Nello sport ci sono storie di amicizia che non mutano con il colore della maglia. E’ successo nel mondo del calcio, dove uomini e bandiere sono ormai una rarità, ma in passato ci sono esempi che resteranno per sempre come una pacca sulla spalla dopo una sconfitta.
E’ successo alla coppia Vialli-Mancini quando Gianluca passò alla Juve e per Mancio, emozione a parte, non cambiò l’uomo ma solo la divisa.
È successo per quella borraccia passata sul passo del Galibier tra Coppi e Bartali al Tour de France del 1952.
Ma senza andare così lontano nel tempo abbiamo tanti esempi nel nostro mondo podistico.
Oggi nel mare magnum dei contatti e amicizie nei social network a volte perdiamo i punti di riferimento, basta un click sbagliato e tutto si pregiudica, cambiano le sfumature, l’intensità.
Ma è nella vita vera che si ricompongono i pezzi dei legami, prendono forma e si consolidano i sentimenti. Gli amici sono quelli che ti aiutano a rialzarti, quando le altre persone neanche sapevano che eri caduto.
Una giostra che cambia e si ripete uguale a se stessa. Dove i colori e i loghi si alternano sulle canotte degli amici ma che non offuscano le idee di rispetto e i valori sportivi di chi le indossa.
C’è un gruppo di amici che da anni, ogni volta che c’è la Corsa della Befana, si fanno una foto poco prima della partenza.
Sono trascorsi tanti anni, e loro scommettono ancora nel fermare il tempo, almeno per un click. Come in un rito scaramantico quella foto scattata sembra voler dire “anche quest’anno ci siamo e corriamo”
Attimo fuggente e prezioso. Sono cresciuti tutti quanti ma i segni sono più sui muscoli che sui volti. Eterni ragazzi con la voglia di giocare e stare insieme.
Sono cambiate le squadre, i calendari e i tempi d’arrivo, ma quella partenza del 6 gennaio è di fatto la promesse di non perdersi mai, di essere ancora un gruppo, lontano ma vicino quando serve.
Il tempo di una battuta, una pacca sulla spalla, un pensiero nei momenti difficili. E’ amicizia e per fortuna il tempo non la scalfisce, anzi la rende ancora più divertente.
Marco Raffaelli