Alberto Mereghetti, un ultramaratoneta che aiuta il mondo…correndo

“Amo mettermi alla prova ogni giorno e mi piace affrontare sempre nuove sfide.”

Uscire dalla propria zona di comfort fa solo bene perché, chi osa vive veramente”

Alberto Mereghetti o meglio Merex Iron Runner (Iron,come dice lui, sta per ironico) classe 1978 vive a Milano, non è un runner comune, (molto conosciuto e ben voluto nella sua città), ma un vero ultrarunner.

Si definisce così non solo per la quantità di chilometri che è capace di percorrere in allenamento o in gara, ma anche per le sue idee che vanno oltre il senso della corsa come performance, record e vittorie.

Ciò che ama di più è avventurarsi per osservare e godere il mondo circostante portando messaggi di sensibilizzazioni verso tematiche ambientali e sociali. Seguito e conosciuto anche sui social è “il runner che corre anche per gli altri” che ha corso, partendo dai suoi primi 10 km, maratone, 100 km a Milano contro l’uso delle auto, sfidato il deserto marocchino e la giungla del Borneo.

Correre per dare ed è questa la sua marcia in più.

Alberto avevi un sogno o più di uno da piccolo?

Da piccolo avevo tanti sogni, come credo ogni bambino. Ma più di ogni altra cosa desideravo fare qualcosa che mi avrebbe permesso di essere ricordato, e di rendere orgogliosi i miei genitori. Non sapevo ancora cosa, solo il tempo mi avrebbe aiutato a scoprirlo. E il tempo mi ha insegnato a metterlo a fuoco facendomi capire che, se davvero vuoi qualcosa, niente ti può impedire di realizzarlo se non te stesso.

Quanti sport hai praticato prima della corsa?

A dire la verità da bambino non ero molto sportivo, ero molto magro ed al mare in spiaggia non mi toglievo la maglietta perché mi vergognavo. Avevo anche dei problemi di scoliosi alla schiena e per questo i miei genitori mi fecero fare nuoto. All’inizio non ne ero entusiasta, ma poi vedendo i miei progressi ho pensato che forse la mia strada era quella. Ho iniziato a fare gare e conquistare alcuni podi e vittorie.

Poi credo di aver attraversato quello che si chiama overtraining ed ho smesso.

Quando hai deciso di allacciarti le scarpe per andare a correre?

Per molti anni non ho più praticato sport. Poi intorno ai 30 in me è scattato qualcosa. Sono sempre stato timido e riservato, per questo ho deciso di migliorare facendo radio. Conducevo un programma sul cinema in una radio dell’alto milanese. Il mio idolo radiofonico era Linus, che come tutti sanno è un maratoneta. Così forse per tentare di essere più simile a lui ho deciso di allacciarmi le scarpe ed uscire a correre.

Ti ricordi come ti sei sentito la prima volta che hai corso?

La mia prima corsa è stata di 10 km in scarpe da basket e maglia in cotone, al termine sono svenuto. Ho passato i dieci giorni successivi sopportando i dolori alle ginocchia che di notte mi facevano svegliare appena le muovevo. Nei mesi invernali ho pensato se fosse stato il caso di riprovarci ma alla fine fortunatamente ci ho riprovato.

Quand’è che hai capito che la tua corsa poteva spingersi oltre il limite?

Quando si è all’inizio tutto è molto stimolante, si migliora in fretta, i risultati arrivano subito. Poi si arriva ad un punto di stallo in cui sembra difficile migliorare di 30 secondi sui 10km. Bisogna iniziare con tecnica, postura, ripetute, ecc..

Ma poi ci si riesce.

C’è stato un momento in cui mi sono chiesto fino a che punto potevo resistere e così ho provato a correre 6 mezze maratone in 6 giorni. Il terzo giorno ero a pezzi e pensavo che sarebbe stato impossibile riuscire a correre il giorno dopo. Invece incredibilmente il mio corpo si è adattato e sono riuscito a completare l’esperimento, riuscendo a correre l’ultima mezza più veloce della prima.

Questo mi ha dato fiducia e mi ha permesso di provare a spingermi oltre provando a correre le ultra.

È l’elemento acqua che ti ha dato quella spinta in più?

Sicuramente il nuoto agonistico mi ha permesso di avere un vantaggio fisico e mentale. In acqua l’attrito ti fa capire bene come si muove il tuo corpo e come lo stai utilizzando. Quando ho iniziato a fare triathlon la frazione di nuoto era quella più temuta da tutti, ma non per me, mi veniva naturale.

Anche se avere una buona tecnica in acque libere non serve a nulla. Nel triathlon si nuota di frequenza in modo grezzo, bisogna solamente avanzare contro onde, correnti e altri 200 atleti che ti sbracciano addosso.

Come è nato il progetto Plasticless Marathon?

Il progetto Plasticless Marathon è nato nel giugno scorso. Avevo letto su una rivista un articolo che parlava dell’inquinamento dei nostri mari e di come in proporzione il Mediterraneo sia più inquinato di oceani ben più vasti. Così ho pensato in che modo la corsa potesse dare un segnale positivo per sensibilizzare le persone ad usare meno la plastica e a non buttarla nell’ambiente. Ho tentato di coinvolgere più gente possibile sui social e attraverso radio e giornali per fare arrivare il messaggio.

Correre la distanza della maratona raccogliendo un oggetto di plastica per ogni km percorso era simbolicamente uno spunto per sensibilizzare. L’11 agosto chiunque avrebbe potuto correre virtualmente con me dal proprio punto di villeggiatura raccogliendo rifiuti in base ai km percorsi.

Sono soddisfatto del risultato perché nei giorni successivi molti sui social mi imitavano postando foto dei rifiuti che avevano tolto dall’ambiente. Ma il progetto non si è fermato lì, ho corso durante tutti i 14 giorni di permanenza sull’isola di Rodi raccogliendo 630 rifiuti.

Come stai vivendo in questo momento storico di tempo sospeso?

Sto vivendo questo momento in modo molto sereno. Non vedo le restrizioni come qualcosa di imposto e forzato, ma come qualcosa che mi tiene al riparo dal pericolo. E questo mi fa sentire tranquillo. Ci sono un sacco di cose che si possono fare, ed è bellissimo giocare con mio figlio e vederlo crescere. Se ognuno fa la sua parte rispettando le regole, ne usciremo sicuramente migliori come persone e come cittadini.

Ti stai allenando?

Ho la fortuna di avere un giardino ed ho creato un percorso che sfrutta giardino e box di circa 85 metri. Corro ogni mattina dai 12 ai 20 km. E poi faccio degli esercizi in casa come piegamenti, tricipiti, affondi, squat, polpacci, ecc.. I piegamenti li faccio con mio figlio sulla schiena e lo squat tenendolo in braccio, diciamo che non mi annoio.

Hai qualche progetto da realizzare in un prossimo futuro?

Ho molti progetti in mente per il futuro, alcuni riguardano la corsa, altri il nuoto. Tutti riguardanti il sensibilizzare la gente sull’impatto ambientale che hanno i nostri comportamenti. Spero di realizzarli presto, quando questa situazione di emergenza sarà finalmente superata. Ultimamente ho un po’ abbandonato il mondo delle gare per dedicarmi a questi progetti autogestiti, perché mi fanno sentire più utile e mi migliorano come sportivo e come essere umano.

Se dovessi lanciare un messaggio ai lettori di storie Correnti cosa ti sentiresti di dire?

Il messaggio che mi piace trasmettere a chi ha il piacere di seguire le mie avventure è quello di fare altrettanto. Se si imitano le cattive abitudini come fumo o alcol, perchè non imitare quelle buone?

Non serve correre 100km, basta camminarne 2 o 3 km per andare in ufficio, fare la spesa o andare in palestra senza usare mezzi inquinanti. Pensate a quanti usano l’auto per andare in palestra per poi fare 30 minuti di tapis roulant.. Non farebbero prima ad andarci di corsa?

Grazie Alberto spero tanto che il tuo messaggio arrivi.

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso