Correre e camminare, si sa, sono verbi che vengono usati perlopiù nella loro funzionalità intransitiva ( “Corro al mare, cammino per la strada” ) e trovarsi proprio nel titolo della manifestazione ( “We Run Rome”) la più ricercata frase che vede il verbo usato transitivamente già mi aveva sedotto.
Noi corriamo Roma.
Correre Roma.
Non ho mai fatto né gare né competizioni ufficiali, vivo l’atto del correre come un eliminatossine e uno scacciapensieribui almeno tre volte a settimana da quando ho compiuto 40 anni. Non mi reputo uno sportivo, insomma, anche se di fatto posso cominciare a definirmi in questo modo.
Ebbene, ho corso Roma!
Accanto a Marco e con uno sfondo invidiato da tutti alla faccia del degrado e di Roma al più basso grado di involuzione mai registrato finora. Che una corsa, una bella corsa in un primo pomeriggio di sole, non cancella, ok, ma ti fa intravedere le potenzialità infinite di un film en plein air.
Marco temeva non riuscissi a finirla, mi diceva di spingere poco ma come fai a non spingere quando attorno a te vedi un fiume rosso e festoso, urlante nel più bel senso che si possa attribuire a un urlo, felice di esserci e di essere un tutt’uno con i diecimila ( forse di più ) attorno a te. E quindi ho spinto.
Ho spinto sui sampietrini, ho spinto sulle curve cercando le laterali per muovermi meglio, ho spinto a piazza Venezia e ho spinto sulla salita del Pincio ( meno mortale di come me l’avevano descritta ) sostenuto dalla visione di Casina Valadier e del cielo più blu d’Europa a farmi coraggio.
E Marco ( l’amico che tutti vorrebbero avere, non solo come spronatore di runner, ovviamente ) che scattava foto a ripetizione, indicandomi i passaggi tra un chilometro e l’altro con le scene dei film ( “appena passiamo sotto la casa della Grande Bellezza…”, “siamo a Monti, Notte prima degli esami, no?” ) mentre tutto attorno profumava di cinema. Di cinema italiano al meglio, di star bene, di persone veloci e leggere.
Roma il 31 dicembre è sempre assolata ed è sempre bella, se la corri lo è di più.
HIghlights: il passaggio dentro al tunnel, che per chi corre la maratona di Roma è l’ultimo sforzo prima della fine, con i runnerurlanti; il correre col bicchiere d’acqua in mano per qualche metro a Villa Borghese; l’arrivo sotto l’ora ( 59 e 55 ) che non è un gran tempo in assoluto ma che per me è un tempo grandissimo che mi ha lasciato incredulo e con la voglia di rifarlo al più presto. La voglia di correre.
Di correre Roma, di correre Milano, di correre Bologna, di correre Napoli, di correre Genova, di correre Firenze, di correre Torino, di correre Venezia, di correre Palermo.
Di correre