Il 29 giugno si è svolta l’ottava edizione del giro del Lago di Campotosto.
Una percorso da 12 km ed uno da 25 km che girava esattamente intorno al lago.
Una manifestazione voluta fortemente in segno di solidarietà verso un paese colpito dal terremoto.
Organizzata dalla Podistica Solidarietà e gestita dai ragazzi del luogo.
Se vieni a Campotosto devi sapere che è un paese umile di gente che ha faticato una vita sui campi per costruire case che adesso sono un insieme di macerie e crepe.
Un paese dove se cammini per le sue strade del centro potrai sentire solo il rumore del silenzio.
I ricordi non ti lasciano mai, per chi lo ha vissuto ai tempi belli, si rincorrono come i bambini che giocavano a nascondino correndo su è giù per salite che a farle in macchina sono tutte con la prima ingranata..
Vicolo dove devi essere forte e cercare di non far scendere le lacrime perché la piazza e la chiesa principale che non ci sono più.
Un paese in cui ciò che è rimasto è lo spirito di sacrificio e speranza di ricominciare.
La piazza principale? un insieme di piccoli container che offrono servizi per la gente che passa e per le 45 anime vecchie e stanche che sono rimaste a popolare un paese ormai fantasma.
Campotosto è uno di quei paesi dimenticati da Dio e dagli uomini.
Se vieni qui dovrai essere consapevole che si passerà velocemente dal paradiso di un luogo, uno di quei posti più belli dell’intero Abruzzo, meta verde della regione dei parchi, all’inferno senza fine.
Località a tratti irreali, paesi persi, intorno allo specchio d’acqua, di cumuli di macerie che non sono solo fisici con le mura crollate, ma anche e soprattutto macerie dell’anima.
Devi sapere che dovrai portare rispetto, siamo ai piedi del Gran Sasso, in una riserva naturale a 1400 metri e tutto quello che farai o pensarai oggi sarà per qualcosa che lascerà sicuramente il segno.
Se decidi di venire qui è per solidarietà, la competizione a mio avviso dovrai lasciarla a casa perché userai il cuore e gli occhi, non potrai chiuderli si riempiranno di tutte le tonalità di azzurro e verde rigenerando anche l’anima.
Se vieni solo sarà un piccolo viaggio per ritrovare te stesso, respirerai fatica ma non sarà sprecata le salite ti foggeranno per un futuro prossimo..
Se sei in compagnia sarà una passeggiata e un allenamento tra amici saprai di aver fatto qualcosa di buono, comunque vada, anche se il crono scorrerà veloce, ti fermerai all’undicesimo km sul ponte delle stecche e non potrai fare a meno di fare almeno una foto.
Qui sarai al centro del lago tra Mascioni e Campotosto in una cartolina di quelle con su scritto: Saluti da… e continuerai a correre col cuore anche se manca ancora tanto.
Vorresti non finisse mai e ti fermerai, ma non sarà per la stanchezza o per il sole che ormai a mezzogiorno è già alto, ma per lo stupore e la meraviglia che a dirlo a voce non rende l’idea bisognerebbe viverla.
Se vieni qui non dovrai lamentarti di niente dovrai solo ringraziare, qui le cose si fanno soprattutto col cuore la gente è generosa sarebbe capace di togliersi il piatto per donarlo a te che sei venuto per un solo giorno.
Ti offrirà un pasto caldo, come l’abbraccio che hanno sempre pronto per chi è anche solo di passaggio, ti offrirà una sedia per trovar ristoro e cordialità affinché tu possa ritornare.
Eh si perchè è di questo che dovremmo parlare , della generosità, là dove dovresti entrare in punta di piedi e portare rispetto.
Perché se vieni qui dovrai ascoltare i suoni dei greggi e delle montagne circostanti, dovrai sentire il rumore della ripresa a fatica ed essere generoso.
Se vieni qui darai voce alla speranza, al coraggio, all’impegno perché è quello che ci vuole per far riprender colore perfino ad un cartello di “Benvenuto a Campotosto”.
Qui tutto è ormai sbiadito e arrugginito, e per far calore ad una fotografia senza ritocchi non potrai farne anche se ce ne sarebbe umanamente bisogno che moralmente fa male e rabbia.
Se vieni qui dovrai restare in silenzio e ascoltare il tempo che passa e che passerà e andare via con un Grazie spontaneo con la speranza di ripresa nel cuore.
Dominga Scalisi