellin di Bassano del Grappa, grande sportivo appassionato di ciclismo e vice presidente dell’A.i.m.a.n.c.

L’A.i.m.a.n.c. è l’Associazione Italiana Magistrati Avvocati Notai Ciclisti, nata nel 1998, che ha lo scopo di promuovere la pratica del ciclismo da parte degli iscritti ai tre ordini indicati nella denominazione con finalità ricreative, sportive e di tutela della salute. E’ presieduta dall’Avv Manlio D’Amico del Foro di Bologna e organizza tutti gli anni, oltre al Campionato Italiano Forense, ritrovi cicloturistici, passeggiate in bici da corsa e MTB, nonchè convegni di diritto sportivo.

L’avv. Bellin ci ha parlato dell’impegno dell’Aimanc sul tema della diffusione e dell’uso della bicicletta sia come mezzo di locomozione, sia come semplice svago visto in chiave salutistica oltre che sportiva e, in particolare, del recente esposto che l’Associazione ha inviato alla FCI, al Ministero dei Trasporti, alla Regione Veneto, alla Gazzetta dello Sport più a vari siti web di ciclismo allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e di sollecitare il nostro legislatore affinchè emetta norme di maggior tutela per i ciclisti.

Questo, in sintesi, il contenuto dell’esposto.

L’A.I.M.A.N.C. DICE BASTA ALLA STRAGE DI CICLISTI SULLE STRADE

Premesso:

-che è inaccettabile assistere in silenzio alla continua strage deiciclisti sulle strade italiane. Dagli ultimi dati disponibili, nel solo 2017, si sono registrati 17.521 incidenti che hanno visto coinvolti mezzi a motore e ciclisti. Risultato: 254 morti (fonte Aci/Istat); praticamente un morto ogni 32 ore;

-che l’uso della bicicletta dovrebbe essere incentivato per mille motivi: dalla qualità della vita con un sensibile miglioramento della salute e un minor inquinamento, alla migliore mobilità urbana, con un minor impatto ambientale, ed infine anche per itemi dell’inclusione, del lavoro e del rilancio dell’economia;

-che nel codice della strada oggi vigente non vi è sufficiente regolamentazione per la sicurezza dei ciclisti;

-che si registra quotidianamente una mancanza di “cultura e rispetto” a danno di tutti gli utenti più deboli della strada per la loro civile “convivenza”. Basti pensare che nel 2017 i pedoni morti sono stati 600, ai quali vanno aggiunti i 254 ciclisti (decessi questi provocati prevalentemente da imprudenze di altri utenti stradali). Altri utenti falcidiati sono i motociclisti (735 morti);

Tanto premesso, riservandosi ulteriori iniziative, l’A.I.M.A.N.C. invoca ed auspica l’approvazione delle seguenti modifiche al codice della strada:

Art. 149 cds (Distanza di sicurezza tra veicoli)

inserimento di un nuovo comma 2-bis, del seguente tenore:

“Durante la marcia i veicoli devono mantenere una distanza laterale dai ciclisti di almeno 1,50 metri”.

Tale modifica è già contenuta nel disegno di legge n. 820 del 2018, d’iniziativa del senatore Nencini, ma ad oggi non ancora approvata (norma analoga è vigente in Spagna, Austria, Gran Bretagna, Irlanda e persino in Giappone)

Art. 182 cds (Circolazione dei velocipedi)

Sostituzione dell’attuale 1° comma:

  1. I ciclisti devono procedere su unica fila in tutti i casi in cui le condizioni della circolazione lo richiedano e, comunque, mai affiancati in numero superiore a due; quando circolano fuori dai centri abitati devono sempre procedere su unica fila, salvo che uno di essi sia minore di anni dieci e proceda sulla destra dell’altro.

con il seguente:

  1. “I ciclisti possono procedere affiancati in numero non superiore a due”. 

Attualmente la norma è formulata in modo confuso e contraddittorio. Basti pensare che se uno dei ciclisti è minore di dieci anni procedere affiancati è SEMPRE consentito ANCHE FUORI DAI CENTRI ABITATI. Qual è la ratio? Che vi è più sicurezza per il minore. Quindi, se è una questione di sicurezza,perché non estenderla a tutti i ciclisti, visto che l’“ingombro” è lo stesso?

Notevoli sono poi le ragioni di sicurezza e di ordine pratico a favore della circolazione “affiancata” dei ciclisti:

  1. una fila di ciclisti “affiancati” dimezza la sua lunghezza e pertanto il sorpasso diventa più semplice e meno pericoloso per gli automobilisti;
  2. due ciclisti affiancati sono più visibili;
  3. per superare due ciclisti affiancati l’automobilista DEVE rallentare e non può semplicemente “sfiorare” il ciclista singolo, arrecando ancor maggior pericolo;
  4. viene da alcuni indicata anche l’esigenza “tecnica” dell’avvicendarsi alla testa dei gruppi dei ciclisti.

La modifica dell’art. 149 cds, con l’introduzione del comma 2-bis, dovrà essere accompagnata dall’introduzione, nella segnaletica allegata al codice della strada, del seguente cartello di pericolo:

 

Tale segnaletica, già introdotta in molti Stati europei, dovrebbe avere la massima diffusione ed applicazione per fungere anche da informazione e sensibilizzazione, soprattutto in strade di collina e montagna.

Questa invocata riforma normativa sarebbe equiparabile a quella introdotta a suo tempo con l’adozione delle cinture di sicurezza per le auto e il casco obbligatorio per i motociclisti: un nuovo sistema di utilizzo della strada, accompagnato da un maggior rispetto per se stessi e per gli altri.

Norme di civiltà giuridica e prassi culturale, dunque, che sono già osservate in altre zone d’Europa, ove il ciclista è rispettato come utente debole.

Su questo aspetto è altresì necessario, per la sicurezza,estendere l’uso obbligatorio del caschetto protettivo a chiunquepratichi l’uso della bicicletta da corsa o MTB senza distinzione di età, compresi dunque i minori; mutuando tale obbligo dall’art. 8 della Legge n. 363/2003 che prevede che: “Nell’esercizio della pratica dello sci alpino e dello snowboard è fatto obbligo ai soggetti di età inferiore ai quattordici anni di indossare un casco protettivo conforme alle caratteristiche di cui al comma 3”. È notoche il casco in taluni casi può salvare la vita: ridurre le conseguenze negative del sinistro attraverso una semplice modifica del CdS non sarebbe solo segno di progresso sociale, maanche un risparmio per la sanità pubblica.

***

L’uso della bicicletta come mezzo di locomozione è un rimedio all’inquinamento che attanaglia l’intero Mondo e non solo lo stivale; le conseguenze al maggior uso della bicicletta sarebbero solo positive per una drastica diminuzione del traffico, dello smog e delle sue PM10 o polveri sottili, e con effetti, alla lunga, anche di un risparmio in termini socio-sanitari.

Le due ruote, inoltre, sono un’importante fonte di reddito sia a livello industriale che per l’affluenza turistica. L’Italia è da sempre una meta ambita da tutti i ciclisti europei e non solo, che attraversano le Alpi per raggiungere le più rinomate località italiane. Vi è uno sviluppo sempre più crescente degli alberghi per gli appassionati delle due ruote, che purtroppo però non va di pari passo con la normativa vigente a tutela dei ciclisti. Le strade italiane restano ancora molto pericolose per i ciclisti.

Da tempo la Spagna sta facendo incetta di appassionati delle due ruote solo perché essi si sentono tutelati con norme di legge ad hoc e da apposita segnaletica stradale.

Urge, pertanto, una riforma del codice della strada al fine di tutelare l’utente debole sensibilizzando i fruitori delle strade ad una miglior condivisione delle stesse, nel pieno rispetto della vita altrui.

Si confida, inoltre, che il Ministero dei Trasporti si faccia parte diligente al fine di diffondere, tramite le scuole guida,maggior sensibilizzazione nei confronti dei ciclisti dedicandoapposite lezioni sul “cosa fare” e “come comportarsi” nel caso ci si trovi in presenza di una “gara ciclistica” autorizzata. Troppi morti e incidenti devastanti stanno colpendo giovani atleti in manifestazioni sportive per la mancanza del rispetto degli ordini impartiti dagli ausiliari del traffico, addetti a garantire la sicurezza dei ciclisti.

Si badi bene che il ciclista non è solo colui che pedala su una bicicletta da corsa, ma chiunque abbia deciso di muoversi senza inquinare per andare a scuola, a fare la spesa o semplicemente a praticare dello sport.

E salvare anche solo una vita umana con una semplice modifica del Codice della Strada sarebbe già un’importante vittoria sociale

Claudia De Arcangelis

Claudia De Arcangelis
Mi piace essere un punto di riferimento per chi, già unito dalla passione per la corsa, ha voglia di condividere tempo, chiacchiere e risate con gli altri. Mi diverto ad organizzare occasioni di incontro, di cene, di viaggi o di camminate in compagnia tra le bellezze della città eterna.