Dai sette colli alle sette colline di Amman Jalla Jalla di corsa.

Quando sono atterrato ad Amman, il mio primo pensiero è stato: come cavolo si fa a correre qui?

Poi però le sette colline su cui è state costruita la capitale giordana mi hanno fatto sentire a casa.

Da romano abituato a correre tra Aventino, Palatino e Quirinale, immaginavo un certo ordine, una simmetria urbanistica, una logica topografica. Mi sbagliavo.

Amman è tutto tranne che prevedibile. Una città che, come Roma, è cresciuta su sette colline — ma che nel tempo ne ha inglobate molte di più, spargendo case, strade, scalinate su un terreno che sembra modellato da un dio geometra con l’animo del poeta.

Ma per un runner? È un labirinto verticale.

Qui, anche l’aria sembra salire e scendere con te. La lingua, l’alfabeto arabo, i cartelli che paiono enigmi… e poi le salite improvvise, le strade che si perdono tra vicoli e minareti.

Amman non si lascia capire a colpo d’occhio, e men che meno a colpi di scarpa da corsa. Ma è proprio questo il suo fascino.

Il mercoledì sera, un gruppo di runner di città, si ritrova al tramonto per correre insieme. Così all’eco del Muezzin siamo partiti per fare 10 km di salite.

Sono tante le salite ad Amman e caratterizzano interi quartieri come Jabal al-Qal’a, per esempio: la collina madre, la più alta, quasi 850 metri. Qui, tra rovine romane e vento che odora di millenni, c’è la Cittadella e il Tempio di Ercolole, il Palazzo degli Umayyadi.

Scendendo, c’è Jabal Al-Joufah, che fronteggia al-Qal’a con una certa fierezza. Ai suoi piedi, l’anfiteatro romano sembra riconoscerci, ma la salita per raggiungerlo ci toglie il fiato più del Colle Oppio in agosto.

Poi c’è Jabal Amman: più larga, più abitata, un dedalo di caffè e gallerie d’arte, quasi una “Trastevere” di questa città medio orientale.

Correre qui è una danza tra passato e modernità creativa, ma non cercate la linearità: ogni strada sembra fatta apposta per perderti e ritrovarti migliore.

E così, mentre i nostri muscoli urlano per la fatica e il GPS perde la pazienza, capisco che Amman non è solo una città da visitare, ma da decifrare. Come Roma, anche lei è fatta di strati: storici, umani, urbani. Solo che qui, le colline sono più numerose, le salite più aspre, e il cuore che ci metti per capirla… dev’essere allenato.

E allora corriamo. Perché solo correndo riusciamo a tenere il passo con una città che non sta mai ferma.

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso